Franceschini e Astorre a Genzano per sostenere Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd

GENZANO (RM) – Sabato scorso si sono riuniti nella sala dell’ex enoteca comunale di Genzano di Roma (ora un centro per gli anziani) tutti i vertici amministrativi legati al mondo del centrosinistra per ascoltare l’onorevole Dario Franceschini, grande sostenitore di Nicola Zingaretti per la segreteria del Partito Democratico. Vicino al leader di AreaDem, componente strategica del PD, siede il segretario generale del Lazio Bruno Astorre.

Astorre: “Incrementare la partecipazione”

Bruno Astorre auspica nella “creazione di gruppi in modo da poter incrementare la partecipazione”. Mancano pochi giorni alle primarie dem del 3 marzo e il nodo è far sapere alle persone che chiunque può votare ma soprattutto spingere le persone ai gazebo. Il segretario regionale riconosce che le modalità di elezione all’interno del partito democratico debilita l’elettorato che si ritrova spaesato dopo le convenzioni regionali e nazionali e dopo il voto al congresso regionale. Insomma serve chiarezza per raggiungere un milione di voti: obiettivo che sbaraglierebbe la strada per le europee.

Nel Lazio la lista in sostegno di Zingaretti sarà composta dalla consigliera comunale di Genzano Martina Ortolani, il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini e dal sindaco di Velletri Orlando Pocci. Dopo gli interventi della consigliera e dei due sindaci, prende la parola l’onorevole Dario Franceschini il quale si sta spendendo in tutta Italia per portare Nicola Zingaretti a capo della segreteria dem.

Per Franceschini, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento

Franceschini ha già affermato in un’intervista al Corriere della Sera che l’idea di una lista unitaria per le Europee è positiva a patto che a guidarla sia proprio Zingaretti. E guardando anche alle prossime amministrative che porteranno al voto 3.500 comuni, Franceschini vuole che sia la mobilitazione delle primarie a motivare i suoi a livello locale. Per l’onorevole, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento e un cambio di rotta. Ma poi si parla di un Pd aperto a tutti anche a Renzi per evitare fratture e perdite di voti. Zingaretti viene presentato come l’unico che è uscito vincitore nel generale bagno di sangue nella battaglia contro Lega e Movimento 5 Stelle, anche se a guardare le percentuali delle scorse regionali nel Lazio è chiaro che se Pirozzi (5%) fosse rimasto all’interno del centrodestra di Parisi (31%), Zingaretti sarebbe arrivato secondo col 33%.
L’onorevole Franceschini continua il suo discorso presentando questo governo come un’orda di “incompetenti, ignoranti e possiamo dirlo: fascisti”. D’altronde “quella tra M5S e Lega è un’accozzaglia”: sì, ma resa necessaria prima dal Rosatellum (scritto dal Pd e FI) essenzialmente proporzionale che rende obbligatoria una coalizione post elettorale e poi dall’abbuffata di pop corn del PD. Franceschini in un passaggio, forse non troppo chiaro, accosta questo governo ai passati esecutivi targati Berlusconi: quello che manca in entrambi i casi è la reazione forte e decisa della sinistra. Zingaretti sicuramente uscirà vincente dalle primarie anche per assenza di competizione interna ma il problema urgente del Partito Democratico resta sempre il programma.

Negli ultimi anni in cui la sinistra ha guidato il paese nessuna iniziativa legislativa è stata presa in termini di giustizia, corruzione, evasione fiscale, conflitto di interessi, ambiente e sanità. E forse volgendo lo sguardo alle passate iniziative, il governo gialloverde acquisisce un senso solo come espiazione.