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EMERGENZA TERRORISMO: I DIECI PUNTI SULLA SICUREZZA DEL PREFETTO FRANCESCO TAGLIENTE
Tempo di lettura 4 minutiIl parere dell'ex Questore di Roma e Firenze, che in materia di sicurezza ha sempre dimostrato di essere all'avanguardia
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8 anni faon
Red. Interni
Dopo il barbaro, vile, terribile attentato terroristico di Istanbul, che fa seguito a quelli di Bruxelles del 22 marzo e di Parigi del 13 novembre scorso, cresce la preoccupazione per nuovi attentati terroristici. Servono sicuramente misure e strumenti a livello locale, nazionale, europeo e internazionale mentre è in atto un acceso dibattito sulla questione sicurezza, su cosa si può fare per provare a contrastare questa escalation di violenza che sta coinvolgendo il mondo intero.
Sul punto abbiamo voluto sentire il parere del Prefetto Francesco Tagliente, che in materia di sicurezza ha sempre dimostrato di essere all'avanguardia.
Il Prefetto Francesco Tagliente: “Nessun paese è al riparo dalla piaga dell’estremismo violento. Dobbiamo dotarci di misure preventive forti per contrastarlo in tutte le sue forme. Per l’azione preventiva contro questa minaccia emergente servono una serie di misure e di strumenti a livello locale, nazionale, europeo e internazionale.
1.Condivisione e cooperazione operativa di tutte le potenze mondiali Serve intanto una condivisione e cooperazione operativa di tutte le potenze mondiali. I Paesi devono sentirsi uniti come è stato in passato per noi italiani negli “anni di piombo”. Devono unirsi nella lotta contro i terroristi che rappresentano una minaccia inedita e mondiale.
2. Prevenire la radicalizzazione dell'estremismo violento e il reclutamento via web E’ importante prevenire la radicalizzazione dell'estremismo violento e il reclutamento via web evitando che la rete internet e i siti jihadisti continuino ad essere uno strumento di propaganda e proselitismo. La propaganda e i contenuti estremisti sono facilmente accessibili online tramite forum di discussione, media sociali, blog, ecc. Per rispondere alle sfide che provengono da Internet non basta smantellare le attività delle reti, identificare e bloccare gli individui che spingono le persone verso il terrorismo. Gli sforzi non devono limitarsi a vietare o a rimuovere i contenuti illeciti, ma devono includere lo sviluppo di messaggi alternativi volti a destrutturare la propaganda estremista. Servono controlli specializzati con monitoraggio dei siti, mirate intercettazioni ed agenti sotto copertura. Per dare una risposta alle nuove emergenze serve anche un ulteriore investimento nella formazione del maggior numero di personale specializzato a leggere i dati offerti dalle nuove tecnologie.
3. Penetrazione nelle periferie per prevenire il radicamento del fondamentalismo islamico. Serve una continua penetrazione delle agenzie di controllo sociale e delle forze di polizia nelle periferie per prevenire il radicamento del fondamentalismo islamico. E’ importante provare a coinvolgere i predicatori ortodossi ostili alla violenza armata. Questi potrebbero essere ascoltati dai giovani. Il terrorismo si potrebbe far combattere anche da dentro le mosche con la diffusione di messaggi forti della cultura del dialogo, della pace e della convivenza.
4. Monitoraggio delle moschee Serve il monitoraggio delle moschee per assicurarsi che siano soltanto effettivi luoghi di preghiera, valutando la possibilità della chiusura di quelle prive delle caratteristiche proprie di un luogo di culto.
5. Ridurre il rischio proselitismo nelle carceri Per ridurre il rischio proselitismo nelle carceri è importante rafforzare il monitoraggio dei penitenziari per svelare e sventare eventuali opere di reclutamento del fondamentalismo islamico all'interno delle celle. I controlli devono riguardare anche le persone che fanno visita ai presunti terroristi detenuti.
6. Rimodulazione dei dispositivi di controllo del territorio Serve una continua rimodulazione dei dispositivi di controllo del territorio per adeguarlo alle nuove esigenze. Perquisizioni a tappeto nei luoghi dove si ritiene possa annidarsi l’integralismo ed espulsioni mirate nei confronti di chi incita all’odio, alla violenza, alla diffusione di idee o teorie che spingono verso atti di terrorismo. Il numero delle persone da controllare sta aumentando continuamente con una varietà di lingue e di dialetti oltre che di culture. Bisogna quindi cominciare a riflettere sulla necessità di avere più personale che conosca la lingua araba.
7. Maggiori controlli sugli aeromobili a pilotaggio remoto Servono maggiori controlli sugli aeromobili a pilotaggio remoto come i droni potenziando il sistema di rilevamento e contrasto con inibizione al volo, metal detector anche portatili per il controllo alle porte d'accesso nei luoghi ad alta concentrazione di persone.
8 Telecamere intelligenti per identificare i volti dei potenziali terroristi. Un preziosissimo ulteriore strumento sono le telecamere intelligenti per identificare i volti dei potenziali terroristi. Oggi tutte le metropolitane, le stazioni ferroviarie, quelle aeroportuali, le banche, gli stadi, i supermercati e le gioiellerie dispongono di sistemi di videosorveglianza. Mettere in rete tutte queste telecamere e avere la possibilità di sapere in tempo reale quello che hanno ripreso è fondamentale; conoscere a priori la loro ubicazione, quante sono, quali angolazioni riprendono. Questo serve sia a ridurre i costi dell’attività investigativa, sia a velocizzare e, dunque, a rendere più efficace la stessa. Evitando di mandare dopo un evento delittuoso, qualunque esso sia, a maggior ragione se si tratta di atti di terrorismo, il carabiniere o il poliziotto a vedere se c’è una telecamera, dov'è sistemata e se funziona. L’anagrafe delle telecamere mette in condizioni di sapere a tavolino, anche nelle ore notturne di un giorno festivo, quando è tutto buio, cosa accade e cosa è accaduto in una determinata strada. Si può ridurre così il carico di lavoro degli operatori delle Forze di polizia a beneficio della sicurezza generale. Gli investimenti sulla sicurezza con i sistemi di videosorveglianze possono consentire di individuare gli estremisti sotto osservazione e seguirne così ogni movimento per identificarli, bloccarli e neutralizzarli. Questi sistemi di videosorveglianza intelligente grazie all'impiego di telecamere ad alta risoluzione adatte all’utilizzo di software di video-analisi possono consentire l’immediata identificazione per via telematica dei volti dei potenziali terroristi, che appaiono in una telecamera, se preventivamente “caricati” in una banca dati internazionale.
9. Gli attentati non devono indurci a mutare i nostri programmi. Per battere il terrorismo è fondamentale non cambiare abitudini. Gli attentati non devono indurci a mutare i nostri programmi. Gli ultimi attacchi non fanno stare tranquillo nessun Paese. In moltissimi Paesi, soprattutto europei, Italia compresa, sono state disposte le massime misure di vigilanza su tutti quegli eventi considerati di particolare importanza, dove è previsto un significativo afflusso di persone come stadi e luoghi dove si organizzano eventi sportivi culturali e religiosi. Tutte le occasioni che richiamano un considerevole numero di persone, ora sono considerati obiettivi esposti a rischio. Il terrorismo si alimenta con la paura. L’obiettivo dei terroristi è anche quello di indurre la nostra società a chiudersi, a ripiegare su sé stessa, a rinunciare alla propria identità. La lotta al terrorismo la possono fare anche i comuni cittadini continuando a vivere come prima. E' difficile ma dobbiamo provare a non avere paura.
10. l'Italia, dispone di servizi di intelligence e strutture investigative con una grande storia alle spalle Peraltro l'Italia, dispone di servizi di intelligence e strutture investigative con una grande storia alle spalle, abbiamo già affrontato molte emergenze e maturato una grande esperienza nella lotta al terrorismo sin dagli anni della strategia della tensione e durante i cosiddetti anni di piombo; le nostre istituzioni ora hanno una grande capacità di monitoraggio e questa capacità può rassicurare gli italiani. Parlo del Comitato di Analisi strategica antiterrorismo, dell’Aisi e dell’Aise. Parlo della direzione centrale della Polizia di Prevenzione (l’Ufficio Antiterrorismo) e del ROS dei carabinieri. Ma parlo anche delle strutture investigative territoriali come le DIGOS e gli omologhi Uffici investigativi dei Carabinieri”.
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