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di Marco Staffiero
In continua crescita in Italia il consumo di alimenti senza glutine, Ogm e pesticidi, per un ritorno sempre più convinto sulle tavole di prodotti biologici, legati al territorio e di cui c’è garanzia di provenienza. Ad alimentare un mercato, che fino a pochi anni fa era assai ristretto, hanno enormemente contribuito i sempre più frequenti scandali alimentari. Una situazione che spinge inevitabilmente fasce sempre più ampie di consumatori a orientare le proprie scelte verso prodotti più sani e certificati, frutto di una lavorazione che esclude prodotti chimici di sintesi. La recente indagine Agrifood Monitor realizzata da Nomisma e da Denis Pantini direttore dell’area agro-alimentare parlano di un vero e proprio boom del biologico. Il mercato dei consumi alimentari italiano, però – spiega Pantini – , è uno dei principali a livello europeo, con un valore dei consumi pari a 230 miliardi di euro nel 2015.
Nonostante la crisi degli ultimi anni, alcuni trend sono in crescita. Tra questi c’è l’attenzione alla salute e al benessere, con prodotti light e gluten free che conquistano i carrelli della spesa di un numero sempre maggiori di italiani. Lo stile di consumo alimentare in cui si riconoscono principalmente gli italiani, secondo l’indagine di Nomisma, è quello di prodotti tipici e tradizionali (45,1%). Al secondo posto, in crescita costante, il consumo dei prodotti naturali e biologici che si attestano sul 20%. Il criterio guida che guida i consumatori nello scegliere i prodotti è l’origine italiana che influisce nell’acquisto del 66,8% dei casi e anche nell’acquisto di prodotti biologici (nel 58,5% dei casi). Il 34% degli italiani, secondo la ricerca di Nomisma, vorrebbe trovare sugli scaffali della grande distribuzione prodotti per uno stile di vita sano. Al secondo posto nei desiderata degli italiani (29%) dei prodotti che facilitino la vita. Tra i prodotti considerati più sani e protagonisti di un aumento di consumo, secondo i dati del 2016, ci sono i cibi che contengono la soia (+ 23,6%), le bevande a base di mandorla (+ 43,3%).
Il consumo di prodotti biologici è passato dal 53% del 2012 al 74% del 2016. Nel 2015 era del 69%, in un anno c’è stato un incremento di 1,2 milioni di famiglie acquirenti. La vendita di prodotti biologici è passata dai 129 milioni di euro del 2000 agli 873 del 2015. Nel primo semestre del 2016 si è attestata sui 380 milioni di euro. Si è partiti dallo 0,7% di peso dei prodotti bio al 3,1% del primo semestre 2016. Il mercato europeo sembra inoltre destinato ad arrivare sempre più in Oriente: un’occasione per il "made in Italy", che "potrà affermare la qualità e l’originalità che lo contraddistinguono a livello planetario". Elemento cardine: "l’occidentalizzazione" delle diete che risulteranno maggiormente improntate su produzioni a più alto valore aggiunto e per le quali il "made in Italy" può giocarsi rilevanti opportunità di mercato, sia per l’alto posizionamento di cui già oggi godono i nostri prodotti nei segmenti di consumo alimentare, sia per l’elevato apprezzamento e notorietà che accompagna il brand tra i consumatori di tutto il mondo.
Il Lazio non rimane a guardare, basti pensare che le aziende bio sul territorio sono 3.100. I consumatori sono sempre più esigenti rispetto ai prodotti alimentari biologici, più attenti all’etica, alla tracciabilità, alla sostenibilità e alla responsabilità sociale delle imprese. Un modello che mira a favorire la scelta di prodotti naturali, diffondendo il valore di un’alimentazione consapevole e di un consumo legato al rispetto della salute e dell’ambiente. Un’agricoltura libera da organismi geneticamente modificati, multifunzionale, e responsabile, capace di rinnovarsi e creare sviluppo. Il comparto biologico ha grandi capacità produttive in tutte le nostre province, con un picco nel viterbese dove si concentra oltre il 45% dell’intera produzione bio regionale. Oggi grazie ai prezzi accessibili, molte famiglie laziali mangiano prodotti biologici.
Peraltro, esiste un segmento crescente di consumatori che non si accontenta di consumare biologico ma preferisce quello locale che non deve essere trasportato per lunghe distanze con mezzi di trasporto inquinanti prima di giungere in tavola. A trainare la crescita del bio ci sono i prodotti ortofrutticoli freschi (18,4 per cento), i prodotti per l’infanzia (17,6 per cento) e i lattiero-caseari (5,7 per cento), che sono stati più recentemente oggetto di scandali alimentari. Un suolo sano e vitale è la corretta base di partenza per ottenere prodotti sani e vitali. Questo è il primo impegno dell’agricoltore biologico. Banditi dunque concimi, diserbanti, insetticidi, anticrittogamici di origine chimica, nel biologico la crescita delle piante viene sostenuta dall’utilizzo di prodotti organici (come il letame, il compost) o di tecniche (come il sovescio, le rotazioni colturali) appropriate, dall’utilizzo di prodotti o meccanismi di difesa naturali (come zolfo, rame, macerati di piante, lancio di insetti utili predatori dei parassiti, consociazione di piante diverse).
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