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Redazione
Frosinone – C'è anche la donna di Renato Vallanzasca tra i 18 arrestati di questa mattina dagli agenti della Squadra mobile di Frosinone insieme a quelli di Caserta e Latina, durante un'operazione anticamorra denominata "Sistema perfetto".
La donna aveva un ruolo di primaria importanza nella riscossione degli interessi applicati ai commercianti che erano caduti nelle maglie dell'organizzazione di usurai ed estorsori.
Tutti gli arrestati, affiliati al gruppo camorristico "Perfetto", diretta espressione del clan "La Torre",
sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso nonché di usura ed estorsione, nelle province di Caserta, Latina, Milano, Napoli e Terni.
Le indagini partono nel 2011 dal commissariato di Cassino dopo di episodi di usura ed estorsione a danno di alcuni imprenditori operanti tra Cassino ed il basso Lazio.
Intimiditi dagli atteggiamenti mafiosi dei camorristi, nessun imprenditore ha voluto collaborare con la Polizia di Stato che ha avviato una riservata attività investigativa durata oltre due anni.
I poliziotti del commissariato di Cassino hanno intercettato una donna imprenditore mentre veniva minacciata dal "contabile" dell'organizzazione incaricato della riscossione del denaro: "domani mattina devo avere tutti i soldi, sennò andiamo a finire malamente".
Ulteriori episodi intercettati dimostrano il coinvolgimento di altri imprenditori ed esercenti attività commerciali che, in un periodo di crisi economica, accettavano le proposte dell'organizzazione di accedere a somme di denaro e poi venivano costretti a cedere beni personali e attività imprenditoriali per far fronte ai debiti contratti: un giro da milioni di euro che ha messo in ginocchio molte attività imprenditoriali nel basso Lazio. I soldi provenienti da questa attività criminale venivano reinvestiti nel settore della ristorazione.
Il gruppo camorristico approfittava, quindi, dello stato di bisogno delle vittime concedendo prestiti per i quali poi pretendeva oltre alla restituzione del capitale, maggiorazioni con interessi usurari, ottenendoli grazie alla forte intimidazione esercitata ricorrendo a minacce che andavano dalla sottrazione dei beni e cessione dell'attività fino ad arrivare a quelle di morte.
Durante l'operazione sono state sequestrate cinque società, bar, ristoranti e tutti i beni mobili ed immobili degli indagati per un valore di milioni di euro.
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