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La dottoressa Viviana Balletta, vedova di Fortunato La Rosa in una lettera indirizzata a Piero Grasso, allora Procuratore Nazionale Antimafia denunciava le modalità delle indagini eseguite:"I ritardi, la trascuratezza e la superficialità delle indagini sono forse conseguenza del dignitoso e doloroso silenzio dei familiari? L’atteggiamento apparente benevolenza di alcuni inquirenti mi aveva indotta a credere che, per avere giustizia, non fossero necessarie pubbliche esternazioni. Ebbene, anche se in ritardo, ho capito che alla riservatezza consegue indifferenza e non giustizia. Aveva ragione chi disse che ci sono omicidi di serie A e serie B? Anche se io non sono nessuno, mi ostino a voler con tutta me stessa, come giusto, quelle risposte che ha diritto di avere la moglie di una vittima innocente di quella folle mentalità definita mafia
di Cinzia Marchegiani
Locri (RC) – Un omicidio come tanti verrebbe da dire quello di Fortunato La Rosa che attente ancora giustizia….purtroppo! Fortunato La Rosa, originario di Canolo in provincia di Reggio Calabria, era un medico oculista stimatissimo, e aveva diretto come primario il reparto oculistica dell’ospedale di Locri. Una vita dedicata alla sua professione e ai contatti umani. Quando arriva il momento della pensione comincia a dedicarsi a quegli splendidi terreni di cui era proprietario presso Canolo, consapevole che il legame con quelle terre era il suo sogno che stava finalmente prendendo forma. Il profumo della terra, quei paesaggi d’incanto erano diventati il suo presente e il futuro all’orizzonte. Quei 90 ettari incoltivati, diventano così degli straordinari oliveti e terreni che producono beni ortofrutticoli, un impegno incredibile quello del dr La Rosa grazie al quale costruisce un’azienda che dà lavoro a ben 50 dipendenti, alcuni stagionali, in base alla produzione di primizie e altri stabili tutto l’anno.
L’OMIDICIO, UN LURIDO AGGUATO
Sconvolge la notizia della sua morte tutta la comunità. Fortunato La Rosa perde la vita assassinato l’8 settembre 2005 tra le ore 12:00 e le 13:00 in una strada di montagna tra Gerace e Canolo, l’ex statale 111 a bordo del suo fuori strada. Il suo killer, approfittando della bassa velocità sostenuta, esplode tre colpi di fucile caricato a pallettoni. Nel silenzio di quelle meravigliose terre, Fortunato perdeva inspiegabilmente la vita.
LA PISTA DELLE COSCHE MAFIOSE
L’assassinio efferato e senza una logica apparente del dr La Rosa da subito spinge ad un’indagine in merito a quell’azienda florida che forse poteva dare fastidio a qualcuno…ma dopo un anno non portavano a nulla di fatto. Gli inquirenti tra le piste avevano ipotizzato che La Rosa, forse era la vittima di una “Mafia Agricola” ma nessuna pista concreta dopo un anno sembra valida.
LETTERA DI SDEGNO A PIERO GRASSO ALLORA PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA
Lo sdegno della vedova La Rosa, la dottoressa Viviana Balletta che in religioso silenzio ha sempre atteso importanti sviluppi nelle ricerche riguardo il mandante e il sicario di suo marito, lo mette nero su bianco indirizzando la lettera al Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, al Procuratore della Direzione Distrettuale di Reggio Calabria e al prefetto Luigi De Sena, il 18 luglio 2007:
“La sollecitudine e lo zelo con cui il Commissario di Polizia di Bovalino ha prontamente iniziate le indagini dell’ultimo omicidio avvenuto in questa zona, mi ha, inevitabilmente portata a riflettere e a paragonare quelle che avrebbero dovute essere le attività degli inquirenti che, dall’ormai lontano 8 settembre 2005, hanno assunto con brutalità il sacrificio di una vita umana, imposto da ragioni disumane ed incomprensibili.
A tutt’oggi, però, gli organi preposti all’indagine, pur ammettendo che è un omicidio eseguito con evidenti modalità mafiose, per ragioni inspiegabili, non hanno sentito il bisogno di far intervenire l’Antimafia che, sicuramente, avrebbe coordinato le informazioni di altri inquirenti che da anni, e con successo, indagano su Canolo.
Nelle varie manifestazioni sono ricordate le numerose vittime, ma il dr La Rosa non è mai presente nell’elenco. Tra i 700 nomi della lapide messa c’è Ilaria Alpi, ma non c’è il più recente, Fortunato La Rosa. Ho come l’impressione che con la tacita complicità di chi ha competenza, mio marito debba semplicemente essere cancellato definitivamente, è giusto questo?
Chi era solo una persona per bene non ha diritto ad avere giustizia?
Se come affermano verbalmente il giudice e i carabinieri è un delitto eseguito con chiare modalità mafiose è forse violazione di un papale segreto da tenere rigorosamente in pectore dichiararlo pubblicamente e passare le indagini a chi di competenza?
I ritardi, la trascuratezza e la superficialità delle indagini sono forse conseguenza del dignitoso e doloroso silenzio dei familiari? L’atteggiamento apparente benevolenza di alcuni inquirenti mi aveva indotta a credere che, per avere giustizia, non fossero necessarie pubbliche esternazioni. Ebbene, anche se in ritardo, ho capito che alla riservatezza consegue indifferenza e non giustizia.
Aveva ragione chi disse che ci sono omicidi di serie A e serie B?
Anche se io non sono nessuno, mi ostino a voler con tutta me stessa, come giusto, quelle risposte che ha diritto di avere la moglie di una vittima innocente di quella folle mentalità definita mafia.
VIVIANA BALLETTA VEDOVA SIMBOLO DELLE DONNE CORAGGIO, ATTENDE ANCORA RISPOSTE
Viviana Balletta la vedova di Fortunato la Rosa è il simbolo della donne coraggio, colei che nonostante tutto non si arrende in una terra di faide e di ‘ndrangheta. Lei, una dottoressa distinta continua con orgoglio il lavoro di quell’azienda e nel silenzio ha atteso gli esiti di quelle indagini, che nonostante tutto non avevano portato alla luce elementi concreti. Il delitto di Fortunato La Rosa, inizialmente etichettato come anomalo non sembrava interessare alla procura antimafia, seppure gli elementi distintivi avrebbero dovuto posizionare l’omicidio come chiara fattura ‘ndranghetista già dalle prime ore, tratti distinguibili di un assassinio brutale, verso un uomo retto, onesto e pacifico. Soltanto dopo alcuni anni, forse dopo la lettera al procuratore Nazionale Piero Grasso il faldone arriverà alla procura antimafia.
Il caso rimane tutt’ora aperto affinché gli sviluppi investigativi possano concretizzare la fase dell’indagine.
Il caso irrisolto di un assassinio a stampo mafioso, è un dramma vissuto in silenzio dalla famiglia La Rosa. In una bellissima lettera rivolta ad un quotidiano locale, solo dopo un anno dalla morte del marito, la drssa Viviana Balletta, ringraziandolo anticipatamente per l’articolo con cui ricordava il delitto mafioso in cui perse la vita Fortunato, ci teneva a precisare,:” Tornerò al mio doloroso ma eloquente silenzio, certa che i carabinieri preposti all’indagine, con operoso silenzio, continueranno a lavorare fino alla soluzione del caso e confortata dal pensiero che ‘chi è ricco di affetti non muore mai, anche in un rumoroso silenzio!’ ”
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