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Latina

FORMIA, CENTRO TRASFUSIONALE: SALVO A PAROLE MA NEI FATTI CHIUSO DAL DECRETO DI NICOLA ZINGARETTI

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Tempo di lettura 2 minutiFurono raccolte 11mila firme in 6 giorni per impedirne la chiusura sotto il governo di Renata Polverini

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Redazione

Nota a cura Associazione "Un’Altra Città"

Formia (LT) –  “Grazie alla sensibilizzazione ed alla mobilitazione dei cittadini si è riusciti ad evitare la chiusura del Centro Trasfusionale del P.O. di Formia….”, questo è quello che dichiarammo il 19 febbraio 2012. In una corsa contro il tempo coinvolgemmo l’intero territorio del Sud Pontino, che prese atto delle conseguenze derivanti dalla chiusura del Centro Trasfusionale di Formia decretata dall’allora Presidente della Regione, Renata Polverini, (decreto n°U0092/10).  L’Ospedale “Dono Svizzero” di Formia, infatti, è una DEA di I livello e soddisfa richieste di sangue per tutti gli emotrasfusi del sud della provincia di Latina, compreso le isole; raccoglie circa 2000 sacche di sangue l’anno per sopperire in modo autonomo alle richieste, dimostrando in modo concreto come possa essere debellata la piaga del commercio sangue, che costa alla nostra regione più di 5 milioni di euro all’anno (nota del 7 Agosto 2013 del Presidente di Regione, Nicola Zingaretti).

Le firme raccolte in 6 giorni di lavoro furono ben 10810 e il pericolo di chiusura sembrava scongiurato.

Cosa scopriamo oggi? Lo scorso 6 dicembre, il Commissario ad Acta alla Sanità e Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha firmato un decreto (n° U00480) con il quale si adottano i programmi operativi 2013-2015 per raggiungere gli obiettivi strategici di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Lazio. In questo decreto, a pagina 233, tra gli “interventi prioritari”, si legge che “anche per le A.O. di Colleferro, Anzio, Sora, Cassino e Formia, soppressi dal DCA U0092/10 (quello della Polverini, per intenderci), ma tutt’ora funzionanti come S.T. si propone la conversione in Unità di Raccolta con la dismissione definitiva delle attività trasfusionali come da normativa vigente”.

Quindi il presidente Zingaretti non ha fatto nient’altro che avallare le scelte scellerate del suo predecessore Polverini.

Prendiamo atto del fallimento della tanto decantata “filiera politica”. Come tutti ricordano il Presidente Zingaretti venne a Formia per ben due volte a sottolineare come l’appartenenza allo stesso partito dell’allora candidato a Sindaco, Sandro Bartolomeo, fosse condizione necessaria per la nascita del Policlinico del Golfo, progetto favoleggiato demagogicamente e oggi già  abbandonato.

Non capiamo come mai, durante l’incontro tenutosi il 30 dicembre scorso al Comune di Formia, alla presenza del rappresentante del Comitato degli Emotrasfusi, Angelo Riccardelli, e al referente della nostra Associazione, Ing. Paolo Mazza, il Sindaco Sandro Bartolomeo, la responsabile del centro trasfusionale Dott.ssa Biondino e soprattutto il Direttore Sanitario Dott. Cassetta, non abbiano fatto alcuna menzione del decreto firmato il 6 dicembre.

Infine ci chiediamo il motivo per cui anche il Consigliere Regionale di minoranza, Giuseppe Simeone, non abbia fatto riferimento in alcun modo al decreto, sia durante la trasmissione di LazioTV del 4 gennaio scorso, che nel suo comunicato stampa di giovedì 16 gennaio.

A questo punto non ci resta che pensare che il decreto del 6 dicembre sia l’ennesima dimostrazione che la politica fatta fino ad ora non sia un mezzo per conoscere, difendere e valorizzare le peculiarità di un territorio e dei suoi abitanti, ma il solito modo per garantire interessi elettorali e logiche di spartizione dei territori.

Noi non ci stiamo ed è per questo che a distanza  di 2 anni da quella raccolta firme, porteremo avanti ogni forma di lotta pacifica per difendere il Centro Trasfusionale dell’A.O. di Formia. Stavolta ci fermeremo solo davanti ad un atto concreto di revoca del decreto, chiedendo come sempre la partecipazione di tutte le forze politiche, i comitati, le associazioni e i cittadini del sud della Provincia di Latina, zona di confine spesso dimenticata da chi l’amministra, ma mai dimenticata da chi da anni ci specula.