Frascati, Wi-fi e danni alla salute: a Villa Sciarra un “modem” ogni singola classe

FRASCATI (RM) – Scegliere una struttura scolastica per i propri figli non è semplice. Soprattutto se sono piccoli. La mensa adeguata con prodotti di qualità, il tempo pieno (i genitori lavorano) ecc. Problemi dei nostri tempi… Ma c’è un grosso dramma, che spesso la maggior parte dei genitori non conosce e che le strutture con i propri responsabili probabilmente ignorano.

 

Le onde elettromagnetiche, Wi-fi. Scuole fatiscenti, alcune senza carta igienica, però c’è la super-connessione.

Cose da ridere, ma di divertente non c’è nulla. In ballo c’è la vita dei nostri figli. Quello che ho visto con i miei occhi, da papà, da cittadino e da giornalista supera ogni limite. Nella scuola elementare di Villa Sciarra a Frascati in ogni singola aula un modem, o apparecchio simile per trasmettere il segnale, wi-fi altezza banchi con tanto di antennine alzate. Ormai tutte le strutture scolastiche e non solo hanno Wi-fi, ma spesso viene posizionato un solo modem nella segreteria o magari nella sala computer. Ma uno in ogni singola classe sembra davvero eccessivo e forse non capita tutti i giorni da vedere. E’ possibile che altri plessi scolastici abbiamo la stessa triste caratteristica, ma questo non risolve il problema. Bambini dai 6 ai 10 anni esposti a quelle onde per 8 ore al giorno. Ma cosa deve fare un bambino di 6 anni con la connessione Wi-fi?

 

Gli studi scientifici ci raccontano tutta un’altra storia.

Le onde elettromagnetiche della telefonia mobile e del Wi-Fi sono una struttura composta da microonde e da radiofrequenze. Sono stati misurati livelli allarmanti di radiazioni nelle vicinanze di router Wi-Fi, dei punti di accesso Wi-Fi e di computer portatili connessi al Wi-Fi: ad esempio a 2 metri di distanza sono stati riportati livelli fino a 3.000 µW/m², a 0,2 metri di distanza da un router Wi-Fi invece 8,8 V/m = 205,000 µW/m², mentre da un punto di accesso Wi-Fi sono stati misurati 7,5 V/m = 149,000 µW / m². Un accreditato studio internazionale ha poi misurato 27,000 µW/m² a 0,5 metri di distanza da un computer portatile. Secondo ‘Le Linee Guida della Building Biology Evaluation’, questi livelli (oltre 1.000 µW/m²) sono classificati come una “estrema preoccupazione. Perché? Ciascuna di queste frequenze comporta una tossicità perché stimola la produzione di radicali liberi, interferisce con i geni responsabili della vitalità cellulare e interferisce con il corretto funzionamento di diversi organi, come il sistema nervoso centrale e quello riproduttivo. L’interazione di queste frequenze con i sistemi viventi è grave quando avviene a basse dosi a causa della loro pulsazione, causa di un costante cambiamento di potenziale elettrico a livello cellulare. Sulla presenza ubiquitaria del segnale Wi-Fi va chiarito che, anche se non lo si utilizza, essendo un segnale sempre attivo, continua ad irradiare continuamente coloro che i quali, ignari o meno, si trovano sul suo raggio d’azione, indipendentemente da una connessione in Internet o di una trasmissioni dati attraverso telefonini cellulari, smartphone, computer collegati senza fili o tablet. Ecco perché siamo tutti soggetti a rischio! Quando poi il segnale Wi-Fi è in uso l’irraggiamento colpisce in modo più acuto chi lo sta usando in quando il suo dispositivo mobile diventa a sua volta un’antenna ed espone l’utente ad un campo vicino da radiofrequenza.

 

Gli attuali limiti di legge sui campi elettromagnetici (Wi-Fi compreso) sono basati esclusivamente sul riscaldamento termico che questi producono.

L’effetto termico è stato calcolato attraverso simulazioni condotte in laboratorio, usando dei manichini riempiti di gel. Ma l’organismo umano non è un manichino! Perciò la legge italiana non considera gli effetti biologici non-termici derivanti dall’irradiazione ai campi elettromagnetici. Ma nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato la radiofrequenza come ‘possibile cancerogeno per l’Uomo’, inserendola in Classe 2B. Dal 2013 nuove evidenze scientifiche sul rischio cancerogeno sono emerse da studi epidemiologici svedesi e francesi secondo i quali la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come ‘cancerogeno probabile per l’Uomo’, ovvero inserita in Classe 2A. Migliaia di studi medico-scientifici internazionali attestano l’elettrosmog come causa di quattro effetti fisiologici primari: la perdita di tenuta della barriera ematoencefalica, l’interferenza con la produzione di melatonina, la destabilizzazione della regolazione delle membrane cellulari e danni genetici. Inoltre i campi elettromagnetici interferiscono con la funzione riproduttiva, compromettendo gravemente il sistema immunitario, endocrino, cardiovascolare e le funzioni neurologiche degli esseri umani come di tutti gli esseri viventi, con evidenti ripercussioni anche nell’ambiente. Ne conseguono sintomi di malessere e patologie che variano da un livello medio ad uno grave, come mal di testa, nausea, perdita di concentrazione e di memoria, disturbi cardiaci e dell’umore, arrivando sino ai tumori (cerebrali, tiroidei e delle ghiandole parotidee) e ai gravi danni apportati al DNA. Nel 2012 la Corte di Cassazione italiana ha riconosciuto il nesso causale ‘tumore-onde elettromagnetiche’ nel processo vinto da un cittadino colpito da grave tumore al trigemino per uso di telefonino cellulare. Nei paesi industrializzati è poi in forte crescita la popolazione colpita da malattie ambientali altamente invalidanti come l’Elettrosensibilità e la Sensibilità Chimica Multipla, e altre patologie correlate all’esposizione dei campi elettromagnetici.

Pochi giorni fa i dati resi noti dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dall’Associazione italiana registri tumori, ci parlano di mille persone al giorno, che ricevono una nuova diagnosi. Forte di numerose avvertenze sulle radiazioni da Wi-Fi pronunciate negli ultimi anni da vari organismi pubblici e privati, nel 2014 una comunità medico-scientifica internazionale, composta da 238 scienziati provenienti da 38 nazioni nel mondo, ha presentato un appello alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Mondiale della Sanità per ‘adottare norme di protezione a tutela della salute pubblica’ al fine di contenere l’esposizione dai campi elettromagnetici e della tecnologia wireless (WLAN e Wi-Fi). Nel 2015 in Italia è stato lanciato l’appello di una nutrita task force sui campi elettromagnetici (70 tra medici, scienziati e ricercatori, supportati da numerose associazioni e comitati legalmente costituiti) diffuso attraverso una lettera pubblica indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ai Parlamentari della Repubblica e ai Presidenti della Regioni per invitarli a ‘non attuare il rilassamento dei livelli di protezione della popolazione dai campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde’ (Wi-Fi compreso).

Marco Staffiero