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di Angelo Barraco
Milano – Il Gup di Milano Marchiondelli ha rinviato a giudizio l’ex Re dei paparazzi Fabrizio Corona, con le accuse di intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione in merito alla somma di 2,6 milioni di euro di cui una parte è stata rinvenuta nel controsoffitto e un’altra parte è stata invece rinvenuta all’interno di due cassette di sicurezza in Austria. E’ stata rinviata a giudizio anche la sua collaboratrice Francesca Persi e per loro il processo inizierà il 25 gennaio. Il Tribunale del Riesame di Milano, nelle motivazioni che hanno portato alla conferma del provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’ex Re dei Paparazzi, scrive che Fabrizio Corona ha una “inusuale inclinazione a delinquere e le modalità di esecuzione e organizzazione” i merito all’intestazione fittizia di beni e inoltre viene evidenziata “una sicura capacità delinquenziale, oltre che l'inserimento in un contesto organizzato e ben collaudato”. Corona è tornato nuovamente in cella il 10 ottobre scorso, mentre era in affido ai servizi sociali. Per il Riesame c’è il “pericolo concreto e attualissimo” che possa assumere “analoghe condotte criminose”. Nel corso delle dichiarazioni spontanee, Corona avrebbe parlato al Gup di Milano e avrebbe detto: “Tra ieri e l'altro ieri ho versato circa 400mila euro di tasse su quei contanti, ora datemi la possibilità di uscire e di tornare a casa”. Il legale inoltre ha specificato che Corona è “preoccupato ma pronto a dare battaglia”. La difesa è pronta a dimostrare che il denaro sequestrato al’ex Re dei Paparazzi è di provenienza lecita e vuole dimostrarlo attraverso la documentazione “per dimostrare che Fabrizio ha iniziato a pagare le imposte su quelle somme” specifica il legale.
Ricordiamo che la Guardia di Finanza ha sequestrato l’abitazione milanese dell’ex re dei paparazzi sita in Via De Cristoforis dal valore di 2 milioni e mezzo di euro. Tale provvedimento è stato disposto dal Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, che hanno chiuso l’inchiesta su Corona per intestazione fittizia, frode fiscale, violazione di norme patrimoniali in relazione alle misure di prevenzione. Ma veniamo al caso di Corona nei particolari. Dalle indagini è emerso, secondo quanto dichiarato dai finanziari, che le attività d’indagine “hanno consentito di appurare come l'immobile oggetto del sequestro, nella piena disponibilità di Corona, fosse stato acquisito, previa intestazione formale a un prestanome, con risorse finanziarie prevalentemente provento delle azioni distrattive commesse in danno della società fallita”. Si apprende inoltre che l’appartamento era stato acquistato nel 2008 e secondo i Giudici “con una liquidità da ritenere di origine illecita costituita dal proventi di illeciti tributari e fatti di bancarotta” poiché “Fabrizio Corona era persona che viveva, almeno in parte, di un flusso costante di somme provenienti dagli illeciti tributari e dalle condotte di bancarotta ai danni della Corona's”.
L’abitazione era intestata a Marco Bonato, suo collaboratore e i giudici sottolineano “Dal momento dell'acquisto Corona è sempre stato residente al civico 13 di via De Cristoforis e ha mantenuto con continuità la disponibilità dell'immobile che il proprietario formale non ha invece mai abitato”. Inoltre i Giudici riportano che i soldi della compravendita dell’immobile provengono dai conti della Fenice “a partire dagli 1,1 milioni di euro suddivisi in 22 assegni circolari di 50mila euro ciascuno emessi il 26 febbraio 2008 che risultano ritirati in banca dall'avvocato Tommaso Delfino su delega di Corona. Sono stati versati su un conto cointestato a due coniugi calabresi nei giorni successivi in favore del pregiudicato calabrese Vincenzo Gallo, che appare cosi' il beneficiario finale del pagamento”. Fabrizio Corona è stato arrestato il 10 ottobre con l’accusa di intestazione fittizia di beni in relazione alla vicenda relativa al ritrovamento di un milione e 700 mila euro in contanti rinvenuti nel controsoffitto della casa di una sua collaboratrice Francesca Persi.
Corona, dal carcere di San Vittore,ha parlato di due conti: “I contanti sequestrati e quelli portati in Austria (900mila euro, secondo Corona) sono frutto del mio lavoro e di quello della società Atena (amministrata dalla Persi) e avevo intenzione di pagare le tasse”. L’8 novembre si è tenuta davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano l’udienza per decidere se revocare o meno l’affidamento ai servizi sociali.
L’ex re dei paparazzi ha dichiarato: “Mi sento accerchiato, ho commesso un errore ma non un reato, se mi date il tempo per pagare le tasse su quei contanti potrò proseguire nell'affidamento, perché sono una persona onesta che ha guadagnato un mucchio di soldi ammazzandosi di lavoro” aggiungendo inoltre “Sono andato a denunciare la bomba carta esplosa sotto casa mia la scorsa estate e da lì è partito tutto, mi hanno trattato come un criminale, ma io su quei contanti (1,7 milioni di euro sono stati trovati in un controsoffitto) sono ancora in tempo per pagare le tasse”.
Arrabbiato Don Mazzi, fondatore della Fondazione Exodus: “Corona caro, prima di tutto non venire da me perché sono troppo buono e mi hai fregato. Più che pentito per averlo accolto, mi sono arrabbiato mi pare di essere stato imbrogliato. Forse peccando di superbia ero convinto che non avesse voglia di fregarmi e invece, forse, c'è stato un periodo in cui si è convinto di non fregarmi, ma dopo è venuto fuori ancora il Corona” ha aggiunto inoltre “Io sono arrabbiato che sia in galera la galera a Corona e a persone così non serve, bisogna che trovi un altro luogo e, soprattutto, un po' più di pazienza, è stato troppo poco con me” e ha aggiunto “Intanto ho detto che si cerchi un altro che Don Mazzi ha da fare io sono apertissimo a dieci casi anche peggiori di lui, perché Corona è in effetti un caso mass-mediatico, ma non avete idea di che casi ho seguito e che sto seguendo e cosa ho nelle mie comunità, perché forse sono diventato l'unico prete che ancora prendi questi casi”.
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