Effeti Brexit: Bba, grandi banche via da GB nel 2017 mentre le piccole via entro Natale

di Paolino Canzoneri

La scelta dei britannici di uscire dall'Unione Europea inizia a preoccupare seriamente l'associazione delle banche britanniche e nonostante le trattative del Brexit non siano ancora avviate, si fanno strada timori concreti che le aziende del Regno Unito, divenute extracomunitarie, potranno subire restrizioni tariffarie rilevanti con conseguente riduzione dei ricavi, il tutto a difesa del mercato interno europeo. Il presidente della British Bankers Association (BBA) Anthony Browne ha lanciato l'allarme sull'Observer sottolineando come le grandi banche tritanniche abbiano programmato di  trasferirsi in località dentro la  Comunità Europea nel primo trimentre del prossimo anno mentre Istituti più piccoli addirittura compieranno il trasferimento già entro la fine di quest'anno: "La maggioranza delle banche internazionali ora ha dei gruppi di lavoro per vedere quali operazioni trasferire per garantire di poter continuare a servire i clienti, la data entro cui devono farlo, e come farlo nel miglior modo possibile. Molte banche più piccole pianificano di concretizzare i trasferimenti prima di Natale, mentre i più grandi intendono cominciare nel primo trimestre del prossimo anno e stabilire barriere a commercio e servizi finanziari sarà un ostacolo per tutti. Tutta l'Europa soffrirà nel caso che Londra scelga una "Brexit dura". Il risultato del referendum sembra sempre più mostrare quanto il Regno Unito si stia preparando ad attraversare momenti difficili con serie prospettiva poco incoraggianti protese verso un pericoloso isolamento che sovvertirà i saldi equilibri e dovrà fare i conti con le banche stesse che non erano d'accordo con il "leave" rivelatosi poi vincente. Browne stesso è sicuro che il dibattito politico e quello pubblico sta conducendo il Regno verso un terreno impervio e difficile. Diffiicle dargli torto poichè la fuga delle banche potrà causare rischi enormi per l'occupazione a cominciare dalla stessa Londra che pagherà pesantemente con seri problemi alle aziende finanziarie che operavano per i paese dell'UE, basti ricordare che le banche locate a Londra mantengono a galla finanziariamente il continente con prestiti di 1.100 miliardi di sterline, realtà che sarà a rischio. Rassicurazioni sul mantenimento dello status della City di Londra si sono fatte sentire dal ministro per la Brexit  David Davis e dal cancelliere ministro dell'economia Philip Hammond ma è pur vero che ancora i passi non sembrano brevi e la preoccupazione diventa tangibile. L'Observer inoltre aggiunge che l'intenzione del governo di controllare la libera fruizione e movimento degli stranieri nel Regno non favorirà certo il mantenimento dello status atuale delle banche nel paese. Browne spera di mettere in guardia i politici britannici che sembrano ignorare i potenziali effetti della Brexit: "Innalzare barriere al commercio nei servizi finanziari oltremanica ci danneggerà tutti". Il presidente Francois Hollande avalla comunque la preoccupazione di Browne perchè questa Hard Brexit porterà ad un duro negoziato e al solito il popolo ne pagherà il prezzo più alto.