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di Maurizio Costa
Il Consiglio Europeo, l'organo composto da tutti i Capi di Stato dei Paesi membri europei, ha lanciato nel 2010 il Piano "Europa 2020", una nuova strategia che, in poche parole, impone ai vari Governi il raggiungimento di alcuni obiettivi per risanare l'economia e avvicinarsi il più possibile al pareggio di bilancio. Queste "imposizioni", celate sotto il nome di "raccomandazioni", orientano le politiche economiche dei Paesi che fanno parte della Comunità Europea. L'Italia è stata annoverata tra i Paesi più a rischio e per questo ha avuto bisogno di un esame approfondito da parte del Consiglio, che, in poco tempo, ha stilato una serie di raccomandazioni per risanare il nostro Paese.
La raccomandazione principale che l'Europa impone all'Italia è il raggiungimento del pareggio di bilancio, in termini strutturali, entro il 2016; un obiettivo non facile da perseguire per un Paese che versa già in una grave situazione economica. Il problema è che, in un'economia disastrata e che stenta a crescere, imporre la realizzazione del pareggio di bilancio significa bloccare gli incentivi e i finanziamenti che potrebbero rilanciare i consumi e la produzione.
Questo era solo l'antipasto. Le raccomandazioni UE sono molte e adesso le elencheremo, tenendo sempre a mente che il Consiglio impone una piena e tempestiva attuazione di queste regole.
1. BILANCIO
Entro il 2015, l'Italia dovrà ridurre il debito pubblico attraverso il ricorso alle privatizzazioni. L'UE è stata chiara: "Il bilancio deve essere sanato ricorrendo ai significativi risparmi annunciati che provengono da un miglioramento duraturo dell'efficienza e della qualità della spesa pubblica a tutti i livelli di governo." Questo è quanto si legge da una nota del Consiglio Europeo.
2. FISCO
Da questo punto del decreto si capiscono molte scelte del Governo sia di Renzi sia dei suoi predecessori; infatti, al punto dedicato alla pressione fiscale, il Consiglio raccomanda all'Italia di "trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all'ambiente, nel rispetto degli obiettivi di bilancio". L'aumento dell'IVA e la reintroduzione dell'IMU, sotto le mentite spoglie della TASI, adesso hanno una ragione logica.
3. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
L'UE ci obbliga a "garantire una migliore gestione dei fondi dell'UE con un'azione risoluta di miglioramento della capacità di amministrazione, della trasparenza, della valutazione e del controllo di qualità a livello regionale, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno". Quindi, in poche parole, l'Italia dovrà aumentare le riforme anticorruzione e attuare interventi tempestivi nelle zone più disagiate.
4. BANCHE
Dato che il Consiglio Europeo ci impone il pareggio di bilancio, l'economia dovrà ripartire dalle banche, che dovranno aumentare l'erogazione di prestiti a piccole e medie imprese. L'Europa ci impone di aggiungere debito al debito, portando la situazione a livelli ancora più gravi.
5. LAVORO
L'UE ci raccomanda di aumentare l'intervento del Governo nel campo del lavoro, valutando se e dove intervenire per aumentare la tutela sociale dei disoccupati (senza aumentare la cassa integrazione), incrementare l'occupazione femminile, offrire apprendistati e tirocini di qualità ai giovani e aiutare le famiglie con un reddito basso. In questo quadro possiamo annoverare il famoso "Jobs Act" di Renzi, che rivede e ripianifica i contratti di lavoro, e soprattutto gli 80 euro in busta paga, oggetto di numerose discussioni.
6. SCUOLA
L'Italia, nel 2014, dovrà "rendere operativo il sistema nazionale per la valutazione degli istituti scolastici per migliorare i risultati della scuola e, di conseguenza, ridurre i tassi di abbandono scolastico".
Un Piano di intervento che abbraccia tutti gli ambiti di un'economia che ha bisogno di molte riforme. Il fatto che ce le imponga l'Europa può essere una cosa positiva (una scossa per cambiare in meglio), ma anche negativa, perché ci fa capire che l'Italia da sola non riesce a fare nulla di concreto. Inoltre, portare i "compitini fatti a casa" ci fa passare dalla parte passiva, dalla parte del Paese che fa tutto quello che dice "mamma Europa". Matteo Renzi, dal canto suo, non fa che aumentare questa percezione negli italiani, attuando norme che non sono altro che le "imposizioni" europee.
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