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Redazione
Silvio Berlusconi non si piega di fronte la possibilità di votare l'Italicum: "Boccio senza appello la riforma che giudico una legge autoritaria". L'ex premier parla ai deputati di Forza Italia riuniti alla Camera, qualche ora dopo che la commissione Affari Costituzionali di Montecitorio ha votato all'unanimità il mandato ai relatori Francesco Paolo Sisto (FI) e Gennaro Migliore (Pd), perché presentino in Aula l'Italicum. In commissione era presente solo la maggioranza. L'ok è arrivato quindi con i soli voti di Pd – Ap – Sc, considerando che le opposizioni (M5s – Sel – Lega- Fi – Fdi) hanno scelto l'Aventino. Per l'ex Cav il premier è malato di bulimia di potere. E aggiunge: "Questo governo ha fallito su tutto: economia, politica estera, disoccupazione e immigrazione. Avevamo ragione noi su tutto". Quanto all'Italicum: "E' una legge autoritaria che potrebbe consentire a Renzi di prendere il potere totale ottenendo solo il 30% dei voti e polverizzando le opposizioni (con buona pace della vocazione maggioritaria, ndr). Non la voteremo". "Spero che opposizioni partecipino ai lavori" Un po' per scommessa, un po' per dovere il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, si augura che le opposizioni pareciperanno ai lavori in Aula". Parla al termine dei lavori della Commissione: "Visto anche che uno dei relatori è di Forza Italia, credo che gli azzurri possano partecipare ai lavori avendo già votato il testo in Senato. Il ministro risponde così ai giornalisti che chiedevano della possibilità di arrivare, in Aula, a una soluzione: niente fiducia – niente voto segreto. "Vediamo che cosa succede", ha premesso il ministro augurandosi inoltre che tutti i partiti decideranno di andare al confronto rinunciando al voto segreto. "Penso che le battaglie si debbano condurre a viso aperto". Boschi ha poi espresso la propria soddisfazione per il voto di oggi in commissione: "La maggioranza compatta ha votato il mandato ai due relatori. Da lunedì andiamo in Aula".
Dopo "l'Appello per la democrazia" indirizzato ai parlamentari e la lettera aperta al premier Renzi e al ministro Boschi, Corrado Passera ha inviato in queste ore una missiva personale a tutti i segretari dei partiti (Berlusconi, Cesa, Meloni, Zanetti, Alfano, Nencini, Messina, Salvini, Vendola e al leader M5S, Beppe Grillo), per ribadire la pericolosità della riforma e la necessità che si blocchi il suo iter parlamentare. In particolare nella lettera a Silvio Berlusconi, Passera insiste affinché Forza Italia usi "il significativo peso" del suo gruppo parlamentare "per porre un argine alla deriva autoritaria che si innescherebbe con la nuova legge". "So che oggi hai piena consapevolezza di tali rischi – precisa Passera- e il fatto che questi siano scaturiti in qualche modo dal Patto del Nazareno non può essere di impedimento ad una tua più marcata azione di contrasto". Nella lettera inviata ad Angelino Alfano, il fondatore di Italia Unica non nasconde "le differenze politiche per il giudizio sul governo Renzi", ma queste – osserva – "non possono e non debbono essere di ostacolo al confronto sulla materia elettorale". "Mi rendo conto della delicatezza della tua posizione e di quanto sia difficile per non dire contraddittorio essere alleati di governo con il Pd, che esercita un ruolo egemone ed in Europa milita nel Pse e dichiarare al tempo stesso di voler prepararne in Italia l'alternativa con le forze che si richiamano al Ppe. Ma il punto sta proprio qui. L'Italicum infatti non solo non aiuterà il bipolarismo ma favorirà la nascita di un indistinto "blob" al centro dello schieramento politico (lo vogliamo chiamare partito della Nazione?, ndr) – che ci allontanerà di nuovo dal novero dei Paesi con una sana dialettica dell'alternanza". Infine, nella lettera a Beppe Grillo ("pur non avendo mai avuto modo di conoscerla personalmente e nella consapevolezza delle nostre profonde differenze politiche"), Passera si appella alla forza parlamentare del M5S che, avverte, "può essere determinante". L'Italicum, insomma, che in commissione non ha subito modifiche rispetto al testo arrivato dal Senato, dal 27 aprile sarà al vaglio della Camera. E, in assemblea, le opposizioni più alcuni esponenti della minoranza Pd (sostituiti in commissione), ripresenteranno i loro emendamenti.
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