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Editoriali

ESSERE POVERI DENTRO

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Tempo di lettura 4 minuti

di Ninnj Di Stefano Busà

E' un guazzabuglio la società di oggi, un coacervo di contraddizioni sconclusionate e assurde, un artificio di azioni atte a rappresentarsi, autoreferenziarsi, mostrarsi all’ennesima potenza, senza costrutto, senza logica e raziocinio, né coerenza, essere privi di ragioni etico/morali.

Il comportamento umano è votato a dare  la peggiore immagine di sé, il più lacunoso, estroverso, eterodosso progetto di squalificazione e di disfattismo: si ricorre all’orrido quando non si trovano modelli, già preconfezionati, standardizzati da seguire. Mai secolo è stato più patentato al libertarismo sfrenato e inconcludente, portato alle sue estreme conseguenze, come quello attuale, mai società più dispersiva, inadeguata e, sprofondata in dubbi, compromessi, contraddizioni, incognite, pregiudizi, incertezze, conflittualità e aberrazioni come quella attuale. Ma cosa succede alla ns. coscienza? Cosa fa scattare la molla di perversione che ci svilisce e ci disorienta in episodi di poca luce spirituale, in assenza di valori, di significati, di idealità e moralità? Cominciamo col dire che il Bello non è più di moda, ma è il costrutto di una esigenza che deriva dall’interno e senza quella visione della vita non si può andare lontano. 

Oggi è il nomadismo della coscienza a dettar legge: si è orientati al buio, alla tenebra del ns. sentire. Il tanto deprecato male ha preso il sopravvento sul bene: non vengono rispettati piani di sviluppo morali, progetti di alto livello, ipotesi di meritocrazie, di sintonie comunicative. Ovunque alligna lo sfacelo, la ruberia, l’inganno, il sotterfugio per arraffare denaro (quasi sempre denaro sporco, contaminato), proveniente da intrallazzi, imbrogli, droga, corruttele,

Non siamo usciti mai da un movimento nefasto: “Mani pulite” è ancora dentro la strategia di sopravvivenza vile e fraudolenta del modernismo usa-getta della nostra epoca. Non è stato debellato, il suo fenomeno cresce ogni giorno tra le fila di una politica deviata, logora, insofferente e logorroica, una politica rea di aver praticato il politichese per i gonzi e la bella vita per le tasche “elitarie” di chi giunge in alto, tra i privilegiati di una gang che storicamente, da troppo tempo si fa i propri interessi personali, tralasciando e ignorando quelli che sono dell’Italia e degli Italiani. In questi ultimi quindici anni sono avvenuti le peggiori ruberie, le peggiori disfatte che siano potute accadere dal dopoguerra in avanti. Le greppie sono state basse e i partiti e i politici lesti a fare man bassa degli ingenti proventi pubblici. Un fiume di denaro è andato perso in sprechi, malefatte, scambi di favore, partitocrazie, collusioni e corruttele di ogni genere. L’uomo è come impazzito, gira attorno al potere, come un lupo famelico intorno alla preda, il protagonismo è la religione che meglio accoglie, predilige, mette in atto: tutti vorrebbero essere parlamentari, senatori, politicanti da strapazzo, pur di conquistare uno scranno in parlamento venderebbero la loro madre e anche le figlie, se necessa
rio. Ci si chiede, come questo sia potuto accadere?

Il libertarismo delle dottrine tramandate dal di Yung, dall’individualismo più generalizzato ha visto un facile terreno di attecchimento nel versante del libero mercato e del capitalismo senza regole della postmodernità, che ha aperto le frontiere, proponendo facili scambi di merci e di idee. Ebbene, lo scambio è avvenuto, ma l’Italia non avendo una sua moneta forte è andata indietreggiando, anche per il malgoverno e la corruzione dei suoi rappresentanti politici, incapaci di far rispettare le regole, inadatti ad un impiego di forze e di congiunture che mettessero l’Italia al riparo del suo default. Oggi siamo arrivati al capolinea, paghiamo a caro prezzo le menzogne, gli arrivismi, i rinvii, gli egoismi, le strategie paranoiche di molti pasionari corrotti e del malaffare, soprattutto, di un far politica da “strapazzo” il “politichese” dei mediocri, senza una visuale alta, senza una visione di priorità su quelle che dovevano essere le regole di un vivere “civile”. Il bubbone è scoppiato, l’Italia si è rivelata per quello che è una nazione fragile che vuole competere con i grandi del mondo, senza i connotati necessari. Mi spiego meglio, quando l’Italia è entrata quale membro nel Mercato Comune Europeo avrebbe dovuto tener conto dei diversi livelli e potenzialità economiche, sociali e culturali, si sarebbe dovuto tener conto delle differenze, dei parametri economico-finanziari di ognuno, non assembrare potenze economiche diverse, con solidificazioni e strumenti sociali diversificati tra loro, differenti culture e mezzi: welfare, gradi diversi di ideologie, di parametri di acculturazioni differenziate, di condizioni del lavoro, incompatibili e contrastanti, di preparazione, di ricerca, di studi imparagonabili.

Molti paesi più sviluppati dedicano ad es. alla ricerca ingenti somme, perché da essa origina la superiorità, la competitività sul mercato. l’import e l’export dipendono direttamente da quest’ago della bilancia, più un popolo è arretrato in tecnologia e sviluppo, minore possibilità ha di essere competitivo con gli altri. Le ragioni della nostra debacle sono tante, tutte da essere valutate e studiate, invece, si tende a fare: “si salvi chi può” e l’Italia affonda.

Infatti, dov’è la crescita? Dove sono il senso comune, la logica di immettere forze nuove sul mercato? Forze in grado di confrontarsi, di rivaleggiare e competere con le nuove strutture e le nuove forme di revisionismo globalizzate? Dove sono le menti atte a disporre di nuove tecnologie d’avanguardia? (non s’investe in risorse umane, nei laboratori di ricerca, anzi si tende ad azzerare i fondi che vengono quasi eliminati del tutto…) dove sono i governanti capaci di ristrutturare davvero le regole del lavoro? Preparare il domani dei giovani oggi diventa alquanto difficile, irrealizzabile.

Sarebbe indispensabile costruire un baluardo alle vecchie partitocrazie abuliche e insofferenti, sclerotizzate, ingessate da una burocrazia paradossale e fuori tempo, da un manierismo di regole non più aperte alla globalizzazione che nel frattempo è andata cavalcando in modo abnorme, diventando un pericolo e un rischio per le sue numerose devianze.

Per usare un eufemismo, dico figure mediocri, dico incompetenti, dico inadatti, ma… si dovrebbero giudicare con minore delicatezza e metterli al posto che meritano, tanti, troppi furfanti che senza alcun titolo, senza intelligenza e raziocinio, (non oso pensare al termine lungimiranza), ci hanno condotto fin qui, sprecando il nostro destino di libertà, di giustizia, di uguaglianza, massacrando le condizioni economico/finanziarie delle nuove generazioni, oltre che il benessere di oggi e di domani di milioni di italiani.

 

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