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Economia e Finanza

Elezioni marzo 2018, i colpi di coda del Pd: stipendi maggiorati ai funzionari Anac

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Un quotidiano ha riportato ultimamente la notizia dell’emendamento voluto da Renzi, su richiesta di Cantone, della possibilità, dal 2019, di raddoppiarsi gli stipendi autonomamente, emendamento inserito nella manovra di bilancio ‘in articulo mortis’, cioè appena prima dello scioglimento delle Camere.

La notizia, non rimbalzata su altre testate, merita sicuramente un approfondimento

‘Quis custodiet ipsos custodes?’ recitava Giovenale, in una delle sue satire. Chi controllerà i controllori? Che proprio i controllori dei tanto citati 30 miliardi di evasione fiscale debbano essere ‘solleticati’ nei confronti dell’ex presidente del Consiglio da questo emendamento così appetitoso? Sappiamo cosa succede – e ciò che accade alle Regioni ne fa fede – quando in Italia si da’ agli organi amministrativi la possibilità di legiferare su argomenti così sensibili come gli emolumenti. Un sospetto è più che legittimo, visto che siamo in ‘modalità campagna elettorale’, e cioè che senza colpo ferire don Matteo, con la sua solita astuzia ai limiti della correttezza – che qualcuno chiama ‘capacità politica’, ma solo perché vota PD – abbia voluto ipotecare il futuro a suo favore, non solo l’immediato ma anche quello un po’ più in là nel tempo.

Non vogliamo entrare nel merito di ciò che potrebbe significare avere dalla propria parte i funzionari ANAC riguardo al caso di papà Renzi:

Questo lo stabilirà la Magistratura, ed è un sospetto legittimo per l’uomo della strada. Ma, come diceva Cicerone, la moglie di Cesare non deve soltanto essere onesta, ma tale apparire agli occhi di tutti. Risulta quindi senz’altro inopportuno avere inserito l’emendamento in oggetto nella legge di bilancio, soprattutto a camere quasi sciolte, in extremis. Siamo sotto elezioni, e ogni illazione è perfettamente comprensibile. L’Italia, a sentir ciò che si dice in TV e sui giornali, è in deficit soprattutto per l’evasione fiscale e la corruzione: essendo la corruzione un reato, a combatterla dovrebbero essere sufficienti le Forze dell’Ordine, Polizia, Finanza, Carabinieri, eccetera. Da noi invece s’è sentito il bisogno di creare un organismo dedicato, l’ANAC. Ma se anche questo dovesse essere in odore di favoritismi, allora saremmo proprio rovinati. L’evasione riguarda traffici di denaro su cui nessuno paga le tasse, e la corruzione riguarda traffici di denaro illeciti: ambedue ricadono sotto la stessa classifica dell’evasione fiscale, dato che nessuno mai potrà, per assurdo, pagare le tasse su di una mazzetta. Allora di che stiamo parlando? Dov’è la vera evasione fiscale?

Se la finanza stabilisce che l’evasione in Italia è di 30 miliardi l’anno, euro più, euro meno, come fa a calcolarne l’ammontare?

Semplice, in maniera induttiva con dei parametri fissi che derivano da dati incrociati di consumo. Ma ciò che produce la prostituzione, o ciò che produce lo spaccio di droga, non verranno mai alla luce nei parametri di calcolo, pur essendo individuabili attraverso i dati che la finanza incrocia. Quindi stiamo parlando di una evasione endemica, non recuperabile: a meno che non si voglia concedere la partita IVA alle prostitute, e far loro pagare le tasse. Anche se non si sa su quale modello 730 sarebbe possibile detrarre le cifre relative. Stesso discorso per la droga. La Flat Tax, o meglio, quel provvedimento che riguarda la riforma fiscale di Trump, si legge in questi giorni sui quotidiani, ha convinto Marchionne a salutare la Fiat in Italia, per trasferirsi definitivamente in USA con un investimento di un miliardo di dollari, bonus in busta paga di 2.000 dollari ciascuno ai 60.000 dipendenti, e la creazione di 2500 nuovi posti di lavoro. Il tutto originato dalla nuova riforma fiscale dal tento deprecato – in Italia – governo Trump. Noi diciamo che un miliardo di dollari Marchionne avrebbe potuto investirli in Italia, un paese a cui non manca certo la mano d’opera, e anche forse migliore di quella americana. I 2500 nuovi posti di lavoro, a dispetto dei fantomatici milioni di Renzi, – che poi si rivelano essere una bolla di sapone, sostenuta solo da un Jobs Act fallimentare, che quando avrà esaurito i suoi vantaggi a carico dello Stato mostrerà cos’è davvero, con un licenziamento improvviso di centinaia di migliaia di occupati in realtà a carico dello Stato italiano – Marchionne, come altri investitori internazionali che fuggono dall’Italia, avrebbe potuto crearli in patria, e non finanziati dallo Stato, ma da una vera, reale, autentica ripresa economica, presente soltanto nella fantasia dei nostri burocrati.

Già, i burocrati come il ministro Padoan, che è andato da Lucia Annunziata solo per parlar male della Flat Tax:

Quelli che guardano solo a cosa perdono nell’immediato, senza minimamente spingere lo sguardo oltre il loro naso. L’Italia è prigioniera del burocrati e della burocrazia, e non si può più credere alla loro buone fede. Hanno in mano il potere reale, e lo tengono ben stretto: che tutto cambi purchè tutto rimanga invariato. Fanno fatica, questa gente, a capire che la aliquote basse incentivano il mercato, sciolgono le briglie all’economia, mettono le ali al paese e alla fine lo Stato incassa di più Fanno fatica, questa gente, a capire che il guadagno dello Stato è sul giro dei soldi: più è veloce, più tasse gli imprenditori lasciano nelle casse del Ministero delle Finanze. Aumentando le aliquote, invece, si incoraggia l’evasione, si blocca la crescita, si allontanano gli investitori. Oggi tanti vanno all’estero per fare un leasing automobilistico, dato l’assurdo costo del bollo di circolazione e delle assicurazioni. Grazie al taglio delle tasse di 1500 miliardi di dollari, altre aziende americane hanno annunciato premi ai loro dipendenti. La Walmart ha aumentato il salario da 9 a 11 dollari l’ora, ampliando i benefit per i congedi parentali. La compagnia telefonica A&T, come altre aziende. Ha annunciato gratifiche di mille dollari ai dipendenti. Più denaro circola, più tutti guadagnano, anche lo Stato americano che recupererà i 1500 miliardi di tagli con gli interessi. Il denaro versato nelle casse dello Stato italiano non produce un fico secco, quello nelle tasche dei cittadini fa volare l’economia.

Ma certo, in Italia siamo più furbi di tutti:

Pretendiamo che si paghi un caffè con il Bancomat, così l’evasione fiscale sarà sconfitta, e i finanzieri, invece di andare a controllare i conti dei soliti noti, o di alcune ben note cooperative, notoriamente mancanti sotto il profilo adempimenti fiscali, staranno fuori dei bar per controllare che chi esce abbia in mano lo scontrino, e, da ora in poi, anche la ricevuta del bancomat. Cosa dovrà fare il barista per coprire le nuove spese di POS e di carta magnetica, se non aumentare il prezzo? Sappiamo che i bar, nella maggior parte, lottano con le tasse e le imposte comunali, sempre più esose da quando lo Stato ha chiuso i cordoni della borsa. In realtà le tasse le pagheremo noi avventori, cioè coloro su cui alla fine vanno a pesare tutte le spese, comprese quelle dell’ANAC di Cantone. Con buona pace di coloro a cui basta una telefonata per mettere sottoterra una cartella esattoriale. Dov’è l’evasione? Giudicate voi, non certo in una tazzina di caffè. Purtroppo da qualche parte non si riesce a capire che abbassando le aliquote fiscali si incassa di più: oppure non lo si vuol capire, per continuare a tenere la nazione sotto il tallone.

Vien da pensare che a qualcuno la corruzione e l’evasione facciano comodo:

Altrimenti sono due piaghe che già da tempo sarebbero state sconfitte. Come la mafia. Si parla tanto male dei rigurgiti fascisti, ma l’unico che aveva messo fuori combattimento la mafia è stato il ventennio. Un pensiero va all’allora colonnello Rapetto della G.d.F., dimessosi per aver scoperto un’evasione di dodici miliardi di euro a carico della lobby delle macchinette, condonati con un versamento di due miliardi e mezzo, e senza Equitalia. Siamo in Italia, dove alcuni non pagano, affinchè altri lo facciano al posto loro. Ma non con un caffè.

Roberto Ragone

Economia e Finanza

L’Italia è il paese più ricco di strutture ricettive in Europa

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Il fenomeno dell’eccesso turistico costituisce attualmente tema importante del dibattito pubblico, anche grazie a tutta una serie di proteste che si sono verificate in alcune delle mete turistiche più frequentate del continente europeo, con le più accese a Barcellona e Maiorca. Con questa espressione si intende una situazione in cui l’impatto del turismo supera le capacità fisiche, ambientali, sociali, economiche, psicologiche o politiche dei luoghi in cui accade vedi Venezia o Firenze. Si tratta di dinamiche che hanno delle ripercussioni sia sui residenti delle comunità locali che sui turisti stessi, oltre che sul paesaggio, sui beni culturali e sui servizi presenti all’interno di questi contesti. La misurazione di queste dinamiche è ancora complessa da fare. Si tratta di materia relativamente nuova per le quali ancora non ci sono delle reali linee guida su quali siano gli indicatori da utilizzare. Inoltre, alcune caratteristiche del fenomeno (come la sua stagionalità) rendono ancora più complesse le analisi. Per poter iniziare ad inquadrare il fenomeno è utile valutare lo stato dell’industria turistica nei paesi comunitari, partendo dal numero di strutture ricettive di accoglienza e il numero di posti letto.
 
Nel suo complesso, l’Unione Europea conta oltre 636mila strutture ricettive con più di 29 milioni di posti letto. In questo dato si comprendono non soltanto gli alberghi ma anche altre strutture di alloggio simili come i B&B oltre a campeggi e aree camperistiche attrezzate.
 
Negli anni delle restrizioni dovute alla pandemia si registra un calo ma i valori attuali (riferiti al 2023) sono in crescita rispetto al periodo pre-Covid. Per quel che riguarda il numero di strutture ricettive, si registra un incremento del 3% rispetto al 2019 mentre per i posti letto l’aumento è dell’1,5%. Il 21,1% delle strutture turistiche europee si trova in aree urbane centrali, che comprendono il 22,6% dei posti letto. Seguono poi le zone periferiche (32,5% strutture, 33,6% posti letto) e le zone rurali (46,4% e 43,8%). Circa la metà delle infrastrutture turistiche europee si trova in aree costiere (51,1%) e copre il 41,6% dei posti conteggiati.
 
Come informa Openpolis, su elaborazione dati da Eurostat, in termini assoluti l’Italia è il paese europeo dotato del maggior numero di strutture ricettive (229.513) e di posti-letto (5,2 milioni). Rispettivamente, coprono il 36,1% e il 17,8% dell’offerta nel continente; per quel che riguarda le infrastrutture turistiche, seguono Croazia (117.476, il 18,5%), Germania (48.275, 7,6%) e Francia (29.375, 4,6%). In coda,  tre piccoli paesi dell’unione: Cipro (771, 0,1%), Lussemburgo (357, 0,1%) e Malta (335, 0,1%).
 
Per quel che riguarda invece i posti-letto, al nostro paese seguono Francia (5.094.909, 17,5%), Germania (3.665.302, 12,6%) e Paesi Bassi (1.400.003, 4,8%). Gli stati caratterizzati da una minore quantità di posti letto sono invece Lussemburgo (57.830, 0,2%), Lettonia (52.263, 0,2%) e Malta (51.041, 0,2%). Occorre evidenziare che risultano mancanti i dati dell’Irlanda mentre quelli della Spagna sono invece parziali, motivo per cui non sono stati considerati nell’analisi.
 
Questi dati sono disponibili a livello regionale per quasi tutte le aree dell’UE. Per poter permettere di confrontare il dato tra regioni con popolazione differente, è stata calcolata l’incidenza ogni 10mila abitanti. La regione europea con l’incidenza maggiore di strutture ricettive è Jadranska Hrvatska (857,64 ogni 10mila abitanti), che comprende tutta l’area della Croazia. Seguono Ionia Nisia (Grecia, 223,90) e la provincia autonoma di Bolzano (221,55). Tra le prime dieci europee, quattro sono italiane: oltre al territorio già citato, sono presenti anche il Veneto (123,84), la Valle d’Aosta (103,39) e il Friuli-Venezia Giulia (83,07). Sui posti letto invece i valori maggiori si registrano nella regione di Notio Aigaio (Grecia, 9.084,56), Jadranska Hrvatska (Croazia, 8.357,92), Ionia Nisia (Grecia, 7.714,12) e Corsica (Francia, 4.728,77).
 
È importante notare che valutare l’incidenza delle strutture ricettive turistiche sul territorio è solo uno degli elementi utili per considerare lo stato del turismo in una regione. Di fondamentale importanza è considerare anche la quantità di notti passate dai turisti in un paese, così come l’incidenza del settore nel calcolo del Pil.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Economia e Finanza

Sicilia, discariche sature: 90mila tonnellate di rifiuti in partenza per la Finlandia

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Di Paola (M5s): “Parliamo di cifre da capogiro che alla fine graveranno sulle casse pubbliche”

È da tempo risaputo come anche i rifiuti siano una risorsa ma una risorsa non facile da gestire e trasformare in prodotti utili. Si apprende dunque sa organi d’informazione siciliani che è stata recentemente definitiva una disposizione o decreto regionale, del 1° agosto scorso, che consente di spedire i rifiuti della Sicilia all’estero fino al prossimo 30 giugno e questa volta con destinazione Finlandia.

L’assessorato regionale competente pei rifiuti ha deciso che dall’isola Sicilia saranno effettuate almeno 3 mila spedizioni di rifiuti indifferenziati, trattati negli impianti Tmb, che non possono essere più smaltiti in loco, per complessive circa 90 mila tonnellate di rifiuti, decisione provocata dalla saturazione delle discariche locali, come quella di Lentini, gestita dalla Sicula Trasporti.

Questi trasferimenti, però, non sono indolori per i Comuni siciliani, che vedranno sobbarcarsi un costo extra

Lo smaltimento in Sicilia costava tra i 200 e i 250 euro a tonnellata, mentre in Danimarca, nel termovalorizzatore di Copenaghen, la cifra è salita a 400 euro a tonnellata. Adesso, l’immondizia di circa 150 Comuni siciliani, soprattutto della Sicilia orientale ma anche del Trapanese, Agrigentino e Palermitano, finirà in Finlandia trasportata dalla ditta lombarda Vibeco, nel termovalorizzatore della società Loviisan Satama Oy, sita a Valko, ove verranno trattati nell’ottica del recupero energetico.

Ed è prevedibile che i costi lieviteranno ulteriormente. Il porto di Loviisa è un porto marittimo baltico nella città di Loviisa, situato sulla costa meridionale della Finlandia e sulla sponda settentrionale del Golfo di Finlandia. a poco meno di una novantina di km. da Helsinki.
Il decreto non indica alcun prezzo né fornisce un ristoro economico ai sindaci, che già dall’anno scorso avevano chiesto uno stanziamento extra per fronteggiare i costi.

La situazione è ora più complessa e pesante

Secondo l’attuale governo regionale, i rifiuti potranno in futuro essere trattati in Sicilia utilizzando un paio di inceneritori che dovrebbero essere realizzati a Palermo e Catania, ma il cui iter autorizzativo non sembra breve, ragion per cui la soluzione dell’esportazione non appare di breve durata.


Il M5S, con il vicepresidente dell’ARS, Nuccio Di Paola, fiuta il pericolo di una manovra inevitabile per la Regione dichiarando che “se spedire i rifiuti in Finlandia è la soluzione di cui tanto parlava Schifani pochi giorni fa, allora c’è davvero da preoccuparsi.

Parliamo di cifre da capogiro che alla fine graveranno sulle casse pubbliche. Con queste cifre, una amministrazione coscienziosa avrebbe dovuto stringere i tempi per accompagnare le due grandi città siciliane, Catania e Palermo, a ridurre il quantitativo di raccolta non differenziata. Invece a quanto apprendiamo, la musica non cambia. Lo avevamo visto già con Musumeci, continuiamo a vederlo con Schifani”.

Alla destinazione finnica si aggiunge anche una destinazione turca: infatti altri 5 decreti hanno autorizzato l’invio a Aliaga-Izmir, nell’impianto Ege Celik Sanay Ticaret, di 5.733 tonnellate. Anche in questo caso l’autorizzazione all’invio, concordata con i ministeri dell’Ambiente italiano e turco, durerà un anno.

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Costume e Società

Croazia: boom di turisti e prezzi alle stelle

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La Croazia ad oggi è parte dell’Unione Europea e come tale ha acquisito i diritti e i doveri degli altri Paesi che ne fanno parte. Diverse testimonianze di turisti confermano che quest’anno si è osservato un boom turistico proveniente da zone limitrofe e oltre: Italia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Grecia e Francia.

Tuttavia, è credibile che l’entrata della Croazia tra le “stelle” dell’Unione Europea abbia incentivato la costruzione di alberghi e di ristoranti per ospitarne il turismo da un lato, ma dall’altro ha sicuramente rialzato le spese dell’economia croata.

Questo aspetto finanziario dettato dalla moneta unica, rispetto a quello che era il valore della moneta croata, ha “meravigliato” sia la popolazione croata che il turismo, subendo alcuni contraccolpi sia nelle spese che nei ricavi economici.

L’euro, in un certo senso, ha equiparato la Croazia con gli altri Stati Europei da un punto di vista dei tre settori economici: agricoltura, industria e turismo.

Questo requisito ha però modificato la vita quotidiana di ciascun croato che si è ritrovato a dar di conto ad un’economia più ampia e complessa rispetto al passato.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che la Croazia si stia notevolmente sviluppando nel turismo con la costruzione di alberghi, di strutture marittime etc…, ma questi nuovi investimenti hanno richiesto all’economia croata di creare adeguate risorse non solo per il turismo, ma anche per gli abitanti stessi.

La Croazia ad ora ha prezzi elevati e poco concorrenziali soprattutto negli alimenti, nelle postazioni turistiche (es. ombrelloni, sdrai), nei vestiti e nell’oggettistica (es. souvenirs), rischiando un saldo economico di ritorno più basso del previsto.

Un tempo il turista che arrivava in Croazia pagava meno rispetto ai servizi di cui necessitava, oggi è inevitabile che l’aumento dei prezzi possa portare con sé il rischio di abbassare il flusso turistico.

La Croazia ha però una particolarità intrinseca rispetto al passato: nelle città costiere i prezzi si sono elevati rispetto alle isole. Questo dato è tratto da alcune ricerche svolte sul campo nei periodi di luglio e agosto; è come se la vita da isolano costasse meno rispetto a quella di città. Il dato potrebbe essere scontato, ma non lo è, poiché prima dell’ingresso nell’Unione Europea, l’intera Croazia aveva costi poco concorrenziali e soprattutto similari nel triangolo costa, città e isola.

Nel frattempo che la Croazia continui il suo “viaggio” di inserimento in Europa, ogni turista sicuramente “farà due conti in tasca prima di avventurarsi in zone della Croazia dove i costi sono saliti alle stelle”.

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