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Cronaca

GARLASCO: DOMANI IL VERDETTO DELLA CASSAZIONE SU ALBERTO STASI

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Tempo di lettura 4 minutiL’ex studente di economia della Bocconi, adesso commercialista ha sempre urlato a gran voce la sua innocenza e il suo grido è stato ascoltato sia in primo grado e in appello, la Cassazione però h

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di Angelo Barraco
 
Milano – Venerdì 11 dicembre i giudici della Cassazione decideranno le sorti di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi. L’ex studente di economia della Bocconi, adesso commercialista ha sempre urlato a gran voce la sua innocenza e il suo grido è stato ascoltato sia in primo grado e in appello, la Cassazione però ha azzerato la doppia assoluzione e ha rinviato tutto in Corte d’Appello chiedendo di rivalutare attentamente tutti gli indizi a suo carico. Le possibilità sono: potrebbero confermare i 16 anni di condanna, ma non solo,la Cassazione potrebbe annullare o aumentare la pena a 30 anni di carcere, accogliendo quindi il ricordo del Pg Laura Barbaini che ha chiesto il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà. Le memorie di 80 pagine depositate dai legali Angelo Giarda e Antonio Albano si legge che i giudici hanno ritenuto “sostanzialmente irrilevante l'individuazione dell'ora della morte di Chiara Poggi e  hanno preteso di individuare un preciso arco temporale (23 minuti) per farlo coincidere ex post (con inusitata precisione cronometrica) con l'affermata responsabilita' dell'imputato”. Aggiungono inoltre “l'esatta determinazione dell'ora della morte era ineludibile presupposto fattuale per la verifica dell'alibi dell'imputato”. Non è stato fissato un orario della morte perché “la vittima non venne pesata in sede di autopsia, un’operazione indicata in tutti i manuali come parametro fondamentale per la determinazione dell'orario della morte” aggiungono inoltre che" fino alle 17 non furono fatti i rilievi tanatologici necessari come il rigor mortis e la temperatura corporea”. 
 
Invece per Pg, Parte Civile e Giudici d’Appello Bis una delle prove a carico di Stasi è la perizia che riguarda la camminata. Gli esperti hanno riferito che erano pochissime le probabilità che Stasi non si sporcasse. La perizia non sarebbe una prova scientifica, ma bisogna considerare che “le suole delle scarpe indossate da Stasi al momento del ritrovamento hanno manifestato la capacita' di trattenere microparticelle invisibili a occhio nudo di sangue essiccato ma anche una analoga capacita' di dispersione delle stesse; il come, il quanto e il dove la dispersione potesse avvenire dipende da circostanze imponderabili (tipo di superficie calpestata, modalita' di appoggio, tipo di camminata)”. La difesa di Stasi sostiene che “le indagini sono state indirizzate da subito ed esclusivamente sul bersaglio piu' semplice e forse anche quello piu' scontato e successivamente sull'esigenza di dare seguito ad istanze di giustizia per la morte della giovane ragazza, ma tutto questo non avrebbe dovuto sostanziarsi nella violazione delle basilari garanzie previste per l'imputato, per la sua vita, per il suo sacrosanto diritto a d una durata ragionevole del processo e al riconoscimento di una presunzione di innocenza”, il pg la pensa diversamente poiché manca l’alibi per Stasi dalle 9.12 alle 9.35. “. Ricordiamo inoltre che nelle 140 pagine di motivazione della sentenza del nuovo processo di secondo grado si legge: “Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo 'perbene'. La dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (…) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità, Chiara Poggi è rimasta inerme di fronte al suo aggressore, ''Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà''. Per quanto riguarda il movente, i Giudici ipotizzano una motivazione forte che probabilmente possa essere stata la scoperta Chiara verso l’interesse di Alberto Stasi per la pornografia. Alberto Stasi si è sempre proclamato innocente e vittima di un caso giudiziario, ma sin dall’inizio ha messo in primo piano se stesso e il suo atteggiamento ha sin da subito insospettito e condotto gli inquirenti a quella che poi è stata la decisione finale. La vera vittima di questo caso giudiziario è Chiara Poggi, che ha pagato con la vita. 
 
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.

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