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di Silvio Rossi
Caivano (NA) – Chicca è morta per un incidente o è stata uccisa da qualcuno? Questa è la domanda che risuona a “Parco Verde”, un quartiere di case popolari costruito a Caivano negli anni Ottanta, per ospitare i terremotati dell’Irpinia.
Fortuna Loffredo, per tutti Chicca, la bambina, sei anni, è precipitata il 24 giugno da un balcone del palazzo, dove abitava con la mamma e i nonni paterni (il padre è detenuto a Poggioreale per traffico di CD contraffatti). Inizialmente si è pensato a un incidente domestico, la bambina sarebbe stata lasciata da sola sul balcone al sesto piano, e per qualche motivo sarebbe caduta dallo stesso, morendo durante il trasporto all’ospedale.
Le indagini dei procuratori Federico Bisceglia e Claudia Maone hanno portato a scoprire alcuni aspetti inquietanti nella tragica vicenda. Gli accertamenti autoptici hanno confermato le ipotesi degli inquirenti. Chicca aveva subito violenze, probabilmente ripetute, e forse la caduta dal balcone potrebbe essere stata solo una montatura.
Anche la madre, nella trasmissione di Rete4 “Quarto Grado”, ha confermato la possibilità che le violenze fossero subite dalla bambina da qualche tempo. Ha raccontato come la figlia si lamentava di bruciori nelle parti intime, ne parlò con la pediatra che le prescrisse dei detergenti. Forse quando la cosa successe, non pensò che le lamentele di sua figlia potessero nascondere una verità così atroce, ma dopo ciò che è avvenuto il 24 giugno, non può certo essere escluso che i fastidi della piccola nascondessero una realtà così drammatica.
La storia
Il 24 giugno, verso le 11 del mattino, Chicca con la mamma Maddalena stanno tornando a casa dalla terapia che la bambina stava seguendo per un difetto all’udito. Quando sono arrivate al sesto piano del palazzo, dove si trova il loro appartamento, la bambina si separa dalla mamma per andare a giocare da Dora, la sua amichetta del cuore, che abita al piano superiore.
La mamma di Dora non ha fatto entrare la bambina, dicendole che stava lavando i pavimenti. Dopo pochi minuti le urla dei passanti hanno destato l’attenzione di tutti, il corpo di Chicca era a terra, a pancia in giù, agonizzante. Un vicino di casa ha preso la piccola, in un disperato tentativo di portarla all’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, dove però giungerà morta.
In un primo momento si è pensato a una disgrazia, ma la mamma ha subito pensato che qualcuno le avesse fatto del male, chiedendo giustizia per la figlia.
I funerali
Il 5 luglio, nella parrocchia San Paolo Apostolo, alla presenza di circa seicento persone, Maurizio Patriciello, il prete conosciuto per le sue denunce contro il traffico di rifiuti tossici nell’area a nord di Napoli, ha celebrato i funerali di Chicca. E tra i primi il sacerdote ha parlato delle strane circostanze in cui si è svolta la vicenda. Le sue parole durante l’omelia, «Ci mettiamo nelle mani di Dio, ma si tratta di un caso molto strano, nel quale tante cose non tornano. Chi sa deve parlare, davanti a Dio e agli uomini. La madre di questa bambina chiede giustizia e la giustizia deve dare risposte», lasciavano intuire ciò che in seguito è stato confermato: Fortuna non è morta per un incidente.
Le indagini
Stabilire la verità nella vicenda non è semplice. Nessuno ha visto cadere il corpo di Chicca dall’alto, qualcuno ha sentito un tonfo, ma non è facile determinare da quale punto il corpo della bambina sia precipitato.
Le reticenze dei residenti non hanno certo aiutato le indagini nei primi giorni, ma qualche elemento poco chiaro (a terra nel punto dove è stata trovata Chicca non c’erano tracce di sangue) ha fatto in modo che i procuratori hanno iniziato a raccogliere gli elementi che hanno portato ad aprire un fascicolo per omicidio e per violenza sessuale, a carico di ignoti.
Il punto di svolta è rappresentato dai risultati dell’autopsia. La conferma della violenza sessuale subita dalla minore prima di morire ha convinto gli inquirenti ad approfondire le indagini, in seguito sono stati analizzati gli abiti della bambina, per trovare eventuali tracce dell’omicida. La famiglia ha chiesto che venissero utilizzati i moderni sistemi d’indagine che hanno portato a scoprire la verità (o perlomeno quella che a oggi viene ritenuta come la più probabile, in attesa del processo) nel caso di Yara Gambirasio.
Data l’assenza di testimoni, le tracce biologiche possono diventare determinanti per la possibile soluzione del caso, partendo proprio dagli appartamenti del terzo isolato del Parco Verde.
I precedenti
Sono altri due i casi di bambini precipitati nello stesso quartiere di Chicca. Lo scorso anno, il 27 aprile del 2013, un bambino di tre anni, fratello minore di Dora, proprio l’amichetta che Fortuna è andata a trovare prima di morire, è precipitato dallo stesso palazzo. Troppe coincidenze rendono i due casi legati tra loro.
Quando hanno trovato a terra Chicca aveva solo una scarpetta al piede, lo scorso anno anche il piccolo Antonio è stato trovato al suolo con una sola scarpetta. Si sospetta che l’eventuale serial killer le abbia trattenute come macabro trofeo.
Un terzo caso ha interessato lo stesso isolato nove anni fa. Anche in quel caso un bambino di otto anni, Andrea, perde la vita nel “palazzo maledetto”. Si cerca ora di acquisire maggiori informazioni sulle due morti precedenti, per verificare se fossero stato il risultato di incidenti, o se un orco abbia avuto nei loro confronti le stesse attenzioni riservate alla sfortunata bambina.
Il Parco Verde
Il complesso di palazzi dove è successa la tragedia di Chicca è una delle tante piccole “Scampia” che popolano la zona a nord di Napoli.
Così come per Casacelle a Giuliano, per il quartiere Chiaiano a Marano, per via Rossini a Frattamaggiore, i quartieri di case popolari dei centri che circondano il capoluogo campano sono territori frequentati da spacciatori, in cui la polizia ha difficoltà a entrare.
Negli anni scorsi il quartiere di Caivano è balzato agli onori della cronaca per la determinazione di due persone: Maurizio Patriciello, il prete che combatte da anni contro il traffico di rifiuti che ha devastato la “terra dei fuochi”, e la preside della scuola media, Eugenia Canfora, che per combattere l’evasione scolastica va a suonare a casa dei ragazzi più riottosi a seguire le lezioni.
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