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Editoriali

Evasione carceraria: una consuetudine nazionale

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Tempo di lettura 3 minuti Da Paolo Enrico Pinna evaso qualche giorno fa fino a Igor il Russo

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di Angelo Barraco

 

“Dicono che fuggire non sia un gesto molto nobile. Peccato, è così piacevole” diceva la scrittrice belga Amélie Nothomb. Una frase che fino a poco tempo fa annotavamo sistematicamente sui diari di scuola, masticando il tappo della penna e scrutando gli alberi oltre il vetro sporco, mentre ci proiettavamo con la mente alla realtà esterna. Una frase certamente profonda e ricca di significato, ma che oggi risuona come un rintocco di campane all’alba e in una città deserta. L’evasione carceraria infatti, sembra essere consuetudine e la cronaca nazionale non fa che propinarci notizie di criminali evasi dalle carceri.

 

L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa, quando Paolo Enrico Pinna, 19enne di Nule e rinchiuso nel carcere di Cagliari Uta dove sta scontando la condanna a 20 anni per un duplice omicidio avvenuto nel 2015 in Sardegna è evaso. Gli inquirenti lo hanno successivamente catturato nella Chiesa di Maracalagonis (Cagliari). Il giovane, ha riferito il Cap Cossu della Compagnia di Quartu, voleva parlare col parroco e quando è stato catturato era seduto sulla prima panca. Non ha opposto resistenza e avrebbe riferito agli inquirenti di esser fuggito perché voleva “trovare un barbiere per tagliare capelli e barba”. Dalla ricostruzione degli inquirenti è emerso che il giovane ha approfittato di un momento in cui si trovava da solo nella lavanderia della struttura in cui lavorava, ha scavalcato un muro ed è fuggito via in direzione Maracalagonis.

 

Una fuga che ci ha subito portato alla mente quella di Giuseppe Mastini detto Johnny Lo Zingaro, evaso dal carcere di Fossano il 30 giugno scorso. Una fuga d’amore che rievoca quei romanzi gialli in cui vi è il protagonista pronto a tutto pur di raggiungere la sua amata che si è conclusa il 26 luglio quando gli investigatori hanno messo nuovamente le manette ai polsi all’uomo. Johnny Lo Zingaro aveva deciso di non tornare più in carcere dopo il permesso di lavoro, per stare con la sua compagna Giovanna Truzzi, evasa dai domiciliari a Pietrasanta a Lucca.La coppia è stata individuata in un appartamento di Taverne d’Arbia, provincia di Siena. L’operazione è stata compiuta dagli agenti dello Sco della Polizia, la squadra mobile di Cuneo, Lucca e Siena, gli agenti della Polizia Penitenziaria. Hanno localizzato la coppia e ricostruito gli spostamenti, ciò che ha permesso l’arresto è stato l’acquisto di un materasso da parte della coppia. Gli agenti poi si sono sostituiti ai corrieri e hanno potuto fare il loro ingresso in quella casa, accertata la presenza di Johnny Lo Zingaro hanno eseguito l’operazione e lo hanno arrestato.

 

Evasioni e catture ma la nostra mente non può non proiettarsi all’enigmatico Norbert Feher, meglio noto con il nome di Igor Vaclavic o “Igor il Russo”, il killer serbo 41enne che il primo aprile scorso ha ucciso Davide Fabbri, barista di Budrio e successivamente, a Portomaggiore (Ferrara), ha ucciso la guardia volontaria Valerio Verri. Recentemente il comitato di amici di Davide Fabbi ha messo a disposizione una ricompensa di 50mila euro per chi fosse in grado di fornire informazioni utili sull’uomo. Il legale della vedova Sirica ha spiegato che il pagamento avverrà “ad avvenuto ed effettivo ritrovamento” del latitante, quindi, nel momento in cui verrà consegnato alla giustizia. Se invece venisse rinvenuto cadavere “verrà riconosciuta una ricompensa pari al 50% dell'importo”. La ricompensa ha un tempo limitato di tre mesi, ad eccezione di un eventuale individuazione del latitante prima del tempo prestabilito. Le segnalazioni dovranno essere indirizzate ad Augusto Morena, Presidente del Comitato.

 

Il carcere è certamente una pena severa poichè toglie all’individuo la libertà di scelta, ma è anche il frutto delle azioni che l’individuo stesso ha compiuto e che lo hanno portato a compiere azioni che hanno leso quelli che sono i principi di uno Stato di Diritto. “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni” disse Fëdor Dostoevskij.

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Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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Editoriali

L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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