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La Federlazio ha realizzato la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, effettuata su un campione di 350 imprese associate. Lo studio ha riguardato il secondo semestre 2016. L'indagine è stata presentata oggi presso la sede dell'Associazione dal Presidente della Federlazio Silvio Rossignoli e dal Direttore Generale Luciano Mocci. All'incontro sono intervenuti, tra gli altri, l’Assessore allo Sviluppo Economico e Attività produttive della Regione Lazio Guido Fabiani e il Presidente di Unioncamere Lazio, Lorenzo Tagliavanti. L’immagine che i dati seccamente ci restituiscono è quella di un tessuto imprenditoriale regionale che, nel suo insieme, si sta faticosamente rimettendo in marcia.
Sicuramente possiamo dire che rispetto al semestre scorso vi sono elementi tendenzialmente più confortanti, che indubbiamente vanno accolti con positività, ma ancora incerti e poco consolidati. Nel secondo semestre 2016, il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi per quanto concerne il mercato nazionale recupera 7 punti passando da -9 a -2 rispetto al primo semestre del 2016. Migliorano anche gli ordinativi dal mercato Extra-UE (da +16 a +20), mentre diminuiscono leggermente quelli dai paesi UE (da +9 a +6). Il fatturato sul mercato domestico registra un deciso miglioramento rispetto al semestre precedente, passando da -5 a +4. Un andamento crescente che riguarda anche il fatturato derivante dall’estero: paesi Extra-UE da +3 a +10, paesi UE da +5 a +8. Rimane negativo il saldo di opinioni sull’andamento della produzione (da -8 a -5). E’ pari al 36,9% la percentuale delle imprese che ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel primo semestre 2016.
Si tratta di una percentuale in lieve diminuzione rispetto alla prima parte del 2016 (37,8%) ma superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno 2015 (29,3%), confermando quindi un trend positivo in consolidamento. Occupazione: diminuisce leggermente la percentuale di imprese che hanno assunto nel secondo semestre 2016, tornando praticamente ai livelli del 2015 (18,6%).L’indagine Federlazio ha rilevato anche le previsioni a breve sui prossimi sei mesi dalle quali emerge che, per quanto concerne gli ordinativi, le aspettative sono positive: mercato nazionale da +10 a +13; Paesi EU in leggera diminuzione (da +31 a +26); Paesi Extra-UE in costante crescita (da +24 a +29). Riguardo le previsioni sull’occupazione per il I semestre 2017, il saldo atteso diminuisce tornando negativo a -1. Diminuisce leggermente anche la percentuale di imprese che prevedono di effettuare investimenti, ora al 39,4% (negli ultimi due passati rilevamenti era rispettivamente 41,5% e 37,9%). Tra le principali problematiche segnalate dagli imprenditori, al primo posto ancora la “insufficienza della domanda” che sale dal 27 al 28%.
Seguono il “ritardo dei pagamenti dei privati” (23,4%), il “ritardo dei pagamenti PA” (14,2%), la “impossibilità di partecipare agli appalti” (9,2%), la “mancata concessione del credito bancario” (5%). Abbiamo poi voluto cogliere la percezione delle imprese su come stia evolvendo la crisi dal loro punto di vista. Nel complesso emerge un quadro di incertezza: infatti se da un lato diminuiscono gli imprenditori che dichiarano che “al momento non si intravede una via di uscita” – che fa registrare una percentuale del 38,2% rispetto al 43,4% -, dall’altro cresce anche la percentuale di coloro che pensano che “il peggio deve ancora venire” (dal 3,3% al 6,1%). La percentuale di imprese che ritengono di correre seri rischi di chiusura entro i prossimi sei mesi si è aumentata da 10,3% a 13,6%. Riguardo quali azioni le imprese intendono porre in essere al proprio interno per contrastare la crisi, al primo posto le imprese hanno indicato la “creazione di nuovi prodotti” con il 22% (in diminuzione rispetto al precedente 25,1%).
Segue il “taglio dei costi di gestione” (da 22,2% a 20,6%), il “miglioramento della qualità del prodotto/servizio” (da 18,8% a 20%), le “attività rivolte sul mercato estero” (da 10,9 a 11,2%), la “riduzione del personale” (da 5,9 a 7,6%). Alla domanda su cosa renda la loro attività meno competitiva qui in Italia rispetto a quella dei propri concorrenti, le imprese anche questo semestre hanno indicato al primo posto la “pressione fiscale”, che ha raggiunto il livello del 30% dal 29,4%, seguita dal “costo del lavoro” (dal 25,5% al 226,1%) e dalla “complessità normativa e burocratica” stabile al 20,3%. Infine, alle imprese del campione è stato chiesto di indicare quale azione il Governo regionale dovrebbe mettere al primo posto per uscire dalla crisi. Anche per questo semestre al primo posto viene indicata la “riduzione delle tasse su impresa e lavoro” con il 62,7%, (era il 64,6% nel semestre precedente), sostanzialmente stabile e costante nel tempo. A parte l’azione relativa alla “eliminazione inefficienze della PA” (in diminuzione da 14,2% a 9%), tutte le altre hanno percentuali quasi irrilevanti.
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