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Esteri

Europa, così parlò Juncker "l'Unione va molto male"

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Tempo di lettura 3 minutiJean Claude Juncker ha parlato di una disarmonia che prevale sui Paesi Membri a pochi giorni dalla chiusura del primo vertice dopo la Brexit

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di Angelo Barraco
 
Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, è intervenuto davanti alla platea del Cese (Comitato economico e sociale europeo)  mantenendo sempre il suo stile che lo contraddistingue nell’esporre i concetti, abbattendo quelli che sono i muri della formalità e dell’imbarazzo, dando spazio alla schietta e dolorosa realtà oggettiva. Come un pugno allo stomaco ha detto ai presenti “Non parlo del Discorso sullo Stato dell'Unione, perché l'Unione va molto male. Un anno fa dicevo che non c'era abbastanza Unione e dopo un anno non posso che ripeterlo. Le rotture e le fessure sono numerose e sono pericolose. c'è ancora troppa disoccupazione, anche se l'Europa ha creato 8 milioni di posti di lavoro, il tasso di occupazione è vicino a quello degli Usa” precisando che diversi anni fa era “più basso di 5 punti”. Jean Claude Juncker ha parlato di una disarmonia che prevale sui Paesi Membri a pochi giorni dalla chiusura del primo vertice dopo la Brexit. Ha sottolineato che l’Unione Europea “è alle prese con le crisi dei rifugiati, la Brexit e la mancanza di investimenti” e che “in Ucraina e Siria e si dimentica che la Siria è un vicino dell'Europa, perché è molto vicina a Cipro”. Pungente come non mai dice ai presenti che la Ue si trova “davanti ad una policrisi”. Il Premier Matteo Renzi, nel corso di un’assemblea generare delle Nazioni Unite a New York, si era espresso sul tema rifugiati “Se l'Europa continua così, noi dovremo organizzarci in modo autonomo sull'immigrazione. Questo è l'unico elemento di novità di Bratislava, dove si sono fatte tante parole ma non siamo stati in grado di dire parole chiare sul tema africano. Ecco perché, con un eufemismo, non l'abbiamo presa benissimo. Juncker dice tante cose belle, ma non vediamo i fatti. E' un problema dell'Europa. L'Italia farà da sola, è in grado. Ma questo è un problema per l'Ue. Da parte nostra, la priorità è la questione dei rapporti con l'Africa, come abbiamo detto a Bratislava, e poi la lotta al terrorismo globale”. Certo, le parole del premier possono sembrare coraggiose agli occhi di chi vede l’Italia come un paese ospitante nei riguardi degli stranieri, ma la situazione in cui versano numerosi migranti dimostra che il nostro paese non è in grado oggettivamente di gestire tale situazione poiché vi sono fattori collaterali che dimostrano quanto sia esteso il problema di gestione e quanto sia difficile  monitorare tutto ciò.  Vi sono numerose strutture di accoglienza sovraffollate o mal gestite dove emergono tangibilmente episodi di violenza e dove gli immigrati non ricevono le dovute assistenze psicologiche a seguito del loro arrivo, vi è lo sfruttamento lavorativo poiché molti di loro hanno la necessità di introdursi nel mondo del lavoro per acquisire indipendenza ma l’assenza di permesso di documenti porta loro a svolgere attività in nero, sfruttati e sottopagati. Un fenomeno diffuso che si propaga a macchia d’olio e che genera a sua volta episodi di violenza e contrasti poiché la manovalanza straniera viene remunerata a basso costo rispetto a quella italiana quindi il datore di lavoro, per esigenze oggettive predilige la manovalanza straniera che non richiede diritti. Vi è il fenomeno dei migranti che non vengono registrati al momento dello sbarco e diventano fantasmi senza identità, nascosti nei sottoborghi della società. Ovviamente non dimentichiamo gli eroi che ogni giorno si impegnano in mare per salvare un numero considerevole di vite umane e per fare in modo che la loro esistenza sia diversa rispetto all’inferno che hanno vissuto in quei terribili giorni in mare. Ma Jean Claude Juncker la pensa diversamente poiché “Sui migranti ammiro lo sforzo dell'Italia per l'accoglienza. La crisi dei rifugiati è importante perché è il motivo per cui la Ue si divide” e puntualizza inoltre che UE “non deve lasciare sole l'Italia, la Grecia o Malta, paesi in prima linea che la Ue deve assistere”. Sottolinea “ammiro l'Italia, fa meglio della Grecia perché ogni giorno salva migliaia di vite, le navi di tutta Europa portano tutti in Sicilia e lasciano all'Italia il compito di nutrirli e ospitarli”. Ci deve essere la solidarietà nella ripartizione dei rifugiati –ha detto- “Alcuni paesi lo fanno, altri dicono di no perché sono cattolici e non vogliono musulmani. Questo è inaccettabile. Non possono fare la ripartizione, allora devono partecipare di più al rafforzamento della protezione delle frontiere esterne che va fatta entro fine ottobre”. Ha parlato anche di disoccupazione, evidenziando che c’è troppa disoccupazione e pochi giorni fa, a tal proposito, aveva dichiarato che “dal 2013 a oggi sono stati creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro in tutta Europa, ma il livello di disoccupazione resta ancora troppo alto”,  in merito al patto di stabilità ha detto che “Il patto si stabilità non è stupido, come diceva un mio predecessore perché le cifre lo dimostrano e perché abbiamo inserito gli elementi di flessibilità” sottolineando che “nel 2009 il deficit medio era del 6,3%, ora la media è dell'1,9%". "E' la prova che il consolidamento progredisce”.