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FIGLI CONTESI E GENITORIALITÀ: CHI PAGA LE CONSEGUENZE?

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Tempo di lettura 7 minuti Intervista all’Ing. Giuseppe Iuele Presidente ADF Basilicata (Associazione per i Diritti del Fanciullo) – premio Livatino 2015 per l’impegno sociale – Catania 16 maggio 2015

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di Domenico Leccese

Intervista all’Ing. Giuseppe Iuele Presidente ADF Basilicata (Associazione per i Diritti del Fanciullo) – premio Livatino 2015 per l’impegno sociale – Catania 16 maggio 2015.

Che cos’è la genitorialità, per esercitarla correttamente servono lezioni scolastiche?

La genitorialità è un fatto naturale come lo è la stessa procreazione, esiste da quando esiste il mondo ed è dettato dalla Natura; tutte le specie viventi la esprimono rispondendo ad un codice non scritto da uomo ma dalla Natura. Ovviamente vi sono comportamenti deteriori che possano inficiarne il corretto esercizio in modo grave ma in questo caso, è evidente che siamo di fronte a genitori con serie e conclamate patologie psicologiche e/o psichiatriche.
Resta il dato che quanto sta accadendo nella nostra società mette in evidenza una deviazione generalizzata anche da parte di genitori che non sono affetti da alcuna patologia ma che sono travolti da condizionamenti psico-sociali. Un esempio: un comportamento da condizionamento psico-sociale è quello di una persona che, travolta dai bombardamenti degli oroscopi, arriva a modificare e condizionare la propria giornata in virtù di quanto ha letto o ascoltato prima di uscire di casa.
Altro esempio, per ritornare alla domanda, è costituito dalla sempre più invasiva presenza, nel quotidiano vivere, di talune teorie psicologiche che fanno sempre più presa su genitori fragili che ad ogni e qualsiasi manifestazione di un bambino, riconducono il tutto ad un qualche disagio di natura psicologica. Così, questi genitori, dimenticando il loro comportamento da bambini, sottopongono immediatamente il presunto problema ai professionisti della psiche che, salvo le debite eccezioni, intravvedono interessanti e lucrose prospettive di lavoro ed anche laddove non vi è da fare alcuna lettura psicologica perché non vi è disagio nel fanciullo, finiscono per generare, per intanto, una dipendenza psicologica del genitore che abiura al proprio ruolo naturale lasciandosi andare a proiezioni (i cosiddetti films) che hanno pesanti ricadute non su loro (il malato immaginario di Moliere docet) bensì sui propri figli che diventano oggetto di studio per chi è alla ricerca di quel che non c’è.
Chi di noi non ha mai fatto i capricci perché non voleva mangiare una pietanza e fingeva di rimettere il boccone? Chi non voleva andare all’asilo e fingeva di star male per restare a casa e sentirsi coccolato dal genitore? Chi non ha mostrato disappunto e capricci non stante avesse ricevuto un regalo per il sol fatto che non era proprio del colore desiderato (volevo un gatto nero nero nero…)?
Di certo non c’è alcun problema o disagio sottaciuto o sotteso a questi comportamenti ed un bravo genitore lo capisce senza allarmarsi, semmai coccola il bambino o se necessario lo rimprovera anche.
Fino ad ieri i nostri genitori riconoscevano che si trattava di capricci e non già di un disagio, oggi certi genitori pensano subito ad oscuri comportamenti epifenomeno di un disagio profondo e scappano dai professionisti della psiche. Un bravo genitore sa come e dove investigare per capire se vi è un disagio o meno; inizia ad osservare più attentamente gli amichetti, gli adulti di riferimento e l’ambiente scolastico e ricreativo senza falsi allarmismi e ove i comportamenti del contesto non sono lineari fa ricorso, in quel caso, a seri professionisti così come va dal pediatra se un raffreddamento perdura oltre un certo limite. Forse perché sono venute meno le relazioni parentali e di vicinato sulle quali si poteva contare una volta, quelle capaci di intervenire con efficacia e buon senso e coadiuvare la funzione genitoriale, sta di fatto che i genitori odierni, per quanto più emancipati ed acculturati di quanto non siano stati i loro genitori, nonni e così via a salire nelle generazioni, si stanno dimostrando effettivamente fragili, insicuri e pronti ad allarmarsi oltremodo e hanno dimenticato che devono saper dire anche i “no” e non solo i “si” pensando a chissà cosa sta tormentando i figli.
Siamo arrivati ad una tale centrifugazione e psicosi sociale che oggi se un adulto conoscente dei genitori vede un bambino picchiarsi al parco giochi è molto probabile che non intervenga e non riferisca nulla ai genitori così come è più probabilmente che un estraneo segnali un banale accaduto di litigio tra bambini op un rimprovero sostenuto ai Servizi Sociali (SS).
E così arriva la fine del fanciullo che si ritrova ad entrare in un tunnel senza uscita con il rischio di occupare un posto in una Casa Famiglia.
Alla luce di queste considerazioni è evidente, a mio avviso, che non esiste una scuola nella quale apprendere come fare i genitori, non a caso, da sempre, si dice che è il “mestiere” più difficile, di contro non credo vi sia nessuno in grado di insegnarlo a fare anche perché, a meno che costui non venga da un altro mondo, egli stesso ha sentito i suoi genitori esprimere il peso della funzione (il mestiere più difficile) e quindi come può mai ergersi a maestro? Ove così non fosse, verrebbe meno anche il principio di falsificabilità di una teoria che è alla base del pensiero filosofico di Popper e, conseguentemente, sarebbe confutata la teoria di coloro che si ritengono in grado di insegnare a fare i genitori. Resta fermo comunque, per un genitore attento e degno, il dovere d’intervento  mirato e scevro da condizionamenti psico-sociali.

Come mai, nonostante le evidenze giudiziarie e di cronaca sono sempre più i cosiddetti “figli contesi” a pagare il prezzo delle strumentalizzazioni e devastazioni?
Dalla data di entrata in vigore della Legge 54/2006 che ha sancito il diritto dei figli ad avere due genitori, il cosiddetto diritto alla bigenitorialità, così come natura e organizzazione sociale da sempre ritengono, a meno che un figlio non sia orfano, ad oggi, sebbene siano trascorsi quasi 10 anni, si è andando manifestando ed affermando un fenomeno di devastanti proporzioni che vede un genitore attaccare l’altro genitore e pur di annientarlo si fa scudo dei figli e li utilizza quale strumento di ricatto affettivo e di vessazione dell’altro
genitore.
Si grida ovunque lo slogan che si può smettere di essere marito e moglie perché l’amore può finire ma non si può smettere di essere genitori e figli. Certo! Rimane però i fatto che i danni maggiori li pagano proprio i fanciulli che vorrebbero ricevere cura, affetto, vicinanza e sostegno da entrambi i genitori e non già, invece, negazione di questi diritti e men che meno vorrebbero essere strumentalizzati da uno dei due per colpire l’altro.
E’ una violenza inaudita non solo di un diritto naturale, prima ancora che giuridico, ma è un assoluta negazione del diritto di ogni fanciullo a crescere sereno senza dover rinnegare o accusare l’altro genitore dei reati più infamanti per compiacere al genitore con il quale si trova a coabitare e a trascorrere gran parte del proprio tempo di vita, affettivo, ludico, formativo nonostante la legge sull’affido condiviso non preveda, come purtroppo fanno invece le sentenze, né diritti di visita e né la cosiddetta coabitazione con uno solo dei genitori coaffidatari.
Sta di fatto che le statistiche giudiziarie in ambito civile e minorile vedono solo sulla carta enunciato l’ineludibile diritto del fanciullo alla bigenitorialità, e tanto è vero che a fronte del riconoscimento di questo diritto, nelle stesse sentenze si parla di “diritto di visita” e coabitazione con solo uno dei genitori; l’altro genitore è relegato, quando va bene, a spazi marginali di tempo se accordati dall’altro e comunque a corrispondere un mantenimento non già direttamente al figlio ma per tramite del genitore.
Si verifica di conseguenza che quando un genitore ritenga di esercitare la propria genitorialità e garantire al figlio il diritto alla bigenitorialità, sempre più soventi sono i ricorsi alla giustizia penale con false e calunniose accuse del genitore con cui coabita il minore.
Accuse avanzate al solo fine di escludere definitivamente l’altro genitore dalla vita del figlio e prive di fondamento alcuno, calunniose nel 90% dei casi.
Infatti le cancellerie dei tribunali penali e delle procure sono piene di procedimenti generati da accuse false e calunniose che però, nel mentre che la Giustizia svolge il suo lungo percorso, di fatto, per il principio di cautela e di credibilità dell’accusatore, non meno per l’intervento di taluni operatori delle scienze psico-sociali di cui si avvalgono gli inquirenti e giudicanti, si produce, proprio per mano delle istituzioni, una recisione pressoché definitiva dei rapporti genitoriali del fanciullo con il genitore bersaglio delle accuse.
Ma non finisce qui!
Questi fanciulli vengono immediatamente sottoposti a monitoraggio da parte dei Servizi Sociali, ad osservazione da parte dei professionisti della psiche e finiscono ben presto con l’entrare in un tunnel che devasta la loro infanzia e recide i rapporti affettivi con l’altro genitore; il tutto al fine di cercare spasmodicamente, morbosamente, nei disegni, nelle affermazioni e nei comportamenti del bambino la conferma delle accuse dell’altro genitore e di persone a lui legate.
Il risultato, in assoluto conflitto con il dovere di tutelare il minore, è la negazione del suo diritto alla salute psico-fisica, la devastazione della sua infanzia, la mistificazione della realtà e la diffusione, operata senza alcun ritegno ed etica professionale da parte di taluni operatori del diritto ed operatori delle professioni psico-sociali.
Come dire: qual è la fortuna dell’ ombrellaio? Risposta: quando piove, ovvio!
E le relazioni ciclostilate di certi servizi Sociali, le consulenze tecniche pilatesche o viziate da un pregiudizio di partenza, il sempre più evidente fenomeno di surrogazione delle funzioni giudicanti o, di contro, gli accomodamenti più o meno esplicitamente richiesti da inquirenti o giudicanti pregiudizialmente schierati, cosa altro sono se non la prova provata della esistenza di una peste bubbonica?
Quanto affermo, prosegue l’Ing. Giuseppe Iuele, trova riscontro in chiare prese di distanza da questo devastante quadro ad opera proprio di Magistrati e Giudici, ad esempio l’ex Giudice Francesco Morcavallo o il PM Carmen Pugliesi e tanti altri operatori del diritto e delle professioni psico-sociali accorti e professionali ma, ove non bastassero queste prese di distanza a far capire la drammaticità della situazione, vi sono i casi di cronaca sempre più allarmanti che denunciano la gravità delle devastazioni sui fanciulli; ad esempio i fratellini di Basiglio, il caso di Rignano Flaminio ed il caso ultimo di un genitore in carcere da oltre 9 anni con condanna passata in giudicato che vede, nel mentre, i figli divenuti maggiorenni in una casa famiglia, accusare pubblicamente l’altro genitore per averli costretti, con maltrattamenti fisici e psicologici, ad accusare falsamente l’altro genitore e a sostenere le false accuse davanti a scienziate della psiche, ad inquirenti e giudicanti.
…… Quel genitore è ancora in un carcere di massima sicurezza, e l’altro genitore fa salotto in TV da gossiprosa …  eppure se è vero, come è vero, che sono le testimonianze a fornire ai giudici gli elementi che motivano le sentenze perché, mi domando e chiedo ai preposti ed al popolo italiano, in nome del quale vengono emesse le sentenze : ….. ma la testimonianza resa in diretta a tutta Italia da questi due maggiorenni hanno meno valore di quelle che sono state loro estorte e/o imposte quando erano minorenni?
Alla luce di queste considerazioni, continua il Presidente di ADF Basilicata, è evidente che troppe cose non vanno nella direzione della tutela dei fanciulli, dei loro diritti ed anche dei diritti di poveri genitori che incappano in queste disavventure solo perché amano i propri figli e combattono per assicurare loro il diritto alla bigenitorialità ed a se stessi il diritto ad essere genitori.
Mi sento di dire ed augurare, conclude Giuseppe Iuele, che eccettuate le figure istituzionali che intervengono in questa materia delicatissima con la dovuta umanità, professionalità e terzietà, coloro che fanno parte delle tifoserie non abbiano ad incorrere in tali tragedie per
ché sono disumane!
Si sa, comunque, che fin quando la civiltà del vivere non sarà tale e fin quando anche in questi ambiti ci saranno le tifoserie, nessuno dei loro figli, e loro stessi, potranno ritenersi immuni dall’essere colpiti da questo tipo di tragedie.

 

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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Successo per la 4a edizione di “Puglia, uno stile di vita”, con turismo e cultura come catalizzatori

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Gli occhi del mondo sono puntati sulla Puglia, che si conferma marchio attrattivo, modello di sviluppo virtuoso per le buone pratiche sostenibili che si basano sulla cultura e sulla valorizzazione delle politiche turistiche. La 4a edizione del seminario “Puglia, a way of life”, “Puglia, uno stile di vita”, è stata particolarmente partecipata, confermando il successo consueto, raccontando sinergie, progetti e relativi risultati.  La Sala conferenze dell’Associazione Stampa Estera, a Palazzo Grazioli a Roma, era affollata, e moltissime sono state le persone connesse in diretta.
 
L’evento si è aperto con l’intervento dell’ospite speciale, Luca Bianchi, direttore generale di Svimez, esperto in economia e politiche di sviluppo territoriale che ha fatto il punto su dati economici legati al mondo produttivo e a quello del lavoro regionale. Identità e innovazione della Puglia i temi portanti, come obiettivi da raggiungere, dopo una stagione congiunturale positiva per la regione, che va dal 2019 al 2023, attestandola come la più dinamica in Italia, con il Pil in crescita del 6.1%. Gli obiettivi su cui lavorare sono rafforzare l’industrializzazione, cioè un approccio industriale alla gestione del sistema, per attirare investimenti esteri, internazionalizzazione e innovazione, università e ricerca, contrasto alla fuga dei cervelli. Ciò che è emerso dalle voci istituzionali è che si prosegue nel percorso di crescita, come ha affermato l’assessore al turismo Gianfranco Lopane, affinché le destinazioni più consolidate e riconoscibili possano essere affiancate anche mete meno conosciute dell’entroterra. La regione si conferma attrattiva anche grazie al modello balneare che gode di acque eccellenti: anche quest’anno le più pulite d’Italia. Intorno al mare, che è la principale risorsa, si sviluppano numerose attività che arricchiscono l’offerta, come sport acquatici, la nautica e il crocerismo. Non solo mare quindi, la Puglia è meta di turismo outdoor sostenibile, grazie ai cammini, al cicloturismo e a una ricettività dedicata. “La Puglia è riuscita a ritagliarsi uno spazio di riconoscibilità nello scenario internazionale che viene dalla bellezza dei suoi luoghi, dalla iconicità delle sue tradizioni, ma anche dalla capacità di proporre un paradigma di vita alternativo, basato sulla sostenibilità, sull’accoglienza, sulla convivialità e sull’impegno per la legalità lungo la strada indicata, anni fa, dal ‘Pensiero Meridiano’ di Cassano”, ha ribadito Viviana Matrangola, assessore alla cultura e alla legalità delle Regione Puglia. “In questi giorni – ha concluso – la Giunta regionale ha dato il via libera al ‘Manifesto pugliese del welfare culturale’, che impegna tutti i soggetti coinvolti nella elaborazione dell’offerta culturale a una maggiore integrazione tra i sistemi della cultura e del benessere. In Puglia siamo convinti che, attraverso la cultura, le persone, i territori e le comunità possano scrivere o riscrivere le pagine più belle della propria vita”. “Alla fine di un ciclo di programmazione europea, si può parlare con i fatti. – così Aldo Patruno, direttore del Dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia – Abbiamo speso tutto quanto ci è stato assegnato: 6 miliardi di fondi europei. Di questi, 1 miliardo e 600mln sono stati investiti su turismo e cultura, che rappresentano un quinto del PIL regionale. Il Piano strategico regionale della cultura è stato pensato nel 2016 su base decennale, con l’obiettivo di strutturare un’economia della cultura, che si è composta saldandosi con il turismo. Abbiamo superato i 16mln di presenze nel 2023, con una domanda di turismo internazionale e alto-spendente”. La Direttrice allo sviluppo economico della regione Puglia, Gianna Elisa Berlingerio, ha illustrato le strategie dell’attrazione dei talenti messe in campo in Puglia, consolidate da ricerca, sviluppo e innovazione. Paolo Ponzio, presidente del Teatro pubblico pugliese, è entrato nel vivo dello stile di vita pugliese: “Invece che parlare di narrazione dovremmo parlare di racconto, perché c’è una tradizione in Puglia di racconti, di “cunti”, trasmessi oralmente. Sviluppiamo attività culturali che pervadono il territorio pugliese attraverso la vivacità intellettuale delle città e dei paesi. I nostri, più che borghi, sono paesi, abitati da contadini che hanno coltivato la terra e il mare e si sono acculturati. Cultura e coltivare vanno di pari passo. Bellezza e autenticità, lungo tutta la Puglia, in luoghi presidi di autenticità. Tradizione e innovazione: è il patrimonio immateriale, ciò che trasmettiamo è ciò che immaterialmente creiamo”.
 
Rocco De Franchi, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Puglia, ha ribadito come, grazie a buone strategie di comunicazione trasparente, la Puglia sia guida del Mezzogiorno, mettendo da parte stereotipi sbagliati che si afferma come terra delle opportunità. Tra i casi virtuosi, sono state presentate due attività di alto valore culturale: il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, una degli eventi più longevi e affermati nel Mezzogiorno, dedicato all’opera lirica, alla sua 50esima edizione, attraverso le parole del presidente Michele Punzi che ha presentato anche il filmato del docufilm “L’utopia della Valle” di Leo Muscato; la mostra “G7: sette secoli d’arte italiana”, attraverso le parole di Pierangelo Argentieri, presidente della Rete d’imprese Micexperience.
 
I valori della storia e della cultura italiana hanno molti ambasciatori, tra questi un posto di rilievo è rivestito dall’Amerigo Vespucci, la nave considerata “la più bella del mondo”, che proprio in questi mesi è alle prese con il giro del globo, toccando 28 Paesi dei cinque continenti. Ambasciatrice UNICEF e UNESCO, racconta le eccellenze italiane. Non tutti sanno che il suo progettista è stato un genio pugliese, per la precisione foggiano, Francesco Rotundi. In collegamento il Comandante e il Cuoco di bordo pugliese, hanno raccontato la loro esperienza di esportazione del made in Italy.
 
I lavori si sono conclusi con un’ospite speciale: la giovane musicista Beatrice Rana, eccellenza pugliese ormai stella internazionale del pianoforte. La musicista ha raccontato il suo festival Classiche Forme, giunto all’ottava edizione, che si svolge nel Salento. Il seminario è stato condotto dalla giornalista olandese Norma Waltmann e da Mimmo Mazza, direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
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Visitare Norimberga: da Roma 2 voli a settimana con Eurowings

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Norimberga è una città affascinante con una ricca storia e cultura. Se il suo nome riporta alla mente un riferimento con un tempo oscuro della storia europea, ovvero il processo ai criminali nazisti, tuttavia questa città di circa mezzo milione di abitanti, capoluogo della Franconia, offre molto ai visitatori, anche d’affari ed ai turisti.
 
E proprio per illustrarne i molteplici aspetti si è svolta recentemente a Roma un evento di presentazione denominato “Taste of NUE”, Assaggio di Norimberga, anche in connessione con il nuovo collegamento aereo della compagnia Eurowings tra Roma e la città tedesca, due volte la settimana, il mercoledì e la domenica. Infatti, Nue è la sigla aeroportuale che contrassegna l’aeroporto internazionale  intitolato ad Albrecht Dürer, il grande artista rinascimentale, gloria della città. Si è inoltre trattato di un’occasione unica che per degustare le birre della Franconia e le specialità culinarie locali, intramezzate dalla descrizione delle bellezze della città.  Hanno curato l’incontro con la stampa Helga Schenk, del Marketing Italia dell’ente turismo di Norimberga e Silvia Arai Hoffmann, Aviation Marketing, Senior Manager Incoming della locale società aeroportuale.
 
Norimberga è una città che offre una sintesi unica di storia, arte e vita moderna, rendendola una meta imperdibile per ogni viaggiatore. Incastonata nella Franconia bavarese, è un gioiello medievale che vanta un centro storico perfettamente conservato, un’atmosfera magica e un ricco patrimonio storico-culturale. Tra i punti e le attrattive da non perdere, basti citare il Castello Imperiale che domina la città dall’alto della collina in un complesso fortificato che racchiude il Palazzo Imperiale, la Cappella Imperiale e il Museo del Castello; la Piazza del Mercato: cuore pulsante della città, che ospita la Chiesa di San Lorenzo, il pozzo “Schöner Brunnen” e la casa di Albrecht Dürer, pittore e incisore (Norimberga 1471 – ivi 1528), il più alto rappresentante dell’arte e della cultura del Rinascimento del Nord Europa.
 
Inoltre, mura e torri che cingono il centro storico per 3 km e mezzo con splendide viste panoramiche, il Museo Nazionale Germanico: uno dei più grandi musei di storia culturale della Germania, con una vasta collezione di oggetti che illustrano la storia del paese come il mappamondo più antico ancora esistente nel mondo,di Behaim, risalente al 1492, oggi patrimonio mondiale dell‘UNESCO. Uno tra gli oltre 40 musei della città; ma anche il Centro di Documentazione sul Nazismo, che, collocato sui resti dei raduni del partito nazista, narra la storia del regime nazista e del processo.
 
Né sono da trascurare le variegate caratteristiche della città: l’atmosfera medievale: il centro storico, con le sue case a graticcio, le vie acciottolate e le piazze pittoresche, quasi una macchina del tempo; il Mercatino di Natale: uno dei più famosi d’Europa, che si svolge ogni anno da fine novembre a dicembre; la gastronomia, con una cucina è ricca e gustosa, ove dominano specialità come le salsicce Nürnberger Rostbratwürstl, i crauti e i Lebkuchen (panpepato). Il tutto annaffiato dalla famosa birra artigianale, articolata in gusti e marche. Esiste addirittura il percorso dei 5 birrifici che, in circa due ore, permette ai birrofili di entrare nei birrifici e assaggiare in loco le varietà. Particolarmente originale il  Museo del Bratwurst, della salsiccia, per immergersi nei miti e nelle leggende del bratwurst probabilmente più piccolo e famoso e chiarine alcuni misteri lungo il percorso. In questo viaggio nel tempo si familiarizza con le diverse tradizioni di servire (“sei sui crauti”) e il loro significato in relazione alla storica cucina bratwurst locale, il “Bratwurstglöcklein”, approfondendo anche i dettagli della produzione artigianale di un autentico bratwurst di Norimberga.
 
I flussi
 
Nel 2023 i pernottamenti sono aumentati del 15% rispetto al 2022, raggiungendo i 3,5 milioni. Gli arrivi turistici hanno raggiunto 1,9 milioni, il tasso medio di occupazione dei letti è stato del 45%. Rispetto al turismo di tutta la Germania, Norimberga è al di sopra della tendenza. L’industria turistica nazionale ha registrato un aumento complessivo dei pernottamenti dell’8,1% rispetto al 2022, a fronte di un calo dell’1,7% rispetto al 2019.
 
Sono gli Stati Uniti il mercato estero più importante per Norimberga con un totale di 149.846 pernottamenti. Seguono il Regno Unito con 84.601 pernottamenti, l’Italia con 78.963 pernottamenti e l’Austria con 76.470 pernottamenti. Ad eccezione dell’Italia, tutti questi mercati principali hanno registrato una crescita a due cifre rispetto al 2022. In buona tendenza il flusso di italiani nel primo trimestre 2024, con 24.251 pernottamenti, pari al + 14,77% sullo stesso periodo
 
del 2023. L’Italia è inoltre,m tra i principali utilizzatori della Fiera Internazionale di Norimberga.
 
 
 
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