Editoriali
Fascismo buono e fascismo cattivo: tra realtà storica e campagna elettorale
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7 anni agoon
Le parole della presidente (presidenta?) della Camera dei Deputati Laura Boldrini, che asserisce che nulla di buono c’è stato nel ventennio fascista, prontamente rilanciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono durissime. Non si può pensare che siano credibili fino in fondo, dato che il regime di Mussolini, pur essendo stato una dittatura, ha realizzato -, senza l’intervento della mafia sugli appalti, senza l’ANAC e le indagini della Guardia di Finanza, e senza le mazzette – numerosissime opere pubbliche. A Roma, come in gran parte della nostra bella nazione, sono ancora presenti edifici stile ventennio, che sfidano il tempo e non collassano, come invece succede a stabili molto più giovani, costruiti con fondi statali. E’ forse molto noto l’episodio riferito al senatore Araldo Crollalanza, che fu incaricato di una delle più belle opere di quel periodo, e che dura ancora oggi intatta: il lungomare di Bari. Quando il Duce lo andò a visitare, ne apprezzò la struttura, ma si lamentò che fosse un’opera costosa. A quel punto, il responsabile dell’opera gli disse che era avanzato del denaro, che si affrettò a restituire. Tutt’altra cosa da ciò che accade oggi, quando abbiamo centinaia di opere incompiute finanziate con fondi dei cittadini, e che potrebbero essere completate soltanto con una somma molto superiore a quella prevista all’inizio per la loro realizzazione totale.
Tali mostri di cemento armato rimangono così senza tempo, in attesa di una soluzione, e la colpa si da’ alla burocrazia: ma i burocrati sono uomini
Chi conosce un po’ di storia – quella vera, non quella scritta dai vincitori – può arrivarci da solo. Le dichiarazioni delle due massime cariche dello Stato dimostrano la faziosità di chi propugna una politica di segno diverso, ed esulano dalla realtà storica. Per questo risultano, alla fine, meno credibili di quanto potrebbero essere, e meno efficaci: tranne per quei minori che sempre più si vogliono indottrinare con presunti ‘valori democratici’, in una nazione che tale regime – democratico – non conosce, ed è da indagare se l’abbia mai conosciuto. A poche ore di distanza dalla manifestazione antifascista organizzata dal PD, la presidente (presidenta?) della Camera Laura Boldrini, in un’intervista a La Repubblica, ha dichiarato: “Tutte le forze politiche democratiche dovrebbero fare fronte comune contro chi si richiama al regime fascista, che “fu di sopraffazione, di annientamento dei diversi, di discriminazione nei confronti delle donne”. Per cui, conoscendo il suo ben noto femminismo sopra le righe – anche e soprattutto esercitato da una posizione istituzionale privilegiata, il che dovrebbe consigliare una maggiore cautela nell’esprimere opinioni molto personali – non si capisce bene se il suo risentimento riguardi un regime ormai storico, o il fatto che le donne non erano emancipate come oggi, ma avevano un ruolo domestico ben definito. Si scaglia poi, la presidente (presidenta?) della Camera, – ma non dovrebbe esercitare una sorta di neutralità? – contro i “gruppi neofascisti” che “si moltiplicano, si allargano, diventano più arroganti e violenti.” E’ chiaro a tutti che i delinquenti vanno messi in galera, senza discriminazioni, ma non si può perseguitare politicamente e giudizialmente chi ha idee diverse dalle nostre. Qui sì, si scadrebbe in una sorta di regime che di democratico non ha nulla, e che sarebbe, a questo punto, fascismo, totalitarismo, discriminazione, cioè proprio quello che si vorrebbe stigmatizzare.
“In alcuni ambienti del nostro Paese”, ha detto ancora Laura Boldrini, “si è creato un clima assolutorio, si è raccontata la storia – falsa – di un fascismo buono finché non ha incontrato il nazismo cattivo. Ma il fascismo è stato da sempre violenza, aggressione, privazione della libertà. Chi invoca oggi quel regime non conosce la storia”. Bene, noi diciamo che la storia non la conosce chi fa tali asserzioni. La storia vera, non quella scritta dai vincitori. Le opere del ventennio sono sotto gli occhi di tutti, compreso quell’obelisco che la signora Laura voleva sfregiare, cancellandone il nome ‘Mussolini’ e creando un ipocrita falso storico. Alle parole della Boldrini hanno fatto eco con singolare tempismo quelle del presidente Mattarella, secondo il quale “Non esiste un fascismo buono e uno cattivo, il fascismo è tutto cattivo, e sbaglia chi dice che l’errore, oltre a quello della guerra, è nato con l’incontro con i nazisti.” Non possiamo che condannare le leggi razziali, vera ferita nella storia di un’Italia che stenta ancora a trovare il suo equilibrio, ancora oggi.
Tutto ciò, in seno alla commemorazione della Giornata della Memoria
Un massacro che non è stato soltanto degli Ebrei, perchè genocidi nel tempo ci sono stati anche altrove, nel mondo, come, ad esempio, quello degli Indiani d’America, da parte di un popolo bianco invasore che voleva appropriarsi delle loro terre. Quello che inorridisce, al contrario, sono le modalità indescrivibili che sono seguite alla deportazione. Adulti e bambini adibiti a cavie umane, oro raccolto dalle protesi dentarie dei deportati, intere famiglie strappate alla vita civile, costrette alla separazione e poi distrutte, donne giovani messe in case di piacere per i soldati tedeschi, camere a gas e forni crematori. Eccetera eccetera, fino a che può arrivare la nostra immaginazione più perversa, e anche oltre. Fatti reali e incontestabili, di cui esistono prove e testimonianze anche di prima mano, da parte di superstiti miracolosamente sopravvissuti nonostante tutto. Sbaglia chi non crede ai numeri e alla proporzione del genocidio che fu perpetrato, e che solo menti malate come quella di Hitler e dei suoi più stretti collaboratori potevano concepire.
In realtà, la persecuzione antisemita non era nei dogmi del regime fascista, e gli Ebrei non furono, all’inizio, perseguitati
Nel maggio del 1938 Hitler venne in visita a Roma. Le leggi razziali, sulla scia di quelle tedesche, furono promulgate dopo il luglio del 1938, e la consecutio è importante. Vien da pensare, checchè ne dicano altri, che Mussolini, pur non essendone stato sollecitato, abbia voluto seguire la linea tracciata dal suo alleato tedesco, trovando una facile via per sbarazzarsi anche di alcuni oppositori al regime. Papa Pio XI, che otto anni prima, forse sotto l’effetto dei Patti Lateranensi, aveva definito Mussolini come “L’uomo della Provvidenza”, nel 1937 aveva scritto un’enciclica contro l’antisemitismo dei Tedeschi, la “Mit brennender Sorge”, in cui si riferiva all’antisemitismo del Reich, perchè in Italia non c’era ancora stato alcun accenno ad una condotta antisemita. Ciò fa supporre che la questione antisemita sia nata in Germania, e che il Duce ne abbia voluto seguire le orme. L’emanazione delle leggi antisemite in Italia avvenne nell’autunno del 1938. Non era quindi una condizione essenziale per il regime fascista, nato nel 1922. Le deportazioni sono datate 1943, e sono state operate dai nazisti. Loro i rastrellamenti, loro in treni per i campi di sterminio, loro tutte le nefandezze di cui non hanno, in tempi più recenti, voluto rispondere. Sempre di Pio XI una dichiarazione, pronunziata con le lacrime agli occhi, che ci sentiamo di condividere in toto. “Non è lecito per i cristiani prendere parte all’antisemitismo. L’antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti.”
Vogliamo invece smentire le parole della Presidenta della Camera dei Deputati Laura Boldrini, quando dice che “Anche in Italia c’erano quaranta campi”, facendo passare il messaggio che in Italia il fascismo avesse instaurato ben quaranta compi di sterminio
In realtà, in Italia non ci sono mai stati campi di sterminio, ma soltanto luoghi – isole o altro – di confino, in cui il regime inviava gli oppositori più pericolosi, oltre agli omosessuali, cristiani evangelici, testimoni di Geova – queste ultime due categorie forse in ossequio al Vaticano – comunisti, antifascisti ed Ebrei. Luoghi sorvegliati da Carabinieri, che non sono per nulla da paragonare ai campi di concentramento tedeschi. Il messaggio che si vuol far passare è chiaro, e non corretto. In realtà la malvagità nazista appartiene solo a loro, e non al regime italiano.
Non è intenzione di queste righe costituire una difesa d’ufficio del regime fascista: ognuno semina ciò che raccoglie. Ma tuttavia dichiarazioni come quelle che abbiamo udito dalle massime autorità dello Stato non si possono accettare, in nome della verità storica. Il regime fascista, osteggiato da molti, rimpianto da altri, è stato un regime di dittatura, con tutte le sue pecche e anche quei meriti, che oggi fa comodo non ricordare. Chi avrebbe potuto, e dovuto fare qualcosa, non la fece. Ricordiamo che Giorgio Napolitano rimase fascista fino alla caduta del regime, convertendosi prontamente al comunismo nel 1945, come si può leggere sul veicolo di notizie più facile, Wikipedia.
Roberto Ragone
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