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Al centro del dibattito politico ed economico nazionale torna il tema della manovra finanziaria, con il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ribadisce la necessità di ridurre la pressione fiscale per incentivare la crescita. In un intervento a San Paolo, durante una missione in America Latina, Tajani ha parlato davanti a una vasta rappresentanza di manager e imprese, sottolineando come la ricetta principale per il rilancio economico sia tagliare le tasse.
“Dobbiamo continuare a lavorare per ridurre la pressione fiscale, perché l’unica ricetta per la crescita è quella di ridurre le tasse”, ha dichiarato Tajani, mettendo in evidenza che una minore pressione fiscale non solo stimolerebbe l’economia, ma aiuterebbe anche a ridurre il debito pubblico. “Anche per ridurre il debito dobbiamo puntare sulla crescita economica”, ha aggiunto, facendo riferimento alla difficile situazione dei conti pubblici italiani, aggravata da un debito che supera il 140% del PIL.
Tajani ha poi affrontato il tema del costo del debito pubblico, lanciando un appello alla presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, affinché intervenga in modo più incisivo sui tassi d’interesse. “Noi paghiamo più per interessi sul debito pubblico rispetto a quanto spendiamo per la sanità,” ha sottolineato. “È giunta l’ora che finalmente la signora Lagarde abbassi in maniera più sostanziosa i tassi.”
Le parole di Tajani riflettono le preoccupazioni del governo italiano di fronte a una politica monetaria restrittiva della BCE che, con l’aumento dei tassi d’interesse, rende sempre più oneroso il finanziamento del debito. “Serve più coraggio – ha insistito Tajani –. Se si vuol crescere, in questa fase bisogna diminuire il costo del denaro.”
La proposta di Tajani ha suscitato diverse reazioni all’interno del governo. La premier Giorgia Meloni ha ribadito la necessità di mantenere una linea di rigore sui conti pubblici, pur riconoscendo l’importanza di sostenere la crescita attraverso una riforma fiscale più incisiva. “Tagliare le tasse è uno degli obiettivi principali del governo, ma dobbiamo farlo senza compromettere la sostenibilità del bilancio,” ha detto Meloni, cercando di bilanciare le richieste di rilancio economico con la responsabilità fiscale.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha invece mostrato un approccio più prudente. Pur condividendo la necessità di ridurre le tasse, ha ricordato che “ogni intervento fiscale deve essere attentamente calibrato per non compromettere l’equilibrio dei conti pubblici”, sottolineando l’importanza di garantire entrate sufficienti per il finanziamento dei servizi essenziali come sanità e istruzione.
Dall’opposizione, il segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, ha attaccato il governo, accusandolo di non affrontare con decisione il problema dell’evasione fiscale e di voler ridurre le tasse ai più ricchi. “Si parla di riduzione della pressione fiscale senza mai mettere mano seriamente all’evasione. Chi pagherà queste riduzioni? Non possiamo accettare una manovra che taglia le risorse alla sanità e all’istruzione,” ha affermato Schlein.
Anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha criticato le politiche economiche del governo: “Non possiamo continuare a puntare sulla riduzione delle tasse senza una strategia seria di investimenti pubblici. La crescita va sostenuta con politiche industriali e infrastrutturali, non solo con meno tasse.”
Il dibattito sulla politica fiscale si intreccia inevitabilmente con le decisioni della BCE, che ha recentemente adottato una linea dura contro l’inflazione. La politica dei tassi alti, secondo Lagarde, è necessaria per contenere i prezzi, ma sta avendo effetti collaterali significativi sui paesi con un elevato debito pubblico, come l’Italia.
Tajani, pur riconoscendo l’indipendenza della BCE, ha espresso apertamente il suo dissenso: “La Banca centrale è indipendente, ma io sono libero di esprimere le mie idee. E le mie idee sono che, per far crescere l’Italia, bisogna abbassare il costo del denaro.” La tensione con la BCE rappresenta una sfida per il governo italiano, che si trova a dover bilanciare il rilancio economico con le stringenti regole europee sui conti pubblici.
La manovra finanziaria 2024 si annuncia quindi come un campo di battaglia tra visioni economiche contrastanti: da una parte, chi preme per una riduzione significativa delle tasse e dei tassi d’interesse per stimolare la crescita, e dall’altra chi teme che tali misure possano compromettere la stabilità fiscale del Paese.
Le prossime settimane saranno decisive per definire i contorni della manovra e per capire se il governo riuscirà a trovare un equilibrio tra gli impegni europei, il rilancio economico e le pressioni interne per una riduzione della pressione fiscale.
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