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Redazione
Una colossale frode all’IVA comunitaria è stata scoperta dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma nella zona dei Castelli Romani, al termine di complesse indagini dirette e coordinate dalla Procura della Repubblica di Velletri.
Un’organizzazione con base operativa a Frascati, che operava su tutto il territorio nazionale nella distribuzione di prodotti elettronici e telefoni cellulari, aveva costituito numerose società “cartiere” che venivano fittiziamente interposte negli acquisti da paesi dell’Unione Europea, al fine di assumersi l’integrale debito d’imposta facendo maturare all’effettivo acquirente un consistente credito d’IVA, di cui chiedere il rimborso all’Erario ovvero da poter compensare con una situazione debitoria d’imposta.
Successivamente, le “cartiere” – agevolmente gestite dai dominus della frode, anche grazie al ricorso all’archiviazione della contabilità in “cloud computing” – non provvedevano agli obblighi di dichiarazione e versamento dell’IVA, appropriandosi di quest’ultima e permettendo all’organizzazione di praticare prezzi di mercato estremamente competitivi.
Le Fiamme Gialle del Gruppo di Frascati hanno pazientemente ricostruito le movimentazioni finanziarie, che si sono avvalse anche di canali secondari (carte prepagate, money transfer, ecc.), individuato i soggetti emittenti ed utilizzatori delle fatture false e definito il ruolo assunto dai vari soggetti, consentendo all’Autorità Giudiziaria di disporre di un dettagliato quadro probatorio, che ha portato all’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.
Al termine delle indagini, sono state individuate oltre quaranta società coinvolte, a vario titolo, nel sistema fraudolento, mentre dieci sono le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria per reati previsti dalla normativa penale tributaria.
Al fine di garantire allo Stato il soddisfacimento del credito vantato con riguardo alle imposte evase, alle pene pecuniarie ed agli interessi maturati, è stata richiesta all’Agenzia delle Entrate l’applicazione delle misure cautelari amministrative, mentre all’Autorità Giudiziaria è stato richiesto il sequestro preventivo, finalizzato alla successiva confisca, dei beni intestati ad alcune delle società coinvolte.
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