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di Andrea Barbi
FERRARA – Molti hanno pensato in un primo momento a un pesce d’aprile: invece è vero. Don Sylvain Kapela Mukunda, 43 anni, sacerdote di nazionalità congolese, da 10 anni viceparroco a Villa Fulvia nella chiesa dedicata al Beato Tavelli, è stato arrestato venerdì notte dopo aver ferito un poliziotto (lesioni personali aggravate) che ha urtato con la sua auto nel tentativo di sfuggire agli agenti. Ma deve rispondere anche di resistenza, di aver causato il danneggiamento di un’auto di servizio della polizia e di aver guidato in stato di ebbrezza, reato che gli è costato anche il ritiro della patente e il sequestro dell’auto ai fini della confisca.
È il conto giudiziario che gli è stato presentato al termine dell’inseguimento avvenuto in piena notte per le strade della città nel corso del quale la condotta di guida del parroco, al volante di una Volkswagen Lupo, ha attratto l’attenzione di un automobilista di passaggio che ha segnalato la cosa alle forze dell’ordine e si è messo alle calcagna del veicolo guidato all’impazzata. La “Lupo” non rispettava stop e semafori, procedeva a zig zag e avrebbe anche danneggiato alcune auto parcheggiate. Poco dopo le 2 le volanti della polizia hanno sbarrato la via alla “Lupo” nei pressi del passaggio a livello di via Fabbri. Il religioso si è dapprima fermato, poi ci ha ripensato e ha innestato la marcia tentando di fuggire: un poliziotto è rimasto ferito (prognosi di 10 giorni per una contusione al ginocchio sinistro) e una volante è stata ammaccata. A quel punto un agente ha aperto con decisione la portiera e ha bloccato il conducente. Nessuno si aspettava però che le generalità della persona al volante, spericolata e incosciente, fossero quelle di un sacerdote. Don Sylvain non ha fornito alcuna spiegazione agli inquirenti e nemmeno al giudice, davanti al quale è stato chiamato ieri mattina. Al controllo con l’etilometro il tasso alcolico nel sangue è risultato di 2,55/litro, oltre cinque volte il limite ammesso dalla legge.
Sabato pomeriggio, il giudice Carlo Negri ha convalidato l’arresto. Il sacerdote, è stato rimesso in libertà con l’obbligo di firma. In aula, don Silvano ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Il suo difensore, l’avvocato Barbara Grandi, ha chiesto i termini a difesa per raccogliere tutti gli elementi necessari in vista del giudizio. L’udienza si è conclusa con la riserva del giudice. Bisognerà quindi attendere qualche giorno per gli sviluppi di una storia che ha lasciato a bocca aperta l’intera città.
Poche righe da parte della curia per circoscrivere il fattaccio e il suo protagonista e per manifestare solidarietà all’agente rimasto ferito nel tentativo del sacerdote di sfuggire al posto di blocco allestito in via Fabbri. «Nell’apprendere l’episodio occorso la scorsa notte – si legge nel comunicato apparso sul portale del periodico cattolico La Voce –, le cui ragioni allo stato attuale risultano non chiare, l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio esprime la propria sorpresa per l’accaduto». Fatte le premesse, la diocesi spende qualche parola su don Silvano che, a detta a di molti, non avrebbe di certo l’atteggiamento e i modi del tipo capace di simili colpi di testa. «Il sacerdote coinvolto – prosegue la breve nota – è conosciuto come persona attenta e ben voluta dalla comunità a cui appartiene, che è rimasta incredula da quanto appreso». Poi la conclusione, con un pensiero a chi ha fatto le spese della ‘sbandata’ di don Silvano. «L’amministratore apostolico monsignor Luigi Negri, i sacerdoti e i fedeli si stringono intorno poliziotto coinvolto nella vicenda e alla sua famiglia con preghiere di pronta guarigione». Nulla di più. Ora, per i vertici dell’Arcidiocesi, è tempo di capire quali siano le ragioni profonde all’origine del gesto del cappellano di Villa Fulvia. Al momento la diocesi non ha preso alcun provvedimento nei suoi confronti. Troppo presto. Per oggi, in ogni caso, non celebrerà messa. Prima, sembra essere il sottinteso della curia, bisogna fare chiarezza.
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