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Redazione
Formia (LT) – Un tesoro ancora in gran parte nascosto, gioiello di architettura romana che molti studiosi identificano nel “Formianum”, la mitica villa di cui Cicerone parla nelle lettere ad Attico, luogo prediletto per gli studi e rifugio da cui seguire i fatti politici di Roma ai tempi della guerra civile.
Il sito in cui, molti secoli più tardi, nel 1861, piemontesi e napoletani firmeranno l’armistizio che pone fine al Regno delle Due Sicilie. Questo patrimonio di inestimabile valore storico e archeologico è a tuttoggi in mani private. Appartiene ai Rubino, storica famiglia di professionisti formiani.
Quando l’ha vista, il professor Andrea Carandini è rimasto strabiliato, così come il resto della delegazione di amministratori e cittadini che lo ha seguito nel tour archeologico al fianco del sindaco Sandro Bartolomeo. La villa è composta a nord da diversi ambienti rettangolari e ad est da un settore residenziale, organizzato su tre terrazze. Al centro ci sono due ninfei di età repubblicana. I mosaici sono in gran parte distrutti. Intorno ai resti crescono sterpi e alberi di da frutto. Il complesso avrebbe bisogno di cospicui interventi di manutenzione affinché le meravigliose architetture sopravvivano al passare del tempo.
“Abbiamo a che fare con reperti archettonici di altissimo livello – ha spiegato Carandini a margine della visita -, il ché non sorprende perché Lazio e Campania sono il cuore dell’Impero. Qui c’è l’architettura romana più ricca e fastosa che solo occasionalmente troviamo nell’Italia del nord come a Sirmione, la villa attribuita a Catullo. Solo che lì è un’eccezione mentre qui è una regola. Ci troviamo nel cuore della grande architettura romana. Ringrazio il sindaco perché mi ha permesso di vedere luoghi molto famosi nella manualistica archeologica ma che io non avevo mai visitato.
Devo dire che, visti in loco, fanno tutt’altra impressione. Siamo ai piedi della città, di fronte al mare, al vecchio porto. Credo che la villa debba essere acquisita. Serve un lavoro di preparazione, una grande carta archeologica della zona, documentazione e studi approfonditi. Mi sono permesso di dedicare un mio libro al Sindaco Bartolomeo: gli ho detto che deve riabilitare una città che in un certo momento della storia è stata molto danneggiata. Va proseguita l’attività di recupero che lui ha iniziato trent’anni fa. Perché la storia sia lo strumento per costruire il vostro futuro”.
E’ uno degli obiettivi dichiarati del Sindaco: acquisire l’area e restituirla alla pubblica fruizione. Ma come? “Innanzitutto – risponde Bartolomeo -, ragionando con i proprietari. Sono convinto che la famiglia Rubino saprà comprendere le ragioni del pubblico. Poi non siamo del parere che la villa debba essere acquisita tutta. Dobbiamo acquisire la parte forse più difficile e onerosa da ristrutturare e, nello stesso tempo, lasciare loro l’uso del resto. Conosco bene l’avvocato Rubino, sono convinto che troveremo una soluzione”. Il sopralluogo è proseguito poi con una visita allo scavo in corso presso i Criptoportici di Caposele e presso il Cisternone romano di Castellone.
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