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ELENA CESTE: MICHELE BUONINCONTI, UNA VITTIMA DEL SISTEMA?

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Tempo di lettura 3 minuti L'intervista alla dottoressa Ursula Franco medico criminologo consulente della difesa

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LEGGI ANCHE: ELENA CESTE: TESTIMONIANZE, PERIZIE E UN PROFILO DELLA DONNA RIMASTO INESPLORATO

 

di Domenico Leccese

L’Osservatore d’Italia intervista nuovamente la dottoressa Ursula Franco, medico chirurgo e criminologo, consulente della difesa di Michele Buoninconti che non smette di difendere a "spada tratta" il proprio assistito e per questo viene tacciata di incompetenza da illustri colleghi e da parte dei media.

Ritiene che Michele Buoninconti sia vittima di un errore giudiziario?

Senza ombra del dubbio, un caso di errore giudiziario da manuale.

Come sta Michele Buoninconti ?

Michele Buoninconti sta vivendo una situazione paradossale, a dir poco kafkiana, sono mesi che urla a tutti la propria innocenza, ma il rimarcarlo viene scambiato per una sorta di delirio persecutorio, fa comodo a tutti pensare che il vero malato sia lui e non lo sia stata invece sua moglie Elena. La malattia mentale nel caso ne sia affetto Buoninconti è per tutti ben visibile, reale, concreta, facilmente diagnosticabile mentre nel caso di Elena è una mia fantasia. Non le pare bizzarro che nonostante sia stata in primis la Procura ad affermare che Elena fosse psicotica, io venga derisa perché affermo questa verità? Mi aspetterei che si alzasse un coro di psichiatri pronti a confermare che gli psicotici si denudano e proprio perché vivono un delirio che ritengono reale possono reagire allo stesso, in questo caso Elena credeva che la volessero portare via da casa e quindi semplicemente scappò, come aveva prospettato pochi minuti prima al figlio, e si nascose, senza alcuna intenzione di lasciarsi morire. Il distacco completo dalla realtà non le faceva percepire il freddo, né il dolore e neanche si accorse della presenza nell’acqua nel rio. Il disconoscere la psichiatria da parte di chi si trova ad affrontare questo caso è il vero problema, un problema insormontabile.

Quali sono gli indizi contro Michele Buoninconti?

Non ci sono indizi, non esistono perché Michele non ha ucciso sua moglie, la Procura non è stata in grado di ricostruire il presunto omicidio di Elena Ceste perché non c’é stato. La mia ricostruzione di come andarono i fatti è ciò che somiglia di più alla verità e non varierà con le stagioni. Vede, intanto non è stata accertata la causa della morte di Elena Ceste e potrebbe bastare, ma aggiunga pure che la perizia sulle celle non prova assolutamente che Michele Buoninconti fosse nei pressi del Rio Mersa quando la Procura ritiene stesse occultando il cadavere di sua moglie bensì che ci fosse circa 3 minuti dopo e solo in transito, poi non ci sono segni di trasporto di un cadavere sull’auto, né segni di una colluttazione, né graffi prodotti dai rovi sul volto o le mani di Buoninconti, né fango sulle sue calzature che possano provare l’occultamento.

Cosa pensa degli attacchi degli altri criminologi nei suoi confronti?

Non varrebbe neanche la pena di commentarli, comunque trovo assai triste che si parli di me senza conoscermi, senza conoscere il mio lavoro ed in specie deridendo la mia ricostruzione senza aver letto tutti gli atti. Inconsapevolmente chi attacca me danneggia la criminologia che è agli albori, non penso infatti sia stata mai redatta in Italia una perizia come quella da me prodotta per Michele Buoninconti. Tengo a precisare che non tutti i criminologi tentano di diffamarmi, il dottor Ruben De Luca è stato molto professionale quando gli hanno chiesto che cosa pensasse della mia ipotesi, mi sarei aspettata da tutti lo stesso atteggiamento.

E gli attacchi dei media?

Inspiegabili, perché sostenere che io sarei incompetente e quindi inadatta a difendere Buoninconti se lo ritengono colpevole? E’ una contraddizione, se mi attaccano evidentemente mi temono, io invece non temo loro, un giorno dovranno rispondere di tutto ciò che hanno scritto e detto davanti ad un Giudice.

Michele Buoninconti è davvero una persona difficile come dicono i media?

Io e Michele Buoninconti abbiamo una collaborazione professionale straordinaria basata sul rispetto e la fiducia reciproca, egli non è assolutamente una persona difficile, è semplicemente un innocente in carcere e finché le persone si rivolgeranno a lui da colpevole verranno trattate come si meritano.
 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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