Elezioni 2018, al via i saldi di fine legislatura: voti uno ne prendi tre

Mai nella storia d’Italia, da quando i padri costituenti con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946 indissero le elezioni per la prima legislatura che si tennero il 18 aprile 1948, una campagna elettorale fu così caotica, così vuota di contenuti e così affollata da liste e listarelle di sprovveduti, di sconosciuti, di digiuni da qualsiasi conoscenza dello stato socio-economico del paese.

Durante le elezioni del 1948 per la prima legislatura i partiti in lizza furono solo tre:

la Democrazia Cristiana rappresentata dall’allora presidente Alcide De Gasperi, il Fronte Popolare Democratico con primo in lista il segretario Palmiro Togliatti e l’Unità Socialista con in cima alla lista Ivan Matteo Lombardo. Oggi sono ben 103 simboli, un vero ballo del qua qua (ra) qua composto da paperi e papere che sanno solamente fare qua qua più che qua qua. Sono liste piene di contendenti vuoti a perdere. Quelle prime elezioni del ‘48 si possono accomunare con quelle odierne solo per il fatto che i partiti principali si presentano divisi come si presentarono allora i socialdemocratici freschi di una scissione avvenuta un anno prima, guidata da Giuseppe Saragat. Oggi i “Saragat” sono più di uno e si identificano in Orlando, Bersani, Cuperlo, Civati e tanti altri ancora. Ma se la sinistra piange, la destra non ride, anche questa è lacerata tra gli ex missini, i liberali e qualche nostalgico monarchico. Tempi passati che non ritorneranno più. Vivono solo nei ricordi di pochi. Allora l’affluenza registrava il record del 92,9% e nel 1948 stravinse la Democrazia Cristiana. Altri tempi, altra politica, altri statisti.

Oggi chi ci capisce qualcosa è bravo

Nel seggio elettorale sventoleranno 103 simboli, una lenzuolata apparentemente di liste distinte però in sostanza, a giochi fatti, si raggrupperanno secondo riti e convenienze prestabilite e dopo il 4 marzo rincaseranno. L’ignaro elettore che deciderà di votare Renzi, per esempio, dopo avrà la sorpresa di trovare incartato nell’involucro un Tabacci e una Bonino. Chi si aspettava l’abolizione dell’odiato abbonamento tv e un bonus di 80 euro per ogni figlio minorenne, al loro posto troverà uno Ius Soli e il biotestamento perfezionato. Qualcun‘altro scommetterà su Berlusconi, lusingato dall’idea dell’abolizione della tassa sulla prima casa e quella sull’auto. Grande sarà la sua delusione nel trovare la Brambilla con i suoi gatti e cani, impegnatissima a difendere il loro welfare. Chi invece poserà l’occhio su Di Maio, aspettandosi lo stipendio di cittadinanza, potrebbe avere l’amara sorpresa di trovare, brillando tra le cinque stelle le lune della Boldrini e di Pietro Grasso, trainando barconi pieni di clandestini dalle sponde africane.

L’hanno chiamato “rosa-tellum” e come tutti i romanzi rosa, i più intricati, anche questo, come intrighi, misteri e nodi da sciogliere ne ha a iosa

Al Nazareno, si è venuto a sapere, che domenica c’è stata la notte dei coltelli. Urla e spinte, esclusioni e dimissioni, rinunce e delusioni. L’agenda prevedeva l’assegnazione dei candidati alle liste. Renzi ha superato se stesso. Un milanese nella lista a Palermo e una fiorentina a Bolzano. Un finimondo. A nulla è valso lo sforzo immane dei pacificatori. Matteo si è barricato dietro un drappello dei suoi fedeli. La mattina dopo si contavano i caduti sul campo. A girare in mezzo ai caduti si è visto un Ugo Sposetti sputare fuoco e fiamme contro Renzi, un Minniti offeso e sconsolato e un D’Alema, seduto sul ciglio del marciapiedi aspettando l’avverarsi delle sue profezie. Dissenzienti, dimissionari, retrocessi, licenziati e scartati hanno tutti dichiarato di sostenere il Pd e rimandare la resa dei conti a dopo il 4 marzo. Ci sta già chi parla di un nuovo congresso e nuovo segretario.

Notte scura e senza stelle per il futuro del Parlamento

La “notte dei cristalli” c’è stata anche in casa Liberi e Uguali e il bacillo della discordia ha contaminato anche i quartieri del Centrodestra. Caratteristica di queste elezioni sono i candidati sradicati dal loro territorio ed inviati a pescare voti in acque sconosciute. Grazie a questo vergognoso stratagemma, imposto dall’alto delle segreterie dei partiti, gli elettori, che forse fino ad oggi non erano convinti, ora hanno la prova provata che il voto loro conta poco e niente perché gli equilibri del Paese si decidono nelle segreterie dei mestieranti della politica.

“Andate a votare!” Votare chi? Votare per cosa?

Simboli a non finire, liste interminabili e i posti per aspiranti deputati stanno facendo gola a tutti. Giornalisti, direttori di riviste e programmi tv, ex direttore di Tg24, figlia di un ex parlamentare missino e tutto il mondo allineato dell’informazione. Programmi elettorali, a prescindere dalle baggianate a cui non si è sottratto alcuno di loro, programmi veri e propri non si sono visti. Gli argomenti che gli italiani aspettano: lavoro-povertà-casa-immigrazione-sicurezza- sono gli assenti di questa tornata elettorale. In mezzo a questo bailamme, si muovono, alzando critiche a tutti, intorpidendo ulteriormente le già confuse idee degli elettori, listarelle e listini e come cani sciolti , si aggirano tra un partito e l’altro. Fra questi si possono incontrare Alternativa Popolare, Noi con l’Italia, poi corre Tosi, Cesa e Fitto come quarta gamba di Berlusconi. Si troveranno Rinascimento e Potere al Popolo e tanti altri ma tanti da far girare la testa e non fare capire niente a nessuno.

Sembra esaurita l’era dei magistrati in politica. Matteo Renzi ha dichiarato “È ormai finito il tempo della subalternità” e poi “Basta con la politica subalterna ai magistrati.”

Ora è iniziata l’era dei giornalisti e del mondo dell’informazione. C’è stato un tempo quando abbondava la classe medica. Non c’è pace nella politica e a forza di cambiare professionalità s’abbassa sempre più la lasticina del livello di efficienza e della competenza. La pazienza è la virtù dei forti. Tutto arriva a chi sa aspettare. Passerà questa generazione di politici improvvisati e ne arriverà, auguriamoci, una con competenze e volontà per dedicarsi al bene di questo paese.

Emanuel Galea