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FROSINONE – Il gruppo carabinieri forestale di Frosinone, coadiuvato dal gruppo carabinieri forestale di Latina e di Roma, nonché dal Comando provinciale carabinieri di Frosinone, dal Noe di Roma e dalla sezione di P.G. della Procura di Cassino, stanno eseguendo due decreti di sequestro emessi dal gip del tribunale di Roma, su richiesta della Dda presso il Tribunale di Roma, nei confronti di 10 impianti di trattamento rifiuti e una discarica per rifiuti non pericolosi, e di un decreto di perquisizione emesso nei confronti delle stesse aziende, di laboratori di analisi. Venticinque le persone indagatee, alle quali vengono – a vario titolo – contestati i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e violazione di prescrizioni Aia. Vengono inoltre sottoposti a sequestro più di 26 milioni di euro come profitto delle attività contestate. In particolare, sono due i filoni d’inchiesta. Con la prima si ipotizza che 10 aziende di trattamento rifiuti, conferissero alla discarica per rifiuti non pericolosi situata nella provincia di Frosinone ingenti quantità di rifiuti pericolosi declassificati come rifiuti non pericolosi. La “declassificazione” ha consentito alle società di smaltire ingenti quantità degli stessi presso la discarica, non abilitata alla gestione di rifiuti pericolosi, con il conseguimento di enorme profitto derivante dalla differenza dei costi di smaltimento, ben superiore relativamente ai rifiuti pericolosi. Un secondo filone d’indagine riguarda il recupero dei rifiuti solidi urbani da parte di una società pubblica alla quale vengono conferiti tutti i rifiuti provenienti dai comuni della Provincia di Frosinone. Le verifiche in base alle conclusioni dei consulenti della procura di Roma, ipotizzano uno scarso e/o inefficace trattamento dei rifiuti urbani, sia indifferenziati che differenziati. Proprio lo scarso trattamento determinava una maggiore quantità di rifiuti conferiti alla discarica.In riferimento alla produzione di compost, i consulenti della procura di Roma ritengono che l’azienda abbia recuperato una parte insignificante dei rifiuti organici provenienti dai comuni della provincia di Frosinone, che invece hanno pagato un corrispettivo alla Saf proprio affinchè tali rifiuti venissero recuperati. Le società sequestrate sono state affidate ad amministratori giudiziari, deputati alla gestione delle aziende, assicurando che il ciclo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani non si interrompa.
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