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Cronaca

Fabrizio Corona, parla il suo Avvocato Ivano Chiesa: "Tutto questo disastro per una roba così banale"

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Tempo di lettura 5 minuti La finanza ha sequestrato la sua casa a Milano

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di Angelo Barraco

Milano – Ancora guai per Fabrizio Corona. La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato l’abitazione milanese dell’ex re dei paparazzi sita in Via De Cristoforis dal valore di 2 milioni e mezzo di euro. Tale provvedimento è stato disposto dal Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, che hanno chiuso l’inchiesta su Corona per intestazione fittizia, frode fiscale, violazione di norme patrimoniali in relazione alle misure di prevenzione.
 
 
L’Osservatore D’Italia ha intervistato in esclusiva il legale di Fabrizio Corona, l’Avvocato Ivano Chiesa che ci ha spiegato alcuni dettagli relativi alle ultime novità sul suo assistito.
 
– Come mai è stata sequestrata la casa di Fabrizio Corona?
Perché c’è una misura di prevenzione chiesta dalla Procura della Repubblica di Milano. Questa casa è stata comperata con i soldi provenienti dal fallimento della “Corona’s”, la società per cui c’è stata la bancarotta già definita nel 2007. Dieci anni dopo si svegliano. 

– Voi come reputate questo sequestro?
Cosa vuole che dica, un fuor d’opera assoluto. E’ una cosa che si dovrebbe applicare intanto alla criminalità organizzata e viene applicata ormai indistintamente a chiunque addirittura a distanza di nove anni dai fatti con un processo chiuso.
 
– In merito alla cospicua somma di denaro rinvenuta nel controsoffitto della casa della Signora Francesca Persi? 
Lo abbiamo già detto cinquemila volte, anche ieri davanti al Tribunale di Sorveglianza. E’ il frutto di un’attività lecita, perché uno lavora e guadagna, per essere pagati in contanti non è un reato in questo paese ancora, grazie a Dio, dopo di che si pagano le tasse. Non era il caso di fare tutto questo disastro per una roba così banale, questa è la mia opinione, tutto sommato al massimo l’evasione fiscale. Se dobbiamo mettere in carcere tutti gli evasori fiscali bisogna aprire un carcere molto grosso. 

 – Come sta Fabrizio Corona?
Non sta bene ovviamente, si sente accerchiato, si sente un portapacchi sotto assalto non so come dire, ogni giorno ne tirano fuori una, non sta bene. Non è tranquillo.
 
– Quali saranno le vostre prossime mosse?
Le prossime mosse saranno quelle di difenderci in merito a questa faccenda e fare le istanze che vanno fatte, però insomma è una cosa complessa ci sono una serie di cose da fare.
 
– Il Signor. Corona si trova in carcere allo stato attuale?
Si.
 
– E’ vostro intento una misura detentiva diversa a quella del carcere?
Ci proveremo, adesso vediamo. E’ il Tribunale di Sorveglianza che deve decidere e quindi aspettiamo la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Se gli sospendono la misura in corso è un conto, se non gliela revocano è un altro adesso vediamo a seconda di quello che succede. Lunedì o Martedì avremmo la risposta. 
 
Ma veniamo al caso di Corona nei particolari. Dalle indagini è emerso, secondo quanto dichiarato dai finanziari, che le attività d’indagine “hanno consentito di appurare come l'immobile oggetto del sequestro, nella piena disponibilità di Corona, fosse stato acquisito, previa intestazione formale a un prestanome, con risorse finanziarie prevalentemente provento delle azioni distrattive commesse in danno della società fallita”. Si apprende inoltre che l’appartamento era stato acquistato nel 2008 e secondo i Giudici “con una liquidità da ritenere di origine illecita costituita dal proventi di illeciti tributari e fatti di bancarotta” poiché “Fabrizio Corona era persona che viveva, almeno in parte, di un flusso costante di somme provenienti dagli illeciti tributari e dalle condotte di bancarotta ai danni della Corona's”.
 
L’abitazione era intestata a Marco Bonato, suo collaboratore e i giudici sottolineano “Dal momento dell'acquisto Corona è sempre stato residente al civico 13 di via De Cristoforis e ha mantenuto con continuità la disponibilità dell'immobile che il proprietario formale non ha invece mai abitato”. Inoltre i Giudici riportano che i soldi della compravendita dell’immobile provengono dai conti della Fenice “a partire dagli 1,1 milioni di euro suddivisi in 22 assegni circolari di 50mila euro ciascuno emessi il 26 febbraio 2008 che risultano ritirati in banca dall'avvocato Tommaso Delfino su delega di Corona. Sono stati versati su un conto cointestato a due coniugi calabresi nei giorni successivi in favore del pregiudicato calabrese Vincenzo Gallo, che appare cosi' il beneficiario finale del pagamento”. Fabrizio Corona è stato arrestato il 10 ottobre con l’accusa di intestazione fittizia di beni in relazione alla vicenda relativa al ritrovamento di un milione e 700 mila euro in contanti rinvenuti nel controsoffitto della casa di una sua collaboratrice Francesca Persi.
 
Corona, dal carcere di San Vittore, ha ammesso ha parlato due conti: “I contanti sequestrati e quelli portati in Austria (900mila euro, secondo Corona, ndr) sono frutto del mio lavoro e di quello della società Atena (amministrata dalla Persi, ndr) e avevo intenzione di pagare le tasse”. L’8 novembre si è tenuta davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano l’udienza per decidere se revocare o meno l’affidamento ai servizi sociali.
 
L’ex re dei paparazzi ha dichiarato: “Mi sento accerchiato, ho commesso un errore ma non un reato, se mi date il tempo per pagare le tasse su quei contanti potrò proseguire nell'affidamento, perché sono una persona onesta che ha guadagnato un mucchio di soldi ammazzandosi di lavoro” aggiungendo inoltre “Sono andato a denunciare la bomba carta esplosa sotto casa mia la scorsa estate e da lì è partito tutto, mi hanno trattato come un criminale, ma io su quei contanti (1,7 milioni di euro sono stati trovati in un controsoffitto) sono ancora in tempo per pagare le tasse”. 
 
Arrabbiato Don Mazzi, fondatore della Fondazione Exodus: “Corona caro, prima di tutto non venire da me perché sono troppo buono e mi hai fregato. Più che pentito per averlo accolto, mi sono arrabbiato mi pare di essere stato imbrogliato. Forse peccando di superbia ero convinto che non avesse voglia di fregarmi e invece, forse, c'è stato un periodo in cui si è convinto di non fregarmi, ma dopo è venuto fuori ancora il Corona” ha aggiunto inoltre “Io sono arrabbiato che sia in galera la galera a Corona e a persone così non serve, bisogna che trovi un altro luogo e, soprattutto, un po' più di pazienza, è stato troppo poco con me” e ha aggiunto “Intanto ho detto che si cerchi un altro che Don Mazzi ha da fare  io sono apertissimo a dieci casi anche peggiori di lui, perché Corona è in effetti un caso mass-mediatico, ma non avete idea di che casi ho seguito e che sto seguendo e cosa ho nelle mie comunità, perché forse sono diventato l'unico prete che ancora prendi questi casi”.
 
 
 

Abbiamo parlato anche con la Dott.ssa Mary Petrillo, Docente materie di criminologia, Coordinatrice Crime Analysts Team (CAT),  Vice Presidente Ass. Con Te Donna Lazio che ci ha riferito.
“Ovviamente non conoscendo personalmente Fabrizio Corona non posso esprimere un parere professionale sulla sua personalità, anche se proprio la madre lo definisce una "persona borderline e per questo va aiutato". Quello che possiamo fare è però un commento su quello che a livello scientifico emerge da personalità di questo tipo. Le azioni, in generale, sono correlate ai processi di personalità, al significato che un individuo dà alla realtà e quindi sono strettamente collegate a quella che ognuno di noi chiama propria visione della realtà e dal modo di rapportarsi con il mondo esterno. A seconda di come è la personalità di un soggetto, le persone definiscono quelli che sono i loro modi di agire e di relazionarsi con gli altri. Quindi ogni soggetto in relazione alla propria personalità sviluppa un insieme di valori e significati in cui anche la trasgressione, in tutte le sue sfumature ed accezioni del termine, acquisiscono un significato particolare ed in un momento ben preciso della storia di vita di ognuno. Quindi trasgredire diventa un modo di vita”. 

Cronaca

Milano, droga agganciata con calamite sotto l’auto: arrestato un 27enne dopo inseguimento [VIDEO]

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La Polizia di Stato ieri pomeriggio a Milano ha arrestato un cittadino marocchino di 27 anni, irregolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Gli agenti del Commissariato Mecenate, verso le ore 13, nel corso di uno specifico servizio di contrasto allo spaccio di droga, hanno intensificato l’attività di osservazione e controllo all’interno del Quartiere Ponte Lambro e viale Ungheria dove hanno notato una vettura utilitaria parcheggiata a bordo strada con un uomo in piedi che parlava con il conducente seduto a bordo della stessa.

Una volta avvicinatisi con la vettura civetta, i poliziotti hanno richiesto l’ausilio di una volante perché la vettura attenzionata, risultata intestata a una società di leasing, aveva ripreso la marcia a velocità sostenuta in direzione di via Mecenate.

Ne è nato un inseguimento fino a via Garavaglia, strada senza uscita, dove il conducente è sceso scappando lungo le vie Forlanini, Barigozzi e Via Cossa dove, entrato in un giardino condominiale, è stato preso e sottoposto a controllo: all’ingresso di via Garavaglia, a bordo strada, i poliziotti hanno rinvenuto un involucro in plastica bianco elettrosaldato a palloncino contenente grammi 1,2 di cocaina e, all’interno della vettura che lì aveva abbandonato, una banconota da 50€ nel vano portaoggetti e, sotto la scocca, due scatole in acciaio di caramelle, agganciate mediante alcune calamite, al cui interno vi erano dieci involucri contenenti 10 grammi circa di cocaina.

L’uomo è stato arrestato e posto nelle camere di sicurezza della Questura in attesa di essere giudicato per direttissima.

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Castelli Romani

Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco nuovo consigliere di Città Metropolitana

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“Nel giorno del mio compleanno, tra messaggi, post e telefonate, ne è giunta una veramente diversa dal solito” inizia così il post di Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri e già assessore all’Urbanistica che nel giorno del suo compleanno riceve una notizia davvero inaspettata: “La Segreteria Generale della Città Metropolitana, ovviamente non per farmi gli auguri di compleanno, ma per comunicarmi che presto farò parte del Consiglio che siede a Palazzo Valentini, come consigliere”.

Una notizia davvero eclatante per la cittadina di Monte Compatri che non aveva rappresentanti in seno a quella che un tempo era la provincia di Roma da almeno quarant’anni.

Agnese Mastrofrancesco, mamma di due bambini, eletta in Consiglio Comunale per ben quattro mandati consecutivi diventa la prima donna di Monte Compatri a sedere a Palazzo Valentini.

L’abbiamo contattata telefonicamente, oltre che per farle le nostre personali congratulazioni, per avere, a caldo, le sue prime impressioni su questo nuovo incarico.


Consigliere Mastrofrancesco prima di tutto le nostre congratulazioni. Se l’aspettava?
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma come per tutte le cose, dobbiamo sempre crederci, perché prima o poi, la ruota gira e può arrivare anche il tuo momento. Quindi non ero certa, ma ci ho creduto fino ad oggi.


Ora il suo impegno politico raddoppia: quali saranno le sue priorità per Città Metropolitana?
Io credo che fare politica è un impegno grande, come grande deve essere la passione nelle cose che uno fa ed in cui crede. Dopo una gavetta, all’ interno del comune di Monte Compatri, posso dire di essere pronta a portare le mie energie anche nel consiglio di Città Metropolitana, dove cercherò di essere sempre dalla parte dei più deboli, di quelli che non vengono mai ascoltati o peggio ancora visti.


Tanti i messaggi di congratulazioni all’indirizzo della neoconsigliere Mastrofrancesco prima su tutti quello della consigliere regionale Laura Corrotti che dalle sue pagine scrive:

l’onorevole Laura Corrotti insieme alla neoconsigliere di Città Metropolitana Agnese Mastrofrancesco

“Congratulazioni a Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri, che da oggi entra ufficialmente in Città Metropolitana. Sono certa che il percorso portato avanti negli anni si svilupperà sempre di più e contribuirà al miglioramento del territorio di Roma e della sua Provincia” a cui fanno eco moltissimi consiglieri comunali dei Castelli Romani.
Fa rumore la mancanza di un messaggio alla neoeletta da parte dell’amministrazione Comunale di Monte Compatri, paese in cui la Mastrofrancesco è da oltre 15 anni Consigliere Comunale.

A nome della redazione tutta auguriamo alla neoconsigliere di Città Metropolitana un buon lavoro.

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Cronaca

Roma, aggressione omofoba in via della Pisana: il racconto di una delle vittime

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“Mercoledì esco assieme ad un amico. Una serata in allegria ci salutiamo e, come il solito, tra amici ci diamo un bacio e da li è iniziata l’aggressione”.
È l’inizio del triste racconto di Gianluca che mercoledì a Roma è stato vittima, assieme ad un amico, di un attacco omofobo da parte di alcuni ragazzi di nazionalità egiziana al grido:
“Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare”.

Non siamo nella periferia della capitale ma in via della Pisana, un quartiere che di certo rappresenta quella che comunemente è definita “Roma bene”.

Una serata davvero da dimenticare per Gianluca ed il suo amico che al di là dell’aggressione verbale vengono colpiti da bottiglie di vetro scagliate con l’intento di fare davvero male ma per fortuna senza troppi danni fisici: “il mio amico, ci dice, il giorno dopo si è trovato le gambe graffiate per i vetri”.

Una vera aggressione squadrista che dimostra, ancora una volta, la troppa insicurezza che percorre la Capitale: “abbiamo sentito un rumore metallico … ci stavano lanciando bottiglie di vetro che poi hanno raggiunto dei segnali stradali quindi ci siamo trovati i vetri addosso, aggiunge Gianluca , e poi in gruppo sono venuti verso di noi urlando”.

Gianluca ed il suo amico hanno sporto denuncia ai Carabinieri perché, ci dice “Queste aggressioni debbono terminare”. E poi aggiunge: “Debbo davvero ringraziare la disponibilità delle forze dell’ordine perché dopo l’aggressione verbale ci siamo immediatamente diretti presso la caserma. Abbiamo raccontato quello che è successo e subito una pattuglia è intervenuta sul posto identificando il gruppo”.

“Addirittura, prosegue, sono stati così cortesi che si sono pure offerti di riaccompagnarci a casa perché la paura che avevamo quel momento era davvero tanta”.

A quanto ci racconta i carabinieri conoscono gli aggressori, già schedati per alcuni precedenti, e, a quanto ci è dato a sapere, delinquenti abituali ma purtroppo, come succede in molte zone della Capitale “non c’erano telecamere”, aggiunge Andrea.

Lo sgomento è tanto perché avviene in una delle zone più tranquille della Capitale ed Gianluca, che vive da tempo a Roma, ci dice con molta tristezza negli occhi che non si era mai trovato in una situazione del genere e la paura ormai lo attanaglia.

Davvero esemplare il comportamento degli uomini dell’Arma dei Carabinieri che dimostrano, ancora una volta, il loro alto senso istituzionale ed umano.

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