Eduardo De Crescenzo, “Il lockdown è una condizione che può ricorrere spesso nella vita di un artista”. L’intervista all’autore di “Ancora”

Artista internazionale Eduardo De Crescenzo ha calcato le scene fin da piccolissimo accompagnando intere generazioni con le sue canzoni, con la sua ‘voce strumento’ che tanto lo caratterizza, i suoi testi fanno parte ormai del bagaglio dei ricordi  di ognuno di noi, fra queste il brano indimenticabile “Ancora”  del 1981, “L’odore del mare, e tanti altri.

 Nato nel capoluogo campano attualmente vive nell’Antica  Puteoli nei Campi Flegrei, nella sua lunga carriera ha partecipato alla Kermesse sanremese ben 5 volte, e tantissime manifestazioni di solidarietà e si è spesso volte esibito con i big della musica contemporanea a livello mondiale.

Eduardo De Crescenzo

De Crescenzo ha concesso a L’Osservatore d’Italia un’intervista sul suo rapporto con le sue radici, con Napoli e i Campi Flegrei.

Hai cominciato da piccolissimo ad esibirti, c’è qualcosa altro che vorresti fare?

Non ci ho mai pensato, non ho mai avvertito l’esigenza di fare altro.

A distanza di diversi anni le tue canzoni si sentono tuttora, regalando sempre forti emozioni  tra queste il brano “Ancora”, quanti dischi hai venduto di questo brano?

“Ancora” è un evento raro che ha varcato nel tempo confini geografici, generazionali, culturali … oggi potrei solo dare dei numeri a caso.

Ti sei esibito diverse volte in dialetto partenopeo, quanto sono importanti per un artista le radici?

La lingua napoletana è una lingua poetica ricca di espressioni idiomatiche ma anche una lingua fortemente musicale, come l’inglese,  per via delle “tronche” finali. Molti artisti anche non napoletani la amano. Nell’83 pubblicai un album “decrescenzo” interamente in lingua che le generazioni hanno amato nel tempo. Alcuni titoli: – Quantu tiempo ce vo’- Io ce credo – Metropolitana … sono ancora molto amati anche dalle nuove generazioni.

Che tipo di rapporto hai con la città partenopea e i Campi Flegrei?

E’ un rapporto istintivo con i suoni, con i colori, con i profumi che mi fanno sentire a casa.

Che tipo di rapporto hai con la televisione di adesso e con i social?

Ogni mezzo di comunicazione ha proprie caratteristiche e specificità. Negli anni, il mio interesse per la musica si è orientato sempre più verso la dimensione del concerto che trova respiro in teatro, in un Auditorium … Di contro, sempre più, la televisione è diventato un mestiere specifico e la musica non è la sua priorità se non come riempitivo, come intermezzo, come show… Anche il pubblico  mi sembra sia cambiato negli anni, c’è una frattura culturale in atto,  difficilmente il pubblico che riempie le sale dei concerti è lo stesso che segue lo show-business in televisione.

I “ social” sono una grande opportunità di libertà e democrazia. Li uso con parsimonia per dare informazioni sulla mia attività, li uso per dialogare più direttamente con il pubblico. Come tutte le conquiste di libertà “acerbe” hanno bisogno di evolversi e sviluppare un codice etico.

Durante il lockdown molti artisti hanno creato qualcosa, anche tu?

E’ complicato rispondere a questa domanda perché il lockdown  è una condizione che può ricorrere spesso nella vita di un artista: a volte raccogliersi nel proprio spazio, non avere troppi contatti con il mondo esterno è una scelta cercata e necessaria per elaborare emozioni. Davanti, però, hai un appuntamento con il pubblico. Il lockdown obbligato da  una pandemia è molto diverso, è un isolamento fatto di vuoti e interrogativi, non è stato per me una condizione felice per la creatività, la mia musica si proietta e si esprime in concerto, con un pubblico vero, con musicisti veri, non virtuali.

Un artista è una persona generosa perché condivide con gli altri le proprie sensazioni, le proprie speranze e anche i timori ecc quando crea sa che quell’opera, seppur è stata creata da lui, una volta fatta fruire non sarà più sua, ma fa parte del bagaglio dei ricordi delle persone, tu come vivi questa cosa?

Vivo la creatività come una possibilità di evoluzione personale non penso mai a cosa accadrà poi. Sentire che il tuo piacere personale è avvertito anche da altri dona un senso di appartenenza molto gratificante ma continuerei a cercare “quella spinta vitale” anche se dovessi farlo solo per me stesso. La musica per un musicista non è solo un mestiere, è un modo di essere.

Quali sono i progetti futuri di Eduardo De Crescenzo?

Tornare in concerto il prima possibile, spero nella prossima estate.

Quali sono i tuoi hobby?

La musica mi appaga e mi diverte, è un lavoro e un gioco, non avverto tempi vuoti da riempire.

Ci sono altre forme d’arte che pratichi?

No, non le pratico ma le frequento come pubblico con vero interesse. Sono un appassionato di cinema e teatro, sono per me una fonte inesauribile di emozioni, di confronto, di ispirazione.

Qual è l’incontro (artisticamente parlando) che per te è stato determinante e che porti nel cuore?

Ce ne sono molti, per fortuna. Su tutti direi Ray Charles. Tutta la musica che è venuta dopo di lui gli deve qualcosa.