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Redazione
Frosinone – Correva l’anno 2010 quando gli investigatori della Polizia di Stato catturarono i responsabili di una serie di attentati dinamitardi ed incendiari che avevano interessato la sala bingo di Ferentino. Individuato il mandante, titolare di altra sala bingo concorrente su Frosinone, si delinearono i legami con due romani a loro volta collegati con una ‘ndrina calabrese.
Da subito emerse un grosso giro di affari che vedeva i due romani destinatari degli incassi della sala bingo ed inseriti nel traffico internazionale della cocaina attraverso canali di approvvigionamento sudamericano.
Un’associazione ben articolata con una precisa ripartizione di compiti finalizzata ad importare ingenti quantitativi di cocaina da destinare ad altrettante organizzazioni criminali dedite allo spaccio.
Ingegnosa e creativa nel definire le modalità di “viaggio” della preziosa merce che doveva raggiungere l’Italia superando ogni controllo di Polizia e quindi alla ricerca di sempre nuovi ed insoliti vettori che andavano dalle finte tavole da surf, ai bottoni rivestiti di poncho, ma soprattutto all’uso di un imponente veliero che, con mirati interventi di ristrutturazione, venne appositamente allestita con una stupefacente cambusa dove vennero nascosti ben 300 panetti per un totale di 330 kg di cocaina.
Il 2 dicembre del 2013 gli investigatori della Polizia di Stato fecero scattare le manette ai polsi di sedici italiani, due peruviani ed una colombiana per i quali ora è arrivata la sentenza di condanna da parte del Tribunale di Roma.
La pesante condanna con cui definitivamente sono state decapitate le articolate organizzazioni criminali, conferma la validità dell’impianto investigativo costruito dalla Polizia di Stato.
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