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di Christian Montagna
Francia – Son servite le proteste pacifiche e non dei giorni scorsi in merito alla questione Uberpop, l’app che permette, a danno dei tassisti, attraverso uno smartphone di chiamare una vettura guidata da privati cittadini. Mentre da una parte i tassisti esultano perché da domani saranno nuovamente unici negli spostamenti in città con mezzi non privati, dall’altra parte, i cinquecento mila utenti di Uberpop protestano. A settembre però ci sarà una sentenza della Corte Costituzionale che potrebbe far tornare nuovamente in funzione il servizio.
"La fermezza del governo ha pagato": è stato il commento del premier, Manuel Valls; "E' una professione che ha bisogno di regole, non seguiamo la legge della giungla", ha poi aggiunto parlando con la stampa a Besancon.
Le proteste dei giorni scorsi. Sono state ascoltate le proteste dei tassisti che hanno messo a ferro e fuoco diverse città. Il ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha vietato l'uso di "UberPop" dopo che i due manager della società sono stati rinviati a giudizio. Proprio uno dei due, Simphal, preannunciando lo stop dell’ app a partire dalle 20 di oggi, ha precisato che la società intende “dialogare con le autorità e mostrar loro che si assume le proprie responsabilità “.
Uber Pop in Italia. Anche in Italia, il sorgere dell’app Uber Pop ha scatenato non poche rivolte: in tutte le città, i tassisti sono scesi in piazza per poter ribadire la volontà di essere tutelati nel proprio lavoro. La società è stata costretta a disattivare il servizio e per il prossimo 7 Luglio, è prevista l’udienza sul ricorso di merito. La battaglia contro Uber pop nasce dall’unione di tassisti e Unione Artigiani che legalmente hanno intenzione di combattere l’app. Il tribunale di Milano, lo scorso 26 Maggio aveva ordinato la sospensione del servizio e lo stesso ricorso presentato dai legali Uber è stato respinto.
La filiale italiana dell’azienda ha incominciato a mandare mail ai clienti, chiedendo solidarietà e aiuto nella lotta contro la sospensione. Poi l’appello: “Aiutaci a non fermare il cambiamento”, con il link per pubblicare un tweet indirizzato anche a Matteo Renzi.
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