Federica Pellegrini e la bandiera della discordia

di Silvio Rossi

Ci sono occasioni nella vita che arrivano una sola volta nella vita, come un treno che passa e non torna più indietro. Non saper cogliere quest’opportunità è un errore che molte persone nella vita pagano caro, perdendo importanti possibilità e aumentando i rimpianti.
Difficilmente si ha, nella vita, una seconda possibilità. E per ottenerla bisogna sudare sette camicie, riconoscere l’errore fatto in precedenza, prepararsi ad affrontare la scelta con uno spirito rinnovato.
Se poi l’offerta snobbata è di quelle importanti, che donano un prestigio particolare a chi le riceve, e la rinuncia non convince, in quanto a motivazioni, i proponenti, risulta ancora più difficile comprendere perché si sia arrivati a ripeterla.
Quattro anni fa, alle Olimpiadi di Londra, la nuotatrice Federica Pellegrini, è stata designata come portabandiera della delegazione italiana. Un onore riservato a personalità che hanno dato lustro al tricolore in vari sport, un onore che è stato concesso in precedenza a campioni come Mennea e la Simeoni, D’Inzeo, Giuseppe Abbagnale. La campionessa però, con una scelta che ha fatto infuriare l’allora presidente del Coni Gianni Petrucci, ha declinato l’invito, adducendo come motivazione l’imminente qualificazione alle sue gare di nuoto, temendo che le ore passate a sostenere cotanto peso potessero influire negativamente sulle sue prestazioni, che peraltro non sono state affatto entusiasmanti.
Il suo posto è stato preso da Valentina Vezzali, pluripremiata schermitrice che proprio in questi giorni ha festeggiato l’addio alla pedana con una medaglia d’argento ai mondiali, che si svolgono proprio nella metropoli brasiliana che tra qualche mese ospiterà i Giochi.
Ci chiediamo, a questo punto, perché offrire questa seconda opportunità. Le “ragioni” che hanno tenuto lontana l’atleta veneta, restano tali anche in questa edizione. Le gare di nuoto inizieranno, come a Londra, il giorno successivo alla cerimonia d’inaugurazione, per cui, se la cosa non era sopportabile quattro anni fa, cosa è cambiato oggi? Sarebbe stato meglio affidare il vessillo a un altro atleta, anche con un palmares più scarno, ma con un maggiore orgoglio nazionale.
Alla nuotatrice tanto vincente quanto viziata, non si doveva offrire la bandiera, le si doveva chiedere solo di fare una prestazione migliore rispetto l’edizione precedente.