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Costume e Società

Festa del Cinema di Roma, edizione 2023: la partecipazione finldandese

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La Festa del Cinema di Roma, giunta alla 18a edizione, sta svolgendosi dal 18 al 29 ottobre 2023. Riconosciuta ufficialmente dalla FIAPF (Fédération Internationale des Associations de Producteurs de Films), la manifestazione, che nella Capitale celebra il grande schermo si svolge, come di consueto, presso l’Auditorium Parco della Musica che ospita le principali sale di proiezione e il lungo tappeto rosso, uno dei più grandi al mondo. Il programma coinvolge altri luoghi e realtà culturali della Capitale. e sono 18 i film in concorso quest’anno, proprio come 18 è il numero dell’edizione 2023 della Festa del Cinema di Roma.
 
La partecipazione finlandese
 
Peluri – kuolema on elävien ongelma (la morte è un problema dei vivi – death is a problem for the living) da Teemu Nikki con Pekka Strang, Jari Virman, Elina Knihtila – Vestono di nero, giacca e cravatta, scarpe un po’ a punta, capelli impomatati all’indietro, e guidano una nera Volvo, “la solida, vecchia Volvo, dove si può fumare”: un carro funebre con il quale Risto e Arto, i due vicini di casa che s’incontrano per caso e diventano amici, trasportano salme, spesso “eccentriche”. Risto ha il vizio del gioco, ad Arto manca una grossa porzione di cervello, a uno piace il jazz, all’altro il rock finlandese degli ’80, ed entrambi hanno una vita disastrata. Tra commedia e noir, tra Kaurismäki e il primo Winding Refn, il nuovo lungometraggio del finlandese Teemu Nikki (vincitore di Orizzonti Extra a Venezia 2021 con Il cieco che non voleva vedere Titanic) è un film laconico e sanguigno.
 
Ma forse il lavoro più inconsueto e raro è JE’VIDA diretto da Katja Gauriloff con Agafia Niemenmaa, Heidi Juliana Gauriloff, Sanna-Kaisa Palo, Seidi Haarla, Erkki Gauriloff – con la prima il 27 ottobre alle 20.30 @Teatro Studio Borgna
Je’vida è un affascinante e toccante viaggio nel passato, un film in bianco e nero e in formato 4:3 che trascina lo spettatore in un mondo di memorie dolorose e identità perdute. Storia di resistenza e di indissolubili legami ancestrali, il film ci trasporta nella lontana Finlandia settentrionale, in Lapponia, ed è il primo lungometraggio nella lingua Skolt Sámi, ora parlata solo da poche centinaia di persone (i Sámi della Lapponia sono l’unico popolo indigeno ufficialmente riconosciuto dall’Unione Europea). Seguendo la storia di Iida (Sanna-Kaisa Palo) una donna che ha abbandonato la sua comunità e la sua famiglia, la regista (finnica-Skolt) esplora la distruzione delle civiltà indigene a causa di un’assimilazione forzata alle culture e politiche dominanti.
 
L’anziana Je’vida alla morte della sorella torna in Lapponia, nella casa dove ha passato l’infanzia, accompagnata dalla nipote Sanna. Riaffiorano così dolorosi ricordi. Da bambina Sámi, Je’vida fu vittima di assimilazione culturale, costretta a cambiare nome e a vivere lontano dalla sua terra. Intanto Sanna, che è per lei un’estranea, scopre di essere incinta. Aprendosi l’una all’altra, le due donne ritrovano il valore di se stesse e delle loro radici.
 
La regista lo commenta così: “La sceneggiatura si basa su fatti realmente accaduti, storie che mia madre o i miei parenti mi hanno raccontato della loro infanzia e giovinezza, storie con cui anch’io sono cresciuta. Il film è ambientato dopo la seconda guerra mondiale, quando le feroci politiche di assimilazione attuate in Finlandia costrinsero molti Sámi a vergognarsi delle loro origini e ad abbandonare la loro lingua e la loro cultura. I valori e la visione del mondo tradizionali iniziarono a sgretolarsi e furono sostituiti da quelli occidentali. Il film parla dell’assunzione di un’altra cultura, dell’assimilazione, della fusione con la cultura dominante e di cose che hanno spinto le persone a fare scelte sbagliate.”
Katja Gauriloff
 
Nata nel 1972 a Inari, in Finlandia, Katja Gauriloff ha esordito nel lungometraggio con il documentario ‘A Shout into the Wind’, parlato, come Je’vida, nella lingua Sámi Skolt, oggi conosciuta solo da circa 300 persone. Ha partecipato al Festival di Berlino con i documentari Canned Dreams e Kaisa’s Enchanted Forest, un altro film sulla comunità Sami Skolt, vincitore dello Jussi, il premio nazionale del cinema finlandese. Ha poi diretto ‘Baby Jane’, il suo primo lungometraggio di finzione.
 
 
Tutto il programma del festival:
 
Privo di virus.www.avast.com

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