Connect with us

Roma

Ecco cosa succede nel Partito Democratico: intervista a Ileana Piazzoni

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 5 minuti La deputata del Pd a tutto tondo. Sospesi i congressi di Rocca di Papa e Genzano

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

C.R.

Dopo il discorso di Matteo Renzi, giudicato dalla sinistra troppo duro, la strada sembra segnata verso un Pd sempre più diviso. Sul tema abbiamo voluto intervistare il Deputato Pd Ileana Piazzoni.  

Onorevole Piazzoni, cosa sta succedendo nel Partito Democratico?
Siamo all’epilogo di una divisione che ha caratterizzato il Partito da tre anni a questa parte. E’ chiaro che la questione della data del congresso è solo un pretesto, altrimenti potremmo essere di fronte a un’aggravante per futili motivi. In realtà, il tema vero è che non si è trovata in questi anni una modalità di sintesi, con una minoranza che si è divisa dalla maggioranza sull'economia, sul lavoro, sulla scuola, sulla legge elettorale, sulla riforma costituzionale. A mio modo di vedere, il più delle volte non per una sostanziale differenza di merito, ma per un rigido posizionamento politico contro il segretario del partito.

Si va quindi a un ritorno alle vecchie appartenenze? Ex Pci divisi da ex DC?
Assolutamente no. Le famiglie politiche di origine sono ormai totalmente “mischiate” nel Pd. Io stessa vengo da un percorso di sinistra e appoggio convintamente Matteo Renzi. Ci sono ovviamente opinioni diverse, alcune derivanti da precedenti impostazioni politiche, ma in tutti questi anni di governo non sono mai state un ostacolo nel trovare punti di sintesi sui vari provvedimenti. Del resto, la frattura più forte si è creata su una riforma costituzionale che, a mio parere, non aveva differenze di sostanza con quanto proposto in precedenza dal centrosinistra.

Solo una questione di potere, quindi?

E’ anche una questione di potere, ma non solo. Rispetto il travaglio di chi ha deciso di lasciare il partito e penso che chiunque abbia il diritto di esprimersi e militare in un luogo in cui si trovi a proprio agio. Ma sono convinta che stia facendo un errore. Vede, molti anni fa io decisi di non aderire al Pd, lasciando i Democratici di Sinistra. Ero convinta che il Pd nascesse soprattutto per dare una nuova cornice a gruppi dirigenti che pur essendo responsabili di molte sconfitte, non avevano intenzione di lasciare spazio ad altri. Non condividevo inoltre l’uscita dalla famiglia politica europea del Pse. Personalmente, grazie a quella scelta, ho vissuto un’esperienza straordinaria perché fondare una nuova forza politica è entusiasmante, seppur molto faticoso. Ma sul piano politico, sul piano dei risultati concreti per i cittadini, oggi riconosco che probabilmente sarebbe stato più utile operare all’interno del Partito Democratico, che peraltro è riuscito a darsi una classe dirigente nuova, sul piano generazionale e sul piano del programma politico.

Dal quadro che lei propone sembra andare tutto bene eppure molte persone sembrano voltare le spalle al PD, come la spiega? Avete fatto anche degli errori?
Le difficoltà nascono dal dover fornire nuove risposte a un mondo nuovo. Due sono gli errori da evitare: da un lato fornire le risposte che funzionavano nel passato solo perché le conosciamo e ci rassicurano; dall’altro proporne di innovative pensando sia automatico il fatto che le persone riescano a identificarsi immediatamente in queste. Renzi rappresenta una potente forza di innovazione in un paese però ancora molto statico, conservatore, che non ha ancora elaborato i costi degli errori del passato e l’ineludibile necessità di spostare il baricentro delle politiche pubbliche sulle nuove generazioni. Renzi rappresenta quell’innovazione di cui il paese ha un drammatico bisogno, ma da cui molti cittadini si sentono minacciati. Siamo dentro la più grande rivoluzione tecnologica di tutti i tempi: chi promette soluzioni facili mente o non si rende conto della realtà. E la sfida per la sinistra è come si liberano le energie di chi è capace e meritevole, ma anche di come si garantisce un sistema di protezione sociale che aiuti chi resta indietro e che consenta di non vivere nella quotidiana totale incertezza del futuro. Cosa che non si può fare lasciando le cose come stanno. Ma occorre creare un’alleanza con i cittadini per un cambiamento di cui possano comprendere e sostenere le finalità: questa è secondo me la sfida. E’ questa l’alternativa ai populismi. Non il ritorno al passato.

Non sembra quindi troppo preoccupata dalla scissione. Prevede quindi un destino di irrilevanza per gli scissionisti?
Non necessariamente. Ho acquisito ben presto come punto fermo la necessità di stare sempre in un campo ampio di centrosinistra, a meno di condannarsi all’irrilevanza. E infatti, la scelta di Sel di abbandonare l’alleanza col Pd l’ha portata rapidamente alla fine della sua esperienza. Mi auguro quindi che chi oggi lascia il Pd non perda di vista l’obiettivo comune, che è quello di sconfiggere le destre vecchie e nuove del nostro tempo, tra cui includo il M5S. In ogni caso, il compito del Partito Democratico è quello di diventare più inclusivo di quanto sia stato fino ad oggi. Ma questo non avviene con la spartizione di potere, con il bilancino dei posti assegnati alle correnti. Avviene creando delle regole interne che consentano a tutti di partecipare e esprimersi, ma anche di riconoscere la decisione finale come vincolo di correttezza. Un partito in cui non si arriva mai a una sintesi, non è un partito, è al massimo uno strumento elettorale utilizzato per i fini più diversi. Dobbiamo preoccuparci di includere i tanti, soprattutto giovani, che vogliono partecipare per occuparsi dei grandi temi del nostro tempo. Ma si può fare solo se non siamo occupati a trascinare liti antiche e discussioni che non hanno nulla a che vedere con la realtà.

Quale sarà la ricaduta della scissione sul territorio dei Castelli? Intanto sono stati sospesi i congressi di Rocca di Papa e Genzano, qualcuno dice perché voi “renziani” eravate in minoranza…
Cosa succederà nel Partito Democratico nei Castelli Romani è ancora impossibile dirlo. Di certo esiste un gruppo di persone che ha come riferimento Roberto Speranza, che si è riunito di recente in un’iniziativa a Velletri, e che immagino stia ragionando sulle scelte da compiere. Ed è quindi del tutto evidente che non si possano tenere congressi di singoli Comuni mentre è indetto il Congresso Nazionale e la Commissione Nazionale sta preparando l’iter e le regole. D’altra parte, trovo piuttosto incredibile che chi a livello nazionale mette in atto una scissione accusando Renzi di imporre un congresso troppo “rapido” (parliamo di 2-3 mesi), pensi poi che in Comuni in cui il Partito, sconfitto alle amministrative, ha un profondo bisogno di essere ricostruito, si possa procedere con un dibattito di sole 3 ore. Personalmente, sono molto contenta perché, anche grazie alla campagna referendaria, vedo un rinnovato interesse alla partecipazione da parte di molte persone giovani e preparate. Oggi per me il tema vero è come si costruisce nel territorio un nuovo gruppo dirigente, capace di raccogliere la sfida lanciata dal M5S, sulla capacità di portare le nuove generazioni all’impegno politico. Purtroppo per tutti noi, il M5S lo fa attraverso modalità e proposte del tutto sbagliate. Noi abbiamo il dovere di aiutare il rinnovamento generazionale, ma anche di far comprendere la necessità per chi fa politica dello studio e della competenza, perché stiamo già pagando il prezzo in molti Comuni dell’improvvisazione al potere. Chi oggi nel Pd pensa che controllare un pacchetto di tessere sia la soluzione, non ha capito nulla della fase che stiamo vivendo. Abbiamo bisogno delle capacità di tanti giovani e, se posso, di tante donne per rinnovare il Pd del territorio. Il mio invito è quello di farsi avanti, a sentire la necessità di dare il proprio contributo non per imporsi sugli altri, ma per collaborare con gli altri.
Proprio perché viviamo un tempo difficile in cui tutto è in trasformazione e avanzano nel mondo idee terrificanti, per chiunque si senta progressista e non voglia rassegnarsi a subire un infausto ritorno al passato, è questo il momento del protagonismo. E’ questo è il momento di iscriversi al Pd, non di lasciarlo.

 

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

Continua a leggere

Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

Continua a leggere

Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti