Due italiani rapiti in Libia, ipotesi 'rapimento lampo': "Fermati in strada nel deserto"

di Paolino Canzoneri

GHAT (Algeria) – Secondo fonti libiche uomini mascherati a bordo di un fuoristrada nelle vicinanze della cava di El-Gnoun hanno sequestrato un italiano, un italo-canadese e il conducente dell'auto algerino che li stava portando come ogni mattina alla sede della loro azienda in località Bir Tahala ad una decina di chilometri a nord della città algerina di Ghat. Bruno Cacace di 56 anni residente a Borgo San Dalmazzo nella provincia di Cuneo, Danilo Calonego di 68 anni della provincia di Belluno e Frank Boccia  di un'altra azienda che aveva solo chiesto un passaggio, sono stati sequestrati durante il loro percorso abituale che dall'aeroporto della città li avrebbe condotti all'azienda di uffici e lavori di manuntenzione Con.I.Cos di Mondovì. Il veicolo degli italiani sembra che abbia  incontrato un fuoristrada fermo al bordo della strada apparentemente in panne con alcuni individui che al passaggio lento della vettura hanno immediatamente tirato fuori le armi intimando al conducente di fermarsi e procedendo repentinamente al rapimento per poi dileguarsi in fretta. L'italo canadese Boccia è stato poi abbandonato al ciglio della strada legato in una zona desertica. La Farnesina che ha rivelato l'accaduto si è da subito attivata per una veloce liberazione degli italiani e per scongiurare il pericoloso rischio che i due italiani possano diventare oggetto di scambio per milizie islamiste altrettanto pericolose. Una soluzione tempestiva urge e il sindaco di Ghat Komani Mohamed Saleh ha mobilitato le forze di polizia mentre il ministero degli Esteri ha confermato che si sta lavorando a pieno ritmo senza sosta con il massimo riserbo. La zona è sotto il controllo del governo di Tripoli guidato da Fayez Al-Sarraj ma perennemente contesa fra diverse tribù vicine in una area decisamente incontrolllabile. Le tribù prevalenti sono quelle dei Tuareg che si schierarono nel 2011 contro Gheddafi durante la rivoluzione e appoggiano Al-Sarraj ma le forze filo Haftar non intendono cedere e in una area estesa quasi quanto la Francia fanno sentire la loro presenza come una minaccia sempre presente. A rendere il tutto ancora più complesso la zona di montagne attorno alla città di Ghat è praticamente diventato un covo di gruppi islamici e di rifugi nascosti e minacciosi. Una netta prevalenza di milizie fra le quali spicca per pericolosità Al-Qaeda che dopo la caduta di Gheddafi ha condotto scorribande sempre più cruente e, come se non bastasse, la nascita di sottomilizie e nuovi flussi di combattenti hanno reso quella zona veramente caotica tale da rendere quasi impossibile un'azione diplomatica e politica per cercare di ordinare e garantire un assetto stabile. Domani l'ufficio di presidenza del Copasir convocherà il direttore dell'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) Alberto Manenti che al momento esclude si tratti di una azione mirata a colpire specificatamente l'imprenditoria italiana. L'azienda degli italiani Con.I.Cos con sede a Mondovì nella provincia di Cuneo già da diversi anni era attiva in alcune città algerine e libiche come Bengasi, Tripoli e Ghat. Era stata fondata nel lontano 1977 da Giorgio Vinai e da Celeste Bongiovanni. Danilo Calonego stesso in una intervista al Corriere delle Alpi di un paio di anni fa affermava: " Bisogna rispettare le loro usanze. Ma del resto, non sarei rimasto tanti anni in Libia se le persone non fossero state buone". Sembra che paradossalmente le cose siano cambiate repentinamente e si sia persa la percezione reale di pericolo a seguito della caduta di Gheddafi che ha gettato il paese e le nazioni vicine in un caos difficile da compredendere pure da loro. Timore e preoccupazione oltre che per la sorte degli italiani rapiti si spinge anche alla presenza vicino Ghat di importanti giacimenti di gas come il gasdotto Greenstream di gestione dell'ENI che arriva ad alimentare Gela in Sicilia attraversando tutto il Mediterraneo e rende oltremodo l'aeroporto di Ghat come un punto strategico di enorme importanza. I lavori di manutenzione devono gioco forza essere affidati a nostri tecnici ma dopo il sequestro dei quattro tecnici italiani della Bonatti di cui due uccisi avvenuto nel luglio dell'anno scorso, alle aziende italiane è stato formalmente consigliato di preferire la mano d'opera locale ma evidentemente non è sempre possibile e in questo caso come nei precedenti la procura di Roma procede con l'apertura del fascicolo processuale per reato di sequestro di persona con finalità di terrorismo e il presidente del Consiglio Matteo Renzi sta seguendo personalmente la vicenda.