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GEMELLAGGIO NEMI CON NOTTHINGAM: LA GRANDE BUFALA

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Tempo di lettura 4 minuti Perché prendere in giro le persone in questo modo?

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di Chiara Rai

Nemi (RM) – “Possiamo ufficialmente confermare che non ci sono gemellaggi tra il Comune di Nemi e quello di Nottingham, ne partnership ufficiali”.

Sono queste le parole pronunciate (naturalmente in inglese) dai responsabili dei vari uffici di Nottingham City Council (il comune di Nottingham) venerdì mattina 18 settembre 2015.

Il colloquio non si è esaurito con queste poche parole ma abbiamo voluto approfondire bene la questione proprio con il responsabile gemellaggi e con il responsabile che cura i rapporti con la stampa. Ma iniziamo per gradi. Ci ha colpito la nuova cartellonistica stradale agli ingressi di Nemi, sia dalla parte di Genzano che da quella di via Dei Laghi. Davvero suggestivi i nuovi cartelli di benvenuto nel Comune di Nemi dove in basso e maiuscolo con tanto di bandiera al fianco sono elencati i paesi gemellati con la città delle fragole: Ceyrat, Bozcaada e Nottingham.

Peccato che quest’utltimo gemellaggio (Nemi – Nottingham), che sarebbe frutto del lavoro della giunta di Alberto Bertucci, non esiste. Esatto sui pubblici cartelli del Comune di Nemi è indicato un gemellaggio che non esiste e diciamocela tutta, sarebbe stato un gran bel gemellaggio perché Nottingham, settima città più grande del Regno Unito, conta oltre 300 mila abitanti. E l’area urbana di Nottingham ha una popolazione di 667.000 (censimento 2001) e con una grande zona circostante di 1.543.000 abitanti. Insomma tutta un’altra storia rispetto al piccolo comune francese di Ceyrat che conta 5.579 abitanti o Bozcaada ne conta 2.496.

Proprio questo gemellaggio tra la piccola Nemi e la grande metropoli inglese ci ha spinti a voler approfondire i rapporti tra le due realtà e quindi a scrivere e a telefonare a Nottingham City. Ed è stata una bella esperienza confrontarsi con questa affascinante città. Ci siamo presentati come giornalisti di un quotidiano italiano e abbiamo chiesto se risultasse un gemellaggio tra Nottingham e Nemi o se ci fosse qualche sorta di partnership ufficiale.

Prima di fornirci una risposta ufficiale, al Comune di Nottingham, hanno consultato tre uffici differenti e poi ci hanno fatto parlare con il portavoce che ci ha ufficialmente riferito che con la piccola cittadina di Nemi c’è stato un progetto culturale ma negano “absolutely” che ci sia un gemellaggio con Nemi. Noi, non contenti, abbiamo chiesto se esiste l’idea, anche prossima futura, di stipulare un gemellaggio o comunque una partnership tra Nemi e Nottingham e il portavoce ha risposto di no!: “Per il futuro, ci dispiace, ma non c’è l’intenzione di stipulare un gemellaggio con Nemi – ha detto – perché preferiamo concentrarci su altri gemellaggi, in particolare con la Germania”. E tra l’altro Nottingham City deve anche curare i rapporti con la gemellata città della Bielorussia di Minsk che conta quasi 2 milioni di abitanti e che a sua volta è gemellata con altre 22 città.

Il portavoce di Nottingham ci ha anche spiegato il perché non c’è intenzione di gemellarsi con Nemi ed è fondamentalmente una motivazione di tipo economico: in pratica non hanno molti fondi da investire nei gemellaggi e perciò preferiscono concentrare le risorse che hanno sui rapporti con altri paesi quali, come già detto, la Germania. Questo perché si aspettano dal gemellaggio anche un rientro economico in termini di sviluppo del turismo. Nottingham ritiene di investire nella Germania e sviluppare flussi turistici per creare posti di lavoro, stimolare un significativo indotto e generare reddito a beneficio del territorio.

Dunque pur non negando che Nottingham ha in passato condiviso un progetto culturale con Nemi, di fatto non c’è alcun gemellaggio tra le due città. Tra l’altro di gemellaggio con Nottingham non abbiamo trovato alcuna traccia negli atti ufficiali pubblicati dal Comune di Nemi sull’albo pretorio online.

Nottingham appare soltanto nel verbale del consiglio comunale del 21 maggio 2012 nell’ambito della presentazione delle linee programmatiche di governo. In quella occasione lo stesso sindaco Alberto Bertucci, appena insediatosi, fa presente che stipulare un patto di amicizia con la città inglese di Nottingham è un obiettivo “importantissimo” dato che nel museo di Nottingham sono conservati importanti reperti archeologici del tempio di Diana.

E nello stesso verbale quindi si ammette che il gemellaggio non c’è ma ci sono le intenzioni di “stabilire un patto di amicizia”, che tra l’altro è cosa ben distinta da un gemellaggio. Ed a tal proposito, nel verbale è scritto testè: “abbiamo già avviato dei contatti per mettere a segno questo che riteniamo essere un importantissimo obiettivo”. Dopo queste dichiarazioni non si è più avuta alcuna notizia al riguardo fino a quando non sono apparsi i cartelli stradali con Nottingham presente tra i paesi gemellati. Ci siamo persi una cerimonia così importante? Nessuna delibera di Consiglio e nessun atto ci racconta dell’avvenuto gemellaggio e addirittura la città inglese protagonista smentisce che vi sia.

Perché prendere in giro le persone in questo modo? Dunque, fermo restando che purtroppo non bastano soltanto le buone intenzioni per realizzare un progetto chiediamo all’amministrazione comunale di Nemi di presentare il documento ufficiale del gemellaggio con Nottingham o in caso contrario mettere immediatamente una grossa “pecetta” per coprire il nome della città di Nottingham.

Nel frattempo il Consigliere di opposizione di “Insieme per Nemi” Cinzia Cocchi fa sapere che chiederà ufficialmente i documenti riferiti al gemellaggio con Nottingham: “Fino ad oggi non ho ricevuto dal Comune di Nemi alcuna comunicazione che riguarda Nottingham – ha detto – ne la questione è stata discussa in Consiglio comunale. Apprendiamo solo dai nuovi cartelli turistici di questo gemellaggio”

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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In evidenza

Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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