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di Christian Montagna
Napoli – Un'altra storia di abusi di potere, violenze e soprusi giunge dal racconto di Nina Scafuro Nobila, la madre di Federico Perna morto in circostanze ancora tutte da chiarire nel carcere di Poggioreale a Napoli. Intervistata telefonicamente dal nostro quotidiano, Nina Scafuro ha raccontato tutta la verità su quei giorni atroci della morte del figlio.
Arrestato nel settembre 2010, Federico sta scontando un definitivo di otto anni per la legge Fini- Giovanardi per motivi legati alla tossicodipendenza. Padroncino presso il corriere Bartolini, le sue condizioni di salute in carcere sono precarie: Federico è malato di tumore al fegato, ha un disturbo border line e si ammala di cerosi epatica. Sebbene il quadro clinico fosse preoccupante, i numerosi magistrati che hanno rigettato le tre istanze di scarcerazione e di richieste di domiciliari per malattia non ritengono necessario spostarlo fuori dal carcere. Non viene dunque sottoposto alle dovute cure mediche e perciò si ammala anche di piastrinopenia e leucopenia, nonostante ciò però, i posti negli ospedali per lui non si trovano. Negli anni che vanno dal 2010 al 2013, Federico viene trasferito in numerosi penitenziari di Italia: Viterbo, Cassino, Velletri, Rebibbia, Secondigliano, Benevento e per ultimo Poggioreale dal quale non ne uscirà mai più se non privo di vita.
E' l'8 Novembre 2013 quando l'agente di turno nel Carcere di Poggioreale nota alle 16,10 Perna cianotico nella sua cella e lo conduce presso l'infermeria. L'autoambulanza viene chiamata soltanto alle 16.50. Un lasso di quaranta minuti al vaglio ora della magistratura. Federico si sarebbe potuto salvare se i soccorsi fossero stati chiamati in tempo? Detenuto presso il padiglione Avellino al piano terra di Poggioreale, Federico muore alle 16.50. L'autopsia viene eseguita soltanto sei giorni dopo sul corpo e riporta agghiaccianti particolari: il corpo della vittima risulta imbottito di psico farmaci in quantità non compatibili con la terapia che sta seguendo il ragazzo. La battaglia di Nina va avanti a più non posso per scoprire la verità su questa incredibile vicenda. Gli avvocati richiedono i documenti degli interrogatori ai detenuti compagni di cella di Federico ma questi, non arriveranno mai. Secondo quanto dichiarato dalla stessa madre, in seguito alla morte di Federico, circa trecento lettere di detenuti giungono ai legali della famiglia Perna per raccontare particolari e dettagli sul pestaggio di Federico. Ma il caso non è isolato all'interno di questo penitenziario: al momento infatti, centocinquanta denunce risultano agli atti della Procura di Napoli ma soltanto quattro agenti della penitenziaria sono stati allontanati e trasferita la direttrice Teresa Abate. Federico viene ritrovato senza denti, con unghiate sugli occhi, con escoriazioni presenti su tutto il corpo, con il collo nero ed evidenti segni su tutto il corpo.
I racconti di Nina ricordano l'ultimo colloquio del 18 Ottobre con il figlio all'insegna della paura e dell'angoscia: "Federico", racconta, " è spaventato da una guardia e mi invita a non urlare sebbene avessi visto i suoi segni riconducibili ad un pestaggio". Nina continua a domandarsi cosa sia realmente accaduto in quella cella. I denti di Federico dove sono finiti? Il calco di uno scarpone dietro la schiena a cosa è dovuto? Il braccio bruciato? La mano piena di ecchimosi completamente gonfia e blu è realmente urtata contro un corpo contundente rigido? Perché il labbro inferiore è spaccato ? Perché le unghiate sulle palpebre degli occhi e nelle orecchie?Le ecchimosi alle tempie e in tutto il corpo sono riconducibili ad una morte ischemica? Come mai la felpa e la maglietta sono sporche di sangue per 27 cm dietro la schiena? Possibile che così si muoia di problemi al cuore? Gli esponenti del Dap non hanno rinunciato alla propria difesa nei salotti televisivi di La 7; proprio durante un programma televisivo infatti, Donato Capece avrebbe accusato la madre dell'abbandono del figlio in carcere e di essersene interessata soltanto dopo la morte. Accuse alle quali Nina ha risposto duramente incolpandolo di voler nascondere a tutti i costi lo stato carcerario abominevole di quel penitenziario. La Procura che al momento ha indicato quella di Perna come morte per grave ischemia cardiaca acuta ha indagato medici di turno, guardie e medici legali ma sarà l'inchiesta del prossimo 26 Maggio a stabilire se i medici possano aver avuto delle responsabilità in questa ennesima morte all'interno delle carceri italiane.
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