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Latina

FORMIA, BOMBA ECOLOGICA: IL SINDACO CHIEDE AIUTO ALLO STATO

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Tempo di lettura 2 minuti Rifiuti, deiezioni umane ed animali la presenza di intere comunità di stranieri e clochard tra cui potrebbero nascondersi anche elementi socialmente pericolosi

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Red. Cronaca

Formia (LT) – Tre milioni di euro per mettere in sicurezza e rendere di nuovo agibile l’ex complesso alberghiero “Marina di Castellone” che oggi rappresenta una vera e propria bomba igienico-sanitaria, con seri rischi di epidemie a causa del totale stato di abbandono e degrado in cui ver-sa. Detriti, erbe infestanti, rifiuti, deiezioni umane ed animali la presenza di intere comunità di stranieri e clochard tra cui potrebbero nascondersi anche elementi socialmente pericolosi. Su quest'ultima possibilità basta ricordare alcune recenti operazioni di sgombero effet-tuate dalle Forze dell'ordine, durante le quali sono stati arresti alcuni spacciatori che vivevano all'interno dell'ex complesso alberghiero.
 
Allarme sicurezza Un vero e proprio allarme sicurezza quello lanciato dal primo cittadino di Formia, riguardo il complesso “Marina di Castellone”, situato nel cuore della città e unico sbocco a mare esistente dal centro cittadino, che ha portato il sindaco a scrivere alle massime autorità dello stato per chiedendo una immediata attivazione al fine di coadiuvare, supportare e indirizzare l'amministrazione comunale di Formia nel prendere in gestione immediata, anche se temporanea, l’immobile for-nendo, senza indugio, i mezzi necessari alla sua improcrastinabile sanifìcazione e riqualificazione e, in esito, al suo reimpiego produttivo, utilizzando anche direttamente i fondi già gestiti dalla soppressa ABECOL.

Le trattative fallite
Il complesso era appartenuto dapprima a famiglie storiche di Formia per poi finire nelle mani della camorra, attraverso una serie di atti di compravendita succedutisi nel tempo, e oggi è gestito da un’Amministratrice Giudiziaria. L'amministrazione comunale di Formia nel 2014 chiedeva all’Amministratrice Giudiziaria interventi urgenti ed indifferibili sulla struttura al fine di garantire l’integrità fisica della popolazione e per la sicurezza urbana, per migliorare le condizioni di vivibilità nel centro urbano, la convivenza civile e la coesione sociale, chiedendo in alternativa l ’assegnazione temporanea delbene per utilizzarlo a fini istituzionali e sociali, con accollo delle spese necessarie per la sua riattivazione e per il suo pieno utilizzo, anche a mezzo di fondi da reperirsi presso la Regione Lazio. Di contro, nell’intento di valutare la possibilità di mettere a reddito il bene, l'Amministrazione Giudiziaria emanava un avviso pubblico per l’affidamento a privati ad un canone di € 25mila euro mensili, che andò deserto. Successivamente furono intavolate trattative, tra il Comune e l'amministrazione giudiziaria finalizzate alla concessione del bene a titolo gratuito, a fronte del quale l’amministrazione comunale si sarebbe impegnata a gestire e manutenere l’immobile sino alla sentenza defi-nitiva, per la quale occorreranno ancora diversi anni. Ma l’amministrazione giudiziaria, non ritenne percorribile questa ultima via e propose la stipula di un contratto di locazione, per sei anni rinnovabili, al prezzo di € 240mila euro l'anno, da corrispondersi mediante lavori di pulizia e recupero am-bientale, lavori di ristrutturazione ordinaria e straordinaria e pagamento in denaro della differenza. Ma tale soluzione non venne ritenuta praticabile dall'amministrazione comunale di Formia per la gravosità dell’impegno economico cui la stessa avrebbe dovuto far fronte esclusivamente con mezzi propri, sia e soprattutto perché, nella denegata e non creduta ipotesi di restituzione dell’immobile al proprietario, questi godrebbe di un ingiustificabile arricchimento sotto il profilo morale e anche economico.

Il “Marina di Castellone” potrebbe tornare al sano splendore dei suoi albori prima che la camorra lo utilizzasse per il riciclaggio di denaro frutto delle più spregevoli attività criminali, con l’obiettivo che, rimosso il doloroso e quotidiano ricordo della presenza delle mafie sul territorio, possa assurgere a simbolo di positivo affran-camento della Città e dello Stato italiano tutto.
 

Cronaca

Roma e Latina, traffico di droga: sequestro beni da 4,5 milioni a capi organizzazione

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Maxi sequestro di beni da circa 4,5 milioni di euro tra Roma e Latina. Ad eseguire il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca i poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Roma. Interessati beni e assetti societari, tra cui immobili e società riconducibili ai tre capi di un’associazione dedita al traffico di droga recentemente arrestati nell’ambito di un’operazione della Squadra Mobile coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Sulla base di accertamenti svolti dalla Divisione Anticrimine di Roma sarebbe emerso che dall’attività illecita avrebbero accumulato ingenti proventi reinvestendoli in parte in società di sale scommesse a Pomezia e Ardea e in una rivendita di veicoli a Roma, e, in parte, nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari e in polizze assicurative. Tra i beni interessati dal sequestro disposto dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione di Roma – 4 compagini societarie e 4 immobili, tra cui una villa di notevoli dimensioni con piscina.

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Cronaca

Cisterna di Latina, duplice omicidio: lei si è salvata scappando dalla finestra

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Desyrée Amato, la 22enne sopravvissuta ieri alla furia dell’ex fidanzato che a Cisterna di Latina ha ucciso la sorella e la madre della giovane (49 e 19 anni), è riuscita a salvarsi fuggendo dalla finestra del bagno dove si era rifugiata. Cristian Sodano, finanziere di 27 anni, dopo aver sparato alle due donne con l’arma d’ordinanza ha seguito la ragazza in bagno e ha sfondato la porta a calci. Lei è riuscita a scappare dalla finestra e a nascondersi in una legnaia in giardino, poi ha raggiunto la strada dov’è stata trovata in stato di choc. Nel pomeriggio di ieri l’uomo – originario di Minturno ma in servizio nel reparto navale di Ostia – è arrivato nella casa delle tre donne, nel quartiere San Valentino. Al culmine di un litigio ha aperto il fuoco. Alcuni quotidiani scrivono che l’uomo aveva dormito in quella casa soltanto la notte prima del duplice omicidio, nonostante la rottura sentimentale. “Ho litigato e poi ho sparato”, ha detti ai poliziotti che l’hanno arrestato.

Nei confronti di Sodano la procura di Latina ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, scattato dopo le indagini della Squadra Mobile e l’interrogatorio davanti al pm di turno, durante il quale l’uomo ha confessato la sua responsabilità, confermando quanto già dichiarato in prima battuta agli agenti intervenuti sul posto. Al termine degli atti di rito, è stato portato in carcere in attesa della convalida.

Secondo quanto si apprende Cristian Sodano, questo il nome dell’uomo, avrebbe ucciso Nicoletta Zomparelli e Reneé Amato dopo che queste erano probabilmente intervenute per difendere la sua ex fidanzata, Desyrée Amato. Il 27enne è stato rintracciato e portato in Questura dagli agenti della squadra mobile nel quartiere Q4 mentre stava cercando di raggiungere casa, nei pressi dell’abitazione di un parente. 

Di Reneé Amato e della sorella Desyreé si sa che avevano la passione per il ballo, come emerge dalle immagini sui loro profili social: la giovane uccisa aveva anche vinto qualche premio. La madre Nicoletta Zomparelli lavorava in un’agenzia immobiliare. 

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Cronaca

Pontinia, maltrattamenti di animali: chiusa azienda zootecnica

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La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata

Nella giornata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Pontinia, unitamente alle componenti specializzate del Gruppo Carabinieri Forestali di Latina, del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Latina e con il supporto del Servizio Veterinario dell’A.S.L. di Latina, hanno effettuato un controllo presso un’azienda zootecnica di Pontinia operante nell’allevamento di bufale.
Durante l’ispezione i Carabinieri ed i Veterinari hanno potuto accertare come gli animali fossero allevati e tenuti in condizioni non compatibili con le proprie caratteristiche etologiche.
Nello specifico gli operanti hanno rilevato come gli animali fossero costretti a stabulare in consistenti liquami, senza acqua, con mangimi contaminati.

Gli animali, di cui molti vitellini legati, sono stati inoltre riscontrati affetti da varie problematiche sanitarie e la mancanza dei requisiti minimi per la gestione degli stessi, con evidente sofferenza del bestiame e compromissione della salute degli animali.

Nella stessa azienda sono state trovate, poco distante dalle stalle, due carcasse di vitelli bufalini non smaltiti ed una discarica abusiva di rifiuti speciali pericolosi, nonché lo scarico nel canale attiguo all’azienda dei liquami e reflui prodotti dall’azienda.

Per tutti questi motivi l’azienda ed i 117 animali sono stati posti sotto sequestro. La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

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