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Frosinone

FROSINONE, PRESA BANDA DI "PAPPA" RUMENI PER SFRUTTAMENTO DI PROSTITUZIONE

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Tempo di lettura 2 minutiI capi, uno dei quali residente in Romania e l'altro in Spagna, ordinavano agli altri membri le modalità operative da attuare

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Redazione

Frosinone – La Polizia di Frosinone ha eseguito alcuni arresti nei confronti di cittadini di nazionalità rumena ritenuti responsabili di sfruttamento della prostituzione. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, hanno permesso di accertare che gli indagati gestivano un imponente giro di affari sfruttando giovani donne, anche minorenni, assumendo anche un comportamento violento nei confronti delle ragazze. Le investigazioni hanno consentito di mettere in luce l'operatività dell'associazione all'interno della quale i capi, uno dei quali residente in Romania e l'altro in Spagna, ordinavano agli altri membri le modalità operative da attuare.

Avevano preso il predominio su un lungo tratto dell'asse attrezzato di Frosinone, quello che comincia dalla Montilepini, fino al Carrefour. In quei quattro chilometri potevano prostituirsi solamente le loro donne, tutte giovanissime di età compresa tra i 18 e i 22 anni, tutte rumene e tutte attirate in Italia con la finta promessa di un matrimonio. L'organizzazione sgominata questa mattina dalla Squadra Mobile di Frosinone era composta tutta da rumeni, quattro in Italia che gestivano il giro, uno in Spagna e uno in Romania dove, oltre a reinvestire in patria i soldi guadagnati illegalmente in Italia, provvedeva anche a reperire la «merce». Così chiamavano le ragazze, vere e propri schiave tanto che si ipotizzava di contestare agli indagati non solo il reato di associazione a delinquere finalizzato allo sfruttamento della prostituzione, ma anche quello di riduzione in schiavitù. Le ragazze erano costrette a vivere nelle loro stanze e ad uscire solamente per andare a prostituirsi. «L'ordine – ha detto Carlo Bianchi, dirigente della Squadra Mobile di Frosinone – era perentorio, non rincasare se non avessero almeno guadagnato dai 500 ai 700 euro al giorno, pena, percosse senza pietà. D'inverno costrette a esporsi nude sulla strada per attirare clienti, costrette fin anche ad elemosinare dai loro aguzzini un pò di carbonella per accendere un fuoco e riscaldarsi». Quando gli affari andavano male a Frosinone, l'organizzazione, in seguito a ricerche di mercato, spostava la «merce» su Cassino. Una sorta di filiale sempre nella zona abituale della prostituzione, quella industriale. Così alle indagini hanno partecipato anche gli agenti della questura di Cassino diretta dal vice questore Cristina Rapetti.