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di Chiara Rai
Taranto – Esistono dei grandi uomini servitori dello Stato che riescono a suscitare sentimenti di ammirazione e stima da tutti coloro che hanno la fortuna di conoscerli. Ci sono uomini che hanno capito esattamente quali sono i valori della vita e anche come trasmetterli al prossimo. In questo specifico caso parliamo di Francesco Tagliente, già Questore di Firenze, Questore di Roma e Prefetto di Pisa, un uomo che ha avuto a sua volta la fortuna di aver ricevuto un grande insegnamento dall'integrità morale, la grande dignità, il senso del dovere di suo padre Donato Tagliente. Il prefetto di Taranto Umberto Guidato ha appena consegnato ai familiari di Donato Tagliente, militare che dopo l'8 settembre rifiutò di collaborare con i tedeschi e fu deportato in Germania fino al settembre 1945, la speciale benemerenza del Presidente della Repubblica. La cerimonia ha avuto luogo nel corso di una riunione straordinaria a seduta aperta del Consiglio Comunale di Crispiano in provincia di Taranto, dove l'insignito ha vissuto, convocata dal Sindaco Egidio Ippolito. Lo stesso Comune di Crispiano ha deciso di rendere onore al concittadino Benemerito della Patria, intitolandogli una strada cittadina. Francesco Tagliente ha ringraziato i presenti con delle toccanti parole che di seguito proponiamo:
di Francesco Tagliente, già Questore di Firenze, Questore di Roma e Prefetto di Pisa
"Voglio preliminarmente esprimere la mia gratitudine al sig Prefetto di Taranto Umberto Guidato , al Questore Enzo Mangino e ai comandanti provinciali dei Carabinieri Daniele Sirimarco, della Guardia di Finanza Salvatore Paiano e dei Vigili del Fuoco Francesco Notaro per aver onorato, con la loro presenza, la memoria di mio padre. Ringrazio il Sindaco Egidio Ippolito,il Presidente del Consiglio comunale, la Giunta e tutti i consiglieri per i diversi ruoli esercitati per consentire questo momento istituzionale. Ringrazio tutti voi per la presenza e l'intera comunità di Crispiano della quale faccio parte con grande orgoglio.
Questa giornata per me ha un significato particolare.
Quando si è giovani in carriera, può capitare – come è successo a me – che la vita professionale sia caratterizzata da impegni Istituzionali a ritmi accelerati tali da non consentire di riflettere sul valore di quello che hanno fatto i genitori. Chi corre pensando alla meta rischia di non accorgersi delle bellezze che circondano il proprio cammino e di percepire i profumi dei territori in cui vive. Ciò vale anche per il fattore culturale e la diversa sensibilità nel cogliere i messaggi non verbali ricevuti. Se non conosco la storia della Resistenza, i lutti e le ferite della guerra, le atrocità dei campi di sterminio e di lavoro per l'economia di guerra non riesco a rendermi conto di quello che hanno sofferto i deportati.
Mio padre – come molti reduci della deportazione – non amava parlare di quello che aveva sofferto, come se volesse rimuovere o non alimentare l'odio verso il popolo che lo aveva tenuto in quelle condizioni di privazioni inumane. Quando, raccontando della prigionia, diceva "Sie mussen arbeiten" (bisogna lavorare) e "Kartoffelscahalen" ( "Bucce di patate") nei suoi ricordi non faceva trasparire a noi ragazzi la realtà di quel periodo di profonda sofferenza.
Con il passare degli anni sono cambiati sia la percezione del valore delle cose che diceva, sia dei messaggi che ci ha trasmesso.
Sono grato a mio padre per averci trasmesso i suoi valori come il "Senso dello Stato" e lo spirito di servizio, e ancora la determinazione con la consapevolezza che " volere è potere".
Sono fiero di mio padre e del servizio da lui reso alla Nazione durante le 4 campagne di guerra in Libia, Albania, Grecia e Sicilia e nei due anni di atrocità nei campi nazisti in Germania.
La storia lega il passato al presente.
Ci sono cose che insegnano alla vita, e che il tempo non scalfisce: " I valori".
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