DUO PACE – POLI CAPPELLI: UNA FORMAZIONE CHITARRISTICA CHE SI E' IMPOSTA NEL PANORAMA MUSICALE MONDIALE

di Michele Di Filippo

Quest’oggi ho il piacere di intervistare una formazione che in breve tempo si è imposta nel panorama musicale mondiale. Si tratta di un Duo formato da due chitarristi italiani dai curriculum eccellenti. Loro sono i Maestri Andrea Pace e Cristiano Poli Cappelli ed insieme formano il Duo Chitarristico Pace Poli Cappelli.  La loro collaborazione in duo inizia nel 2012, ma in poco tempo, riunendo le esperienze di solisti e non solo, li ha portati ad esibirsi nell’ambito di festival internazionali, con un repertorio particolarmente attento alla musica del Novecento ed alla contemporanea. Questo ha suscitato oltre all’attenzione del pubblico anche un’attenzione da parte di numerosi compositori. Di particolare fascino e bellezza è la loro ultima impresa discografica con l’etichetta Brilliant Classics, sull’opera completa per due chitarre del compositore italiano Mario Castelnuovo-Tedesco, di cui parleremo in seguito.

Allora Maestri, oltre ai miei  complimenti per la vostra attività, la domanda che vorrei farvi è questa :

Da dove è nata l’idea e la voglia di mettersi in gioco con un progetto così ambizioso come quello del Duo e soprattutto quali sono gli intenti che vi siete posti in riferimento al vostro repertorio ?
Cristiano: io ed Andrea ci conosciamo da più di dieci anni ed abbiamo iniziato a suonare insieme praticamente subito, appena ci siamo conosciuti nelle aule dell’Arts Academy. Dopo una lunga esperienza in Trio abbiamo proseguito la nostra attività con il Duo cercando di mettere a frutto questi anni di continuo studio con una formazione in cui abbiamo creduto fin da subito. L’idea era quella di affrontare con vitalità un repertorio magnifico per questo ensemble, repertorio che, per nostra inclinazione, è soprattutto un repertorio del 900 ed, ovviamente, del XXI secolo.

Maestri oltre ad essere due solisti siete anche stati componenti di formazioni cameristiche diverse. Cristiano è chitarra solista della Corelli Chambers Orchestra diretta dal M° Manfredo Di Crescenzo e collabora con molti musicisti. Andrea è, attualmente,  membro del prestigioso Quintetto a plettro “Giuseppe Anedda” e suona in duo con il flautista Marco Ferraguto. Quanto incide una formazione come il Duo di chitarre, quindi due strumenti identici, nella  prassi esecutiva e nelle scelte estetiche?
Andrea: Suonare in duo di chitarre comporta delle scelte ben definite, scelte che possono condurre questo tipo di formazione in direzioni, spesso, molto diverse. Il nostro intento principale è quello di rendere i nostri suoni e le nostre visioni interpretative più simili, omogenee e coerenti possibile. Questo al fine di dare all’ascoltatore l’illusione che l’esecutore sia uno solo. Abbiamo, cioè, l’ambizione di trasmettere un’idea musicale in modo “puro” senza che le nostre differenti visioni possano alterare questo messaggio.
 
Chi vi conosce bene sa che oltre ad essere “colleghi” siete anche ottimi amici, non a caso il feeling necessario si forma solo grazie alla profonda stima reciproca . E’ così anche per voi? Quanto la vostra amicizia influenza la vostra attività?
Cristiano: Dici una cosa verissima. Io ed Andrea siamo molto amici e, devo dire, questo aspetto è davvero estremamente importante. Ci consente di mettere da parte ambizioni personali e forme di competizione negative per il raggiungimento dei nostri obiettivi comuni. Inoltre, la  nostra amicizia rende sicuramente lo studio, estremamente rigoroso e faticoso, anche un’occasione di divertimento.

Tra un concerto e l’altro, siete anche due impegnati didatti, attivissimi sul web, organizzate attività musicali, corsi per ragazzi e chi più ne ha più ne metta.  Ma dove la trovate la forza e il tempo per fare tutto? Dite la verità c’entra per caso un patto con il diavolo??…ma a parte gli scherzi, la vostra testimonianza è un indice di un amore indiscusso per la musica a 360 gradi. Cosa vi sentite di dire a dei giovani che si vogliono avvicinare ad uno strumento come la chitarra?
Andrea: Per entrambi l’attività didattica è molto importante per una serie di ragioni. Innanzi tutto siamo entrambi convinti che i più grandi miglioramenti musicali e tecnici passino anche attraverso la trasmissione del sapere musicale. Impariamo molto dai nostri allievi e c’è un arricchimento reciproco. Sappiamo quanto sia difficile per un giovane chitarrista trovare occasioni di approfondimento e quanto queste occasioni possano essere economicamente inaccessibili  a molti. Per questo abbiamo sempre cercato di creare queste occasioni cercando di dare tutto quello che possiamo ai nostri allievi. Spesso i giovani hanno bisogni di stimoli per capire quale percorso fare e quello che ci sentiamo di consigliare e di credere nei loro progetti, anche se, a volte, possono sembrare ambiziosi.

Leggevo di voi che siete molto attenti ai compositori contemporanei. Meglio di me sapete che la contemporaneità però è spesso considerata Avanguardia, linguaggio anch’esso ormai storicizzato e che si riferisce ad un periodo ben preciso del Novecento che ormai di contemporaneo ha ben poco. Come vi ponete nei confronti dell’avanguardie e qual è il principio estetico che vi porta a scegliere questa o quella composizione.
Cristiano: siamo perfettamente d’accordo con te, Michele. Spesso il linguaggio contemporaneo vive di cliché che hanno allontanato molte persone dalle sale da concerto. Non abbiamo un’”estetica” di riferimento nella scelta del nostro repertorio: ci facciamo guidare, con molta naturalezza, dai nostri gusti, da ciò che ci sembra musica di qualità, originale ma che abbia le caratteristiche adatte a piacere al pubblico. Il concetto di “piacere” deve perdere le connotazioni negative che certa musica “colta” vorrebbe attribuirgli. La musica deve assolutamente piacere a chi ne fruisce, non può continuare ad essere un’esperienza di addetti ai lavori. Per fortuna ci sono giovani compositori che stanno tornando a comporre musica di grande efficacia e di grande comunicativa, senza cadere nella banalità che è, poi, l’altro lato della medaglia.

Ma adesso veniamo al momento più bello. Dico un nome, anzi nome e cognome. Mario Castelnuovo–Tedesco. Di primo impatto che cosa vi viene in mente?
Andrea: Sicuramente uno dei nomi più importanti per la chitarra. Un compositore che meriterebbe di essere conosciuto di più, anche al di fuori degli ambienti chitarristici.

Il vostro lavoro sull’opera di Castelnuovo – Tedesco è bellissimo, che cosa vi ha lasciato quest’esperienza?
Cristiano: ci ha lasciato molto di bello. è stato come riscoprire, una seconda volta, il grande compositore. Ovviamente entrambi conoscevamo le “Guitares” prima di suonare in duo ma, affrontare questa musica incredibile, da interpreti, è stata un’esperienza magnifica. Le Guitares bien tempérèes sono probabilmente uno dei capolavori del Maestro e pensiamo che il loro profondo studio sia davvero utile per questa formazione, proprio perché una buona interpretazione richiede un grande senso dell’insieme, della visione “unificata”, una grande capacità di ascoltarsi.

Maestri secondo voi come sta la musica e quali sono le difficoltà dei musicisti di oggi?
Andrea: se ti riferisci alla musica in generale senz’altro bene. Chiunque coltiva esperienze musicali, anche se solo passivamente. Il problema è capire quale sia il livello di queste esperienze musicali, quanto esse siano esperienze di “consumo”, usa e getta. Bisogna fare qualcosa di propositivo per far arrivare musica di qualità alle orecchie delle persone, convincendoli con la qualità stessa che l’esperienza musicale è un’esperienza che può essere creativa e che può condurre a godere della musica in modo più profondo, meno consumistico. In questo senso torna alla ribalta la questione “avanguardia”: bisogna far tornare le persone nelle sale da concerto, avvicinandoci a loro, non allontanandoci ancor di più. Non significa venire a patti con la bassa qualità ma significa comprendere che il fare musica presuppone anche qualcuno che la ascolti e che trovi questo ascolto appagante.

Ci resta di aggiungere che ultimamente siete stati ispiratori di un nuovo modello di chitarre realizzate dal Liutaio romano Leonardo De Gregorio, che ha realizzato per voi le chitarre “gemelle”. Raccontateci com’è andata.
Cristiano: Ti abbiamo detto della nostra ricerca di uniformità interpretativa, di suono, di coerenza. E’ arrivato molto presto il momento in cui abbiamo sentito la necessità di avere un suono più simile possibile e abbiamo affidato a Leonardo, che stava costruendo strumenti eccezionali, la costruzione di due chitarre che avessero caratteristiche simili in tutto e per tutto. Siamo stati ripagati perché abbiamo due strumenti davvero molto simili, costruite seguendo un nuovo progetto Double top, senza uso di materiali sintetici. Davvero due chitarre fantastiche. Ovviamente la mia è quella riuscita leggermente meglio (ride guardando Andrea).

Progetti futuri ? Prossimi eventi?  Come possiamo seguire le vostre attività?
Andrea: I prossimi progetti del duo sono…solistici! Stiamo realizzando due registrazioni, sempre per Brilliant Classics. Io sto preparando gli Studi di Mario Gangi mentre Cristiano sta incidendo l’opera per chitarra di Alexandre Tansman.
Cristiano: Anche in questo progetto abbiamo messo lo zampino del duo, incidendo assieme la Sonatine per chitarra. Ovviamente abbiamo già in mente un nuovo progetto discografico in duo…per saperne di più bisogna seguire la nostra webpage e sui nostri account Facebook e Twitter.

Ringrazio di cuore davvero Il Duo Pace Poli Cappelli per la disponibilità di quest’intervista, una bella testimonianza da due interpreti formidabili. Grazie ancora Maestri.

Per qualsiasi info richiesta, domanda scrivere a: difilippomichele@yahoo.it