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Ieri pomeriggio un commando armato ha assaltato un furgone della polizia penitenziaria a Gallarate (Varese), in via Milano, vicino al Tribunale e ha liberato un detenuto, l'ergastolano Domenico Cutrì.
Redazione
Gallarate (VA) – Un commando armato, alle 15.50 di ieri, ha assaltato un furgone della polizia penitenziaria a Gallarate (Varese), in via Milano, vicino al Tribunale e ha liberato un detenuto, l'ergastolano Domenico Cutrì.
I carabinieri smentiscono che un altro fratello di Domenico Cutrì, evaso dopo un assalto a un furgone della polizia penitenziaria, si sia costituito. La notizia era stata data dalla Uil Penitenziari. Antonino Cutrì, un altro fratello, è invece morto dopo la sparatoria.
Uno dei banditi che hanno partecipato all'evasione del detenuto è morto. Si tratta del fratello del detenuto evaso, Antonino Cutrì. L'uomo è stato colpito da alcune pallottole durante la sparatoria. E' stata la madre a portare il figlio, già morto, all'ospedale di Magenta. Lo ha confermato la polizia di Varese. Secondo la ricostruzione i banditi avrebbero portato il ferito in casa della donna a Cuggiono nel milanese, e lei lo ha portato in ospedale dove è morto. La donna è stata ascoltata dai carabinieri. L'ipotesi più plausibile, secondo gli investigatori, è che i fuggitivi siano passati a prendere la donna nella sua casa di Cuggiono (dove risiedeva anche la vittima) e che l'abbiano lasciata con il ferito davanti all'ospedale. Tale ricostruzione sarebbe confermata dalla difficoltà per una donna anziana di caricare un corpo in auto e dall'assenza della vettura utilizzata per il trasporto.
E' stato arrestato un membro del commando che ha assaltato gli uomini della polizia penitenziaria. L'uomo, ferito nel corso della sparatoria, è stato fermato poco distante il luogo dell'assalto.
L'ergastolano Domenico Cutrì è stato condannato come mandante per l'omicidio di Lukacs Kobrzeniecki, vittima di un agguato avvenuto nel 2006 a Trecate (Novara). L'uomo, stando a quanto si apprende da fonti del Dap, è detenuto nel carcere di Cuneo, ma da venerdì scorso era stato tradotto nel penitenziario di Busto Arsizio proprio perché stamane doveva essere presente al processo al tribunale di Gallarate.
Secondo una prima ricostruzione, Cutrì, a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria con una scorta di quattro agenti, era stato tradotto dal carcere di Busto Arsizio a Gallarate e stava per entrare nella sezione distaccata del tribunale, dove avrebbe dovuto partecipare a un processo per emissione di assegni falsi attorno alle 15 di questo pomeriggio. All'arrivo la scorta è stata affrontata da due banditi, armati di kalashnikov, che hanno intimato ai poliziotti di lasciare le armi a terra. Hanno così fatto evadere il detenuto e hanno abbandonato un'auto carica di armi. Ne è seguita una sparatoria, con almeno due feriti. Alla liberazione del detenuto hanno partecipato almeno 4 banditi. Smentita dalla polizia l'ipotesi che i banditi abbiano preso in ostaggio un passante davanti al Tribunale di Gallarate per favorire l'evasione di Domenico Cutrì. Lo ha chiarito la polizia di Varese. Dai rilievi condotti sul posto è risultato che durante l'assalto sono stati esplosi una trentina di colpi d'arma da fuoco.
Nell'assalto del commando hanno subito lievi ferite due agenti di polizia, che ora sono ricoverati per accertamenti al pronto soccorso dell'ospedale di Gallarate. C'è stata una sparatoria ma, secondo le ricostruzioni, le ferite non sono provocate da colpi d'arma da fuoco. Infatti gli assalitori hanno aggredito gli agenti mentre stavano per uscire dal Tribunale di Gallarate, favorendo la fuga del complice. Uno dei due agenti, spinto dalle scale, ha riportato un trauma cranico. L'altro ha dei problemi agli occhi perchè i malviventi hanno usato uno spray urticante. Non è stato ancora precisato il numero degli assalitori, arrivati su due auto, una delle quali abbandonata, con a bordo armi. La polizia ha comunque diramato le caratteristiche dell'auto usata per la fuga dai banditi: una C3 di colore nero targata EM 197 ZE. I carabinieri hanno disposto posti di blocco in tutta la provincia di Novara, in particolare al confine tra Piemonte e Lombardia.
"Abbiamo cercato di evitare rischi inutili"
"E' stato tutto velocissimo, noi abbiamo cercato soprattutto di evitare rischi inutili e limitare le conseguenze ad altre persone". Questo il commento dei quattro agenti della polizia penitenziaria coinvolti nell'assalto di Gallarate, che hanno incontrato all'ospedale di Busto Arsizio il segretario della Uilpa Nazionale, Angelo Urso: "Sono gia' stati dimessi – ha detto Urso – Sono stati davvero bravi, hanno pensato a proteggersi ma anche a proteggere l'ostaggio e altre persone che avrebbero potuto restare coinvolte".
Roberti (Dna): “Profondo radicamento della ‘ndrangheta in Lombardia”
Quanto accaduto a Gallarate, dove un commando ha dato vita a una sparatoria per far evadere un boss della 'ndrangheta, è "allarmante" ma "non deve sorprendere", perché, seppure "l'azione di contrasto alla criminalità organizzata della Direzione distrettuale antimafia meneghina è efficace", "c'è un profondo radicamento 'ndraghetista in Lombardia". A dirlo è il procuratore antimafia Franco Roberti.
"La pervasività e la capacità militare ed economica delle mafie ben oltre le loro regioni di origine sono state sottolineate da tempo – aggiunge Roberti – ora questo fenomeno è più chiaro e se ne dà conto in documenti del Viminale e non solo. Non vanno, e non lo sono in generale, sottovalutate. L'episodio di Gallarate è certo anomalo come azione della criminalità organizzata nel Nord Italia. Sinora casi con analogie a questo si registravano al Sud. Ma l'infiltrazione mafiosa al Nord e' ormai un fenomeno di gravità chiara e riconosciuta.
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