Ecco come la ministra Azzolina ti erudisce il pupo e lo rende incolto e beota

Agli inizi del novecento, sulla rivista “Il Travaso delle Idee”, allora edita da Luigi Locatelli in dialetto romanesco, nasce una rubrica intitolata “Come ti erudisco il pupo”, un vero capolavoro letterario di amanuensi, comprendente l’uscita di 11 pubblicazioni di articoli umoristici e nello stesso tempo molto sagaci e pieni di saggezza. Il protagonista del Locatelli fu un povero diavolo preda di eventi più grandi di lui.

Il fatto che gli eventi furono più grandi del protagonista e il titolo della rubrica, con tema l’erudizione del pupo, fa sì che il pensiero odierno subito voli doverosamente alla ministra Azzolina.

Chi è veramente Lucia Azzolina – Ministro dell’Istruzione?
La ministra è una professionista di tutto rispetto, laureata in giurisprudenza, laurea magistrale in storia della Filosofia ed è anche titolare di una specializzazione all’insegnamento secondario (SSIS). Prima di prestarsi alla politica svolgeva la pratica forense occupandosi di diritto scolastico.
Il 10 gennaio 2020 è subentrata a Lorenzo Fioravanti quale Ministra dell’Istruzione. Ed appunto, da ministra tanti sono quelli che pensano che la Azzolina sia una povera preda di eventi più grandi di lei.
Mentre nulla si toglie al suo curriculum di tutto rispetto, pur tuttavia non si dovrebbe snobbare la psicologia, è proprio questa la scienza che supporta la scuola a non limitarsi a riempire unicamente le menti.
La storia della filosofia, una delle specialità della ministra, che purtroppo non ha ispirato alla specialista dell’insegnamento secondario alcuna brillante idea per affrontare la riapertura delle scuole a settembre, all’infuori di didattica a distanza e corsi online.

Limitatamente ai giorni dell’emergenza ogni stratagemma non va scartato.
Se poi si pensa di estendere l’esperimento oltre, allora le cose cambiano e diventano gravi.

Lo scorso 11 maggio la Gazzetta del Mezzogiorno, ed. Basilicata, ha pubblicato: “Mentre pediatri, psicologi e pedagogisti di tutto il mondo si interrogano sugli effetti dell’isolamento sociale sulla salute e sull’equilibrio psicofisico di bambini, ragazzi e adolescenti, la macchina della cosiddetta “didattica a distanza” messa in moto in tutta fretta dal Ministero dell’Istruzione procede spedita, spesso travolgendo i già precari equilibri di molte famiglie italiane”.
A coordinare il tavolo tecnico per il piano per l’Istruzione, la ministra Lucia Azzolina si avvale del professore ordinario di Economia e Politica industriale, Patrizio Bianchi.
Siamo sempre al punto di partenza, se non è filosofia è economia ma sia l’una che l’altra non offrono argomenti a favore della didattica online.
Lo scambio tra esperienze di pedagogia e psicologia, nel caso specifico che si sta trattando, assume un’importanza fondamentale.
Educazione ed inculturazione implicano non solo adattamento esteriore, ma sopra tutto dialogo, assimilazione e scambio vitale tra il docente e l’alunno. Se l’intenzione della ministra è erudire il pupo, questa volta ha scelto l’approccio sbagliato.
Il didatta online si limita, in linea di massima, a dettare principi, regole, indirizzi. Ciò non basta. Chiunque potrebbe fare la stessa cosa dettando un buon testo, ma ciò non vuol dire trasmettere, comunicare. Un bravo insegnante trasmette con lo sguardo, la tonalità della voce, l’espressione, i movimenti del capo, la gesticolazione delle mani e così via. Un complesso di attimi che fissano nella mente dell’alunno/studente, un concetto, un idea, un principio. Tutto questo non può trovarsi nell’insegnamento e nella tecnica asettica della didattica online.
L’espediente delle lezioni via chat potevano supplire alle difficoltà del momento, ma mai, possono sostituire il contatto umano, il rapporto interpersonale.

Da non trascurare il livello di istruzione attuale degli studenti italiani.
Secondo il rapporto Pisa, acronimo di Programme for International Student Assessment dell’ OCSE del dicembre 2019, uno studente su 4 in Italia non raggiunge il livello di base di competenze scientifiche. Il voto di lettura è inferiore a quello della media OCSE. Soltanto il 5% degli studenti italiani raggiunge i livelli più elevati
Secondo il prof. Viale gli studenti italiani non sanno leggere per colpa della scuola e di chi la governa.
Il 7 dicembre 2019, su Corriere della Sera è stato pubblicato un dossier a firma di Federico Fubini. In quell‘esaustivo documento si leggeva che : “La spesa per istruzione non è solo bassa , è anche meno efficiente che in altre aree d’Europa”, ragioni sufficienti per fare riflettere la ministra.
A conclusione di quanto su esposto e documentato, facendo il punto sul passato, presente e futuro della scuola, si presenta davanti alla ministra Azzolina una materia da maneggiare con estrema cura perché ogni passo azzardato da lei intrapreso, anziché erudire il pupo, rischierebbe di renderlo incolto e beota.