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di Andrea Barbi
FERRARA
– Una tratta ferroviaria considerata secondaria, percorsa da vecchi e malandati treni utilizzati principalmente da pendolari che studiano o lavorano a Ferrara e risiedono in quella miriade di paesini sparsi nella bassa padana e collegati fra loro dalle poche strade asfaltate presenti e da queste due linee parallele di ghisa che seguono un percorso piuttosto irregolare dalla provincia di Mantova fino al capoluogo estense. È questa la realtà della ferrovia Suzzara-Ferrara nata nel 1888 con l’intento di diventare il punto di partenza per un progetto logistico ambizioso e molto lungimirante per l’epoca che voleva raccogliere il traffico commerciale della pianura padana per incanalarlo verso i porti dell’Adriatico settentrionale, in particolare verso quello di Ravenna, all’epoca non ancora sviluppato. Purtroppo dopo la costruzione di questa prima tratta, il neonato stato italiano decise di interrompere il progetto e vendere la ferrovia ad operatori privati. Da quel momento, fino ad oggi, quei piccoli treno che quotidianamente fanno capolino in mezzo ai campi coltivati, sono diventati un mito per gli abitanti delle zone limitrofe che con affetto li chiamano littorine. Il servizio di collegamento con la città di Ferrara che le “ littorine” offrono durante tutto il tempo dell’anni è fondamentale per la stessa sopravvivenza di questi paesini prettamente agricoli e isolati geograficamente. Se non ci fosse questo tipo di trasporti, molti lavoratori e studenti sarebbero costretti ad abbandonare i luoghi natii per trasferirsi in città. Nonostante la sua fondamentale importanza questo servizio, attualmente gestito dalla società Tper (trasporto pubblico Emilia Romagna), una azienda controllata dalla… [Continua…]
[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DEL GIORNALE E ANDARE A PAG. 7]
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