Roma
ELEZIONI 2013: AL MERCATO DELLA POLITICA UN'OFFERTA VARIEGATA
Tempo di lettura 4 minutiCi sono pure loro, anche se poco visibili. Piccoli stand di Fli e dell'Udc vicino ad altre decine di bancarelle minori e solitarie.
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12 anni agoon
Emanuel Galea
Roma – Un odore nauseabondo d’aria fritta si innalza dalle bancarelle della politica ed un rumore assordante di vasi di coccio, strapieni di nulla, invade l’aria. Una nebbia scende sulla piazza. Un segnale diffuso di malessere etico ed antropologico profondo proveniente da anni di malgoverno semina frustrazione ed indecisione ovunque.
L’articolo 49 della Costituzione , che sancisce: “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” è stato stravolto. I partiti, con i loro patrimoni ingenti, beni mobili ed immobili da custodire e salvaguardare, sono diventati tutti società per azioni (SpA), presentano liste bloccate con persone di loro gradimento ed al cittadino, per scegliere liberamente non rimane che tirare a sorte.Da destra e da sinistra, da centro fino agli opposti estremi, nel mercato della politica si aggirano giocolieri, veggenti, maghi e venditori di fumo. Sulle bancarelle di questo mercato espongono merce scadente, avariata. Guaritori e guru con i loro elisir per sanare una crisi che loro stessi hanno causato. Tutto il mercato mostra un affannoso tentativo di rendere appetibile il riciclato, il già visto, il già detto, il già promesso, il mai mantenuto. Bancarelle ben allestite promettendo di disfare quanto, non più di otto mesi fa, hanno fatto tutti insieme. La riforma delle pensioni, l’Imu, l’Irpef, autori consociati del rigore, destra, sinistra e centro, oggi predicano la crescita, l’equità. Il cittadino guarda le bancarelle e tra un sorriso amaro ed uno sghignazzo si allontana.
Nella piazza fa capolino colui che in otto anni da amministratore non si era accorto che qualcosa non andava all’ILVA di Taranto. Oggi al mercato offre la sua politica al servizio del paese.
Non poteva mancare, in questo mercato, la bancarella dell’unto del Quirinale. Il messia atteso da anni, il promesso, il salvatore della Patria. Sparsi sulla sua bancarella macerie e frantumi, frutto di inesperienza politica, presunzione e alterigia. Oggi vende l’elisir per la guarigione dei mali che ieri ha causato
La magistratura politicizzata è presente nella piazza con il simbolo “Rivoluzione Civile” Qui si fanno delle offerte speciali. Paghi uno e prendi tre. Nel movimento Ingroia trovano asilo De Magistris, Di Pietro e Filiberto. Se cercate poker e slot machine su questa bancarella rimarrete delusi. Il bombardiere Maruccio, con il vizietto del videopoker, da qui si è spostato.
Con fatica presenta il suo stand il paladino della legalità, colui che ha introdotto in Italia il “digiuno pilotato” Sulla sua bancarella espone una proposta forte per “Amnistia, giustizia e legalità” Purtroppo però, anche questo santuario non ha retto alla mannaia dei Giudici.
Denunciato dalla sua segretaria Giuseppina Torrielli, licenziata in tronco dopo 14 anni di ininterrotto servizio, la Sezione Lavoro e Previdenza della Corte d’Appello di Roma, ha condannato Marco Pannella a pagare all’anziana signora 71mila euro per mancanti pagamenti, più interessi, rivalutazione e per risarcimento per omesso versamento dei contributi assicurativi e previdenziali, cifra totale che supera i 250mila euro. Tutto ciò si trova semi-coperto da giornali vari sulla bancarella. Intanto il Giacinto non si dà per vinto. E’ stato visto a pranzo con Cosentino, il candidato scaricato da Berlusconi. Le vie della politica sono infinite!
Ci sono pure loro, anche se poco visibili. Piccoli stand del Fli e del Udc vicino ad altre decine di bancarelle minori e solitarie.
Da un angolo del mercato, ad alto volume si manda la pubblicità, merce calda e sanguigna dei grillini. Affascina e molta gente si raduna per sentire e guardare, poi si allontana più indecisa di prima.
Dall’estremo nord della penisola scendono e piazzano le bancarelle quelli che una volta l’avevano duro e puro. Oggi non più. Dopo i lingotti in oro, i gioielli e gli investimenti in Tanzania, la quotazione della loro merce si è svalutata.
A mercato avviato, ci si imbatte, sulla piazza, con il ciclone Monte dei Paschi di Siena. Nel vortice finisce il partito Democratico. Non si parla d’altro che dell’Affair Senese. La gente vuole sapere. Cerca tra gli stracci e la roba usata esposta, qualcosa che spieghi come la Tarantini è diventata direttrice della Rai. E come ha fatto Mussari ad arrivare alla carica di presidente dell’ABI.
Nel passare tra gli stand e le bancarelle occorre fare attenzione a dove si mettono i piedi. Dispersi per terra le macerie, residui degli ultimi governi. Macerie della Monte Paschi di Siena. E’ una voragine che rischia di inghiottire partiti ed istituzioni. Frantumi e schegge di una sopravalutazione dell’Antonveneta. Il filo della matassa è in mano agli inquirenti. La storia infinita. Tangentopoli non è mai morta.
Una ventata si diffonde per il mercato portando voci di un accordo non scritto tra gli spagnoli del Santander e gli italiani di Monte Paschi per dividersi la «plusvalenza» di quell'affare. Testimone di queste voci è Cardia, figlio dell'ex presidente Consob. Come fa il cittadino comune a determinare “democraticamente” la politica nazionale alla presenza di tutto ciò?
Un vecchio osserva tutta la scena. Ad un tratto si ferma a fissare il vuoto. Pensa fra sé e sé. All’estero ci conoscevano simpaticamente come il paese della pizza, della pasta e del mandolino. Ciononostante tutti ambivano a visitarci. Tutti ammiravano la nostra cultura, l’arte, la storia. La nostra musica si suonava a Hong Kong , a New York a Nuova Delhi, ovunque. Eravamo il paese bagnato dalle acque del mediterraneo, il paese con la gente allegra, simpatica ed accogliente. Non si parlava ancora di Euro, di Europa Unita. Un tempo era vanto e gloria e meta di personaggi di genio, d’arte e di pensiero. Nei libri di storia, sono impressi per sempre grossi nomi di statisti e uomini di cultura. Di veri e propri statisti oggi si sente una forte mancanza. Tutto è mutato. Oggi l’Italia è un paese nella periferia sud del continente Europa. Un paese in depressione privo di una vera e identità. Nei maggiori casi si predilige l’importato.
La macchina della giustizia è lentissima ed i suoi tempi “biblici” non rendono giustizia al cittadino. Il sistema carcerario è da inferno Dantesco. Imposizione fiscale da definire liberamente come “cravattaia”. Una corruzione dilagante con metastasi in quasi tutti i gangli delle Istituzioni. Un sistema partitico che ha occupato tutte le istituzioni. Conflitti di competenze tra magistratura ed il legislativo. Servizio sanitario che perde colpi di giorno in giorno e quant’altro.
A cosa serve questa sceneggiata? Sembra che i versi del Qoélet rispondano proprio al nostro caso:
“C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questa è una novità»? Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto.”
Il vecchio si allontana, l’odore acro e nauseabondo dell’aria fritta lo segue e quel rumore molesto dei vasi di coccio strapieni di vuoto risuona nel buio della sera. I pifferai, i veggenti, gli astrologi della politica, i preveggenti ed i dispensari di buone notizie continuano con le loro acrobazie per attirare la gente, mentre su Piazza Italia si addensano le nubi foriere della tormenta.
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