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ECCESSO DI SALE DA CUCINA E PROBLEMI PER LA SALUTE

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Tempo di lettura 4 minuti Tra i cibi che contengono quantità elevate di cloruro di sodio ci sono: formaggi, salumi, pesce in scatola e carni conservate, snack salati come patatine

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A cura della Dottoressa Monia D’Amico Biologa Nutrizionista

Il sale ha un ruolo antichissimo nella storia dell’alimentazione poiché veniva utilizzato già dall’uomo del neolitico, circa 10.000 anni fa, come conservante del cibo che andava incontro a deperimento come carne e pesce.
Per anni tutti i popoli del mondo, hanno dovuto procurarsi adeguate riserve di sale, per garantire la loro sopravvivenza, con la sola esclusione degli eschimesi che potevano utilizzare il ghiaccio, per mantenere le loro derrate alimentari.
Oggi si assiste ad un abuso del sale da cucina (cloruro di sodio) che si ritiene responsabile dell’ipertensione arteriosa e dell’eccessiva ritenzione di liquidi che si presenta nel corso di malattie renali, epatiche o cardiache.
Secondo le linee guida internazionali, l’uso del sale andrebbe contenuto consumando non più di 5-6 grammi di sale da cucina al giorno poiché la nostra alimentazione è già molto ricca di cloruro di sodio ed arrivare all’eccesso è molto semplice.
Tra i cibi che contengono quantità elevate di cloruro di sodio ci sono: formaggi, salumi, pesce in scatola e carni conservate, snack salati come patatine, noccioline ecc. Inoltre tutti i cibi preparati industrialmente, per motivi di gusto o per ragioni tecnologiche hanno un contenuto di cloruro di sodio molto elevato. Il sodio è contenuto un po’ dappertutto anche nel glutammato monosodico del dato da cucina, nel bicarbonato di sodio o negli altri sali presenti nelle acque minerali e in alcuni conservati ed integratori alimentari.
Solo attraverso il consumo di cibi che contengono sodio, ogni adulto ingerisce in media 10 grammi di sale da cucina al giorno che corrisponde a 4 grammi di sodio. Più si mangiano alimenti salati e più si sviluppa una preferenza per il cibo saporito e quindi si tende ad aggiungere sale in eccesso.
Alcune persone grazie alla loro patrimonio genetico sono protette e possono consumare sale senza presentare alcun problema cardiovascolare.
L’eccesso di sodio può essere pericoloso per molte persone che risultano particolarmente sensibili anche a piccole quantità e hanno maggiore rischio di sviluppare ipertensione arteriosa e patologie cardiovascolari. L’ipertensione arteriosa può portare ad ispessimento delle pareti del cuore con conseguenze a carico del cuore stesso (angina, infarto) e anche di altri organi come il cervello (ictus), il rene (insufficienza renale) e la retina.


Quale è il sale migliore da utilizzare in cucina?
Il più comune è il sale bianco estratto dall’acqua di mare. In questo sale il contenuto di cloruro di sodio è massimo e spesso presenta anche antiagglomeranti aggiunti durante la lavorazione chimica per evitare che si indurisca assorbendo umidità. Anche se ancora è il più utilizzato è il meno naturale.
Molto comune in commercio è anche il sale iodato: si tratta di sale marino che subisce i normali processi industriali di raffinazione ma al quale in più viene aggiunto iodio. Lo iodio è particolarmente adatto alla prevenzione di alcune patologie tiroidee tipiche delle zone lontane dal mare.
Questo sale può contenere un eccesso di iodio per cui non è indicato in persone che abitano in vicinanza del mare.
Un eccesso di iodio può causare patologie tiroidee anche in persone sane e aggravare persone che soffrono di tiroidite autoimmune.
Il migliore da utilizzare è il sale marino integrale ottenuto per evaporazione dell'acqua di mare e poi sottoposto ad una serie di trattamenti superficiali di lavaggio e purificazione.
Il mancato utilizzo di metodiche di raffinazione chimica, permette al sale integrale di conservare intatto il patrimonio naturale di oligoelementi.
Questo sale oltre a contenere naturalmente cloruro di sodio contiene anche altri sali tra cui lo iodio , il magnesio, il potassio ed altri microelementi.
Esistono anche altri Sali marini integrali più pregiati e più rari da trovare con proprietà particolari come ad esempio il sale rosa dell’Himalaya, totalmente privo di sostanze inquinanti, il sale rosso delle Hawaii, il cui colore è dovuto all’elevato contenuto di ossido di ferro e il sale blu di Persia, che contiene al suo interno la silvinite (variante nel reticolo cristallino del sodio) che impartisce il caratteristico colore blu.
Senza imbatterci nella ricerca dei Sali marini più rari, il più adatto all’utilizzo domestico rimane il sale marino integrale più facile da trovare e più economico.

Esiste poi un sale dietetico consigliato dal medico a chi ha seri problemi di ipertensione e ha difficolta ad eliminare il sale da cucina: si tratta di un sale in cui è diminuito il contenuto di sodio e aumentato quello di potassio.
Come si può diminuire il consumo di sale? alcuni consigli pratici

1) Diminuire il consumo di alimenti ad elevato contenuto di sale: prosciutto e altri affettati, insaccati e formaggi salati. Evitare il consumo di patatine, snack, cibi industriali confezionati, dato da cucina e cibi precotti. Il sale si trova anche nel pane, nei biscotti, nei cereali da colazione.
2) Utilizzare in sostituzione del sale, il gomasio composto da sale marino integrale e semi di sesamo tostati in proporzione 1 a 20, spesso insaporito anche con erbe aromatiche. Utilizzando il gomasio si diminuisce molto l’apporto di sodio nella dieta e si aumenta invece l’apporto di calcio per cui è particolarmente indicato nella donna che nel periodo della menopausa necessita di uno supplemento di questo oligoelemento. Inoltre ha una azione fortificante sul sistema nervoso, e contiene oli essenziali che abbassano il colesterolo.
3) Salare l’alimento solo a cottura ultimata evitando di versare troppo sale durante la bollitura.
4) Il cibo può essere insaporito anche con erbe aromatiche e peperoncino.
Molte verdure o altri alimenti se cotti al vapore mantengono sali minerali e vitamine assumendo un sapore naturale più buono e quasi non serve l’aggiunta di sale o dato per insaporirli.
Comunque se si vuole diminuire l’apporto di sodio nella dieta basta diminuire gradualmente l’apporto di sale in modo da abituarsi pian piano ad un sapore più naturali dei cibi.

Dott.ssa Monia D’Amico Biologa Nutrizionista 3476003990

Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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