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Dragon Ball Z Kakarot, un sogno che diventa realtà

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Dragon Ball Z Kakarot è più di un semplice videogioco per Xbox One, Ps4 e Pc, ma è un vero e proprio sogno per gli appassionati del manga di Akira Toriyama. Ripercorrere tutte le vicende del fumetto e vivere gli scontri visti nell’anime, infatti, è davvero una vera e propria gioia per chi è cresciuto a pane e onde energetiche, sognando di combattere al fianco di Goku e compagni per difendere la terra. Questo titolo infatti non è un prodotto dedicato solo alle nuove generazioni di giocatori, ma soprattutto sarà apprezzato da chi ha superato la soglia dei trenta e che nei lontani anni ’90 aspettava l’uscita dei fumetti per capire come sarebbero finite le avventure del Saiyan più amato di tutti i tempi. Ma andiamo al dunque, Dragon Ball Z: Kakarot è un’esperienza che vive di tutte quelle cose che hanno reso l’anime di Toriyama un’opera incredibile. Non bisogna cercare l’anima del videogioco negli scontri all’ultimo sangue, nei tecnicismi o nelle sfumature del gameplay, infatti il titolo non è un picchiaduro fatto per affrontare gli amici o sconosciuti online, ma è un action-rpg per giocatore singolo che punta alla scoperta della trama del fumetto. Certo, ci si può avvicinare al titolo con fare circospetto diffidando della classica trasposizione videoludica di manga e anime. Ma la verità è che quando si preme il pulsante start e parte l’indimenticabile opening originale “Cha La, Head Cha La”, Goku è già riuscito a far breccia nei cuori degli appassionati con una potenza inaudita. La forza dell’opera messa in piedi dai ragazzi di CyberConnect2 è davvero incredibile: quando si ha occasione di visitare in prima persona luoghi storici come la Kame House, il pianeta di Re Kaioh e il piccolo cottage di Nonno Gohan, ciascun elemento del gameplay finisce per passare in secondo piano.  Esaminando più da vicino il titolo possiamo senza dubbio asserire che Dragon Ball Z Kakarot si pone l’ambizioso obiettivo di racchiudere in un videogame l’epopea dei Guerrieri Z, ovvero l’intera seconda serie animata tratta dall’opera di Toriyama, dall’arrivo del Saiyan Radish fino al tramonto del terribile Majin Bu. Inutile dire, quindi, che si tratta di una vera e propria fornace di momenti leggendari, dall’epico scontro contro Nappa e Vegeta, passando per la prima trasformazione di Goku sul pianeta Namecc, attraverso gli epici scontri con i Cyborg e Cell, fino all’epico scontro con Majin Bu, una pellicola che si srotola senza sosta sullo sfondo dei combattimenti più iconici della saga. Sono circa trenta le ore d’intrattenimento offerte dall’avventura (ma seguendo le quest secondarie e cercando tutti i collezionabili si arriva tranquillamente a 50), che al cuore è semplicemente una riproposizione in scala uno a uno delle quattro grandi minacce al centro dell’anime. I capitoli si susseguono come vere e proprie puntate, con tanto di narratore esterno e anticipazioni dell’episodio successivo, snocciolando interminabili scene d’intermezzo che reinterpretano i momenti chiave coprendo la maggior parte dell’intreccio, ma glissando su qualche elemento considerato secondario, come ad esempio la vicenda ambientata nel futuro di Trunks che fa capolino solo nell’endgame.

In Dragon Ball Z Kakarot, dietro la realizzazione delle strutture, delle immense vallate e delle metropoli che caratterizzano da sempre l’opera di Toriyama, si nasconde un profondo rispetto per il tratto dell’autore, e anche le animazioni più complesse durante i combattimenti rendono onore alle indimenticabili immagini del manga. Il comparto estetico, nei momenti che contano, sprizza fedeltà all’opera originale da tutti i pori, realizzando un perfetto tributo alla storia di Goku e, attraverso l’Enciclopedia Z accessibile in gioco, il più grande compendio mai dedicato all’universo delle Sfere del Drago. Il problema è che, fra una sequenza cinematica e un volo su Namecc, arrivano anche i momenti in cui Dragon Ball Z: Kakarot si ricorda di essere un videogioco. Il sistema di combattimento, figlio della tradizione anime fighter in 3D, mescola elementi della serie Budokai Tenkaichi con le più recenti caratteristiche di Xenoverse, e tale miscela non si discosta particolarmente dalla formula del button smasher. Fra tempeste di colpi e tecniche speciali, l’obiettivo è quello di sovrastare l’avversario sfruttando al massimo schivate perfette, assist, inseguimenti e fendenti per spezzare la guardia. Purtroppo il combat system non è particolarmente difficile da gestire, e alla fine ci si riduce a caricare la propria aura e scagliare super mosse, piuttosto che concatenare pugni e calci, teletrasportarsi e colpire alle spalle. Nonostante la componente estetica sia impeccabile e trae grande beneficio dalle animazioni e dalle arene distruttibili, lo stesso non si può dire della realizzazione tecnica in generale. Le battaglie sono perlopiù un caos nel quale riempire di botte l’avversario prima che sia lui a fare lo stesso, e l’intero sistema di bilanciamento è costantemente diviso fra scontri di una semplicità disarmante e inspiegabili picchi nella curva della difficoltà. Affrontare nemici anche solo di 3 livelli di potere più alti può rivelarsi fatale e frustrante. Il nostro consiglio per affrontare al meglio il gioco è infatti quello di affrontare molti combattimenti casuali, svolgere tutti gli allenamenti e fare le missioni secondarie. Così facendo non ci si troverà quasi mai in situazioni di estremo svantaggio. Per quanto riguarda l’aspetto più rpg di Dragon Ball Z Kakarot possiamo dire che il sistema di progressione è legato a doppio filo con l’incedere della trama, e nonostante la deriva GDR assunta dall’esperienza open-world, l’unico modo per stare al passo con la forza combattiva dei nemici è proseguire nell’avventura. Insomma, se da una parte bisogna scordarsi il farming nonostante la presenza degli scontri casuali e delle attività secondarie, dall’altra è più che mai evidente la difficoltà emersa nel bilanciare l’equazione fra fedeltà narrativa, combat system e sfumature free roaming. Quando non si è impegnati nelle attività inerenti alla trama, Dragon Ball Z: Kakarot alza il sipario su una completa riproposizione dell’universo della serie, per l’occasione trasformato in un parco di divertimenti a tema. Si può andare a pesca dietro casa di Goku, cacciare cervi nei pochi boschi accanto alla Capsule Corporation, fare una capatina all’arena del Torneo Mondiale, andare a ritirare un paio di Senzu da Korin e svolazzare fra una regione e l’altra in cerca delle Sfere del Drago. Ed è proprio in questi segmenti che risiede l’essenza del titolo, nella possibilità di respirare l’atmosfera di Dragon Ball a pieni polmoni, di poggiare i piedi nei luoghi più iconici della serie, di sfrecciare nel cielo alieno vestendo i panni del principe dei Saiyan, di Piccolo, Gohan o chiunque sia possibile controllare in quello specifico frangente.

Nel corso della fase esplorativa dell’universo offerto da Dragon Ball Z Kakarot i protagonisti sono costantemente presi di mira da perfidi robot dell’esercito del “Fiocco Rosso”, Saibaiman, scagnozzi dell’esercito di Freezer e poche altre varianti degli stessi nemici minori che si è costretti ad affrontare più e più volte, praticamente ad ogni avvio di una Storia Secondaria, mentre le poche attività che non implicano il combattimento si riducono a semplicissime missioni di raccolta che rispetto alla carica della trama principale stonano un po’. Questo è un vero peccato, perché gli sviluppatori avevano perseguito l’ottima intuizione di riportare in scena numerosi protagonisti dell’originale serie animata attraverso le attività collaterali. Lunch, Taobaibai, la banda di Pilaf, l’androide Numero 8 e tantissimi altri volti noti fanno spesso capolino fra un viaggio e l’altro, ma salvo rarissimi casi non riescono ad incidere sul giocato né sulla qualità dei contenuti, presentandosi come situazioni riempitive più che mai trascurabili. Dove, invece, riescono a lasciare il segno, è nell’interessante sistema di progressione rappresentato dalle Comunità. Le Comunità non sono altro che piccoli alberi delle abilità che incarnano una determinata categoria di personaggi, come ad esempio combattenti, cuochi e insegnanti. Sbloccando i soliti noti del manga, è possibile inserirli in una determinata Comunità per accrescere le statistiche dell’intero cast, ed è bene tener conto del legame che intercorre fra figure adiacenti. Affiancando Piccolo a Gohan, giusto per citarne uno, si otterrà un considerevole bonus alle statistiche di entrambi, e lo stesso risultato si raggiungerà intrecciando ad esempio gli insegnamenti del Maestro Muten con quelli di Shen della Scuola della Gru. Per quanto strano possa suonare, Dragon Ball Z: Kakarot è al tempo stesso molto vicino ed estremamente lontano dall’essere il miglior videogioco dedicato alla storia di Goku e compgni. Ciascuna buona intuizione avrebbe potuto essere realizzata meglio, e questo pensiero è una costante che emerge fin dalle prime battute del gameplay per poi esplodere nel comparto endgame, segmento che più di ogni altro soffre dell’assenza di qualsivoglia modalità versus, dell’impossibilità di incarnare buona parte del cast e delle sopracitate mancanze fra le attività, i minigiochi e la componente GDR. Tirando le somme, Dragon Ball Z: Kakarot è un titolo imperdibile per qualsiasi fan dell’opera originale, un tripudio di ricordi che non può far altro che accontentare chiunque fosse in cerca di un nuovo viaggio attraverso la Serie Z, giocatori volenterosi di salutare ancora una volta l’eroe della terra con un largo sorriso dipinto sul volto. Ovviamente se quello che si vuole è un titolo che ripercorra la storia in single player dell’opera di Toriyama, allora questo titolo è ciò che state cercando. Se però avete voglia di un prodotto che offra una natura da picchiaduro, che abbia una componente di lotta profonda e che soprattutto abbia una componente multigiocatore solida, allora è meglio navigare verso altri lidi. In sostanza Dragon Ball Z Kakarot è come sfogliare un bellissimo libro, con la differenza che le gesta dei protagonisti sarà il lettore a viverle in prima persona, A nostro avviso il titolo, dopo una vastissima gamma di picchiaduro ispirati alla saga è quello che ci voleva per ricordare la storia dei Saiyan, per farla conoscere ai più giovani e per cambiare finalmente direzione rispetto a quanto già visto negli ultimi anni. Nonostante qualche imperfezione la produzione di Bandai Namco, a nostro avviso, è una vera e propria perla che è destinata a risplendere per molto tempo nell’universo dei videogame dedicati a Dragon Ball. Non giocarlo sarebbe un vero peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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Samsung, Qualcomm e Google unite nel nome del metaverso

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Durante l’evento Unpacked svoltosi a Parigi, Samsung ha confermato lo sviluppo di un visore per la realtà mista. Dopo aver svelato i Galaxy Z Fold e Z Flip di sesta generazione, smartphone pieghevoli del gruppo, l’azienda ha aggiornato le tempistiche di presentazione del suo progetto di metaverso, che coinvolge anche Google e Qualcomm. La prima fornirà una versione adattata di Android per la realtà virtuale e aumentata, due termini che insieme vengono ottimizzati in “realtà mista”, mentre sarà delegata a Qualcomm la realizzazione dell’hardware che potenzierà il dispositivo. Non si hanno altre notizie in merito se non che tutte le compagnie prevedono di lavorare sodo per portare sul mercato il prodotto entro le festività natalizie. Vale la pena ricordare che parte della catena produttiva di Samsung è attualmente sotto pressione, con i dipendenti sudcoreani che stanno scioperando a oltranza per questioni economiche. Stando a quanto viene riportato sul sito Sammobile, Il visore “XR” potrebbe usare due schermi Micro Oled costruiti dalla sussidiaria di Samsung Display chiamata eMagin. “Sarà probabilmente un dispositivo di fascia alta e funzionerà con gli smartphone Galaxy (e probabilmente con i laptop)” scrive il portale. Dubbi sul prezzo, visto che Samsung potrebbe posizionare il visore in una fascia più accessibile di Apple, che attualmente vende i Vision Pro a partire da 3.500 dollari. Non resta altro che aspettare e scoprire tutte le novità e le possibilità legate a questo importantissimo quanto innovativo settore.

F.P.L.

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Destiny 2 la Forma Ultima, lo splendido finale di un capolavoro lungo dieci anni

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Destiny 2 La Forma Ultima è il nuovo contenuto a pagamento stagionale dedicato all’universo di Bungie. Il gioco, che ha visto muovere i passi di milioni di guardiani sulla leggendaria torre ha infatti compiuto 10 anni, e proprio con questo nuovo capitolo della storia si chiude una parentesi enorme della storia del gaming. Intendiamo, il brand Destiny continuerà ad esistere, ma il ciclo della storia principale pare essere arrivato a un punto definitivo. Quindi alla domanda ma Destiny è finito? La risposta è no, ad essere finito il ciclo della saga della luce e dell’oscurità che dal 9 settembre 2014 è stata la base dell’intreccio narrativo. La Forma Ultima è stata pubblicata nella giornata del 4 giugno 2024 su PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S, ma i guardiani avranno ancora molto da fare poiché gli sviluppatori hanno già annunciato tre episodi, i quali fungeranno da sequel per gli avvenimenti successi nel DLC tanto atteso dalla community. Inoltre, la software house statunitense ha già annunciato l’Anno 11, con il nome in codice di Frontiere. Ma pensiamo al presente: la storia che Bungie propone in questo ultimo episodio della saga è davvero entusiasmante, poiché propone una campagna narrativa pronta a trasportare i giocatori nel Pallido Cuore del Viaggiatore, con l’unico obiettivo di fermare il Testimone, il principale antagonista di lunga data di Destiny 2. Quest’ultimo è molto pericoloso perché il suo potere gli permette di manipolare la realtà. È chiaro fin da subito che Bungie ha adottato un approccio differente rispetto ai capitoli giocati nelle espansioni scorse, applicando magistralmente le lezioni apprese dalle stagioni più di successo, che hanno enfatizzato maggiormente l’umanità e il background dei personaggi piuttosto che perdersi su altro. Oltretutto, avendola giocata dall’inizio alla fine a difficoltà leggendaria e anche con un certo coinvolgimento, possiamo senza dubbio affermare che la Forma Ultima rappresenta la migliore espansione che Destiny abbia mai offerto. Sebbene la scrittura si sia rivelata piuttosto lineare, ci ha fatto davvero piacere vivere come Guardiani l’esperienza che è poi culminata nello scontro con il Testimone. Uno dei principali punti di forza di questa trama, e della campagna in generale, è stata inoltre la stessa ambientazione. Destiny 2 ci ha abituato a viaggiare per lo spazio, a esplorare pianeti sconosciuti durante il corso delle espansioni pubblicate per il gioco, tuttavia oggi con la Forma Ultima, il Cuore Pallido si è rivelato semplice quanto efficace, dato che proponeva un luogo strano, a tratti inquietante ma comunque straordinario visto anche con gli occhi di chi Destiny non l’ha seguito dal day-one. Ci è sembrato quasi di viaggiare all’interno di un inferno dantesco sci-fi corrotto da Bungie, dato che al suo interno sono presenti elementi familiari tratti da tutta la storia del franchise, ma spesso ricombinati in modi bizzarri o distorti dalla corruzione. È essenziale sottolineare che la campagna si prende il tempo necessario per approfondire la caratterizzazione dei personaggi utilizzando filmati, monologhi e molte conversazioni tra gli NPC, un elemento che sicuramente migliora l’esperienza dato che in altri casi gli unici elementi di lore disponibili erano rappresentati da documentazioni e poco altro ancora. Quindi da questo punto di vista si vede che Bungie ha lavorato sodo per dare a tutti i fan un fantastico ultimo capitolo. Ma parliamo di novità: con La Forma Ultima Bungie ha introdotto una nuova fazione avversaria chiamata “Dread”, che introduce diversi tipi di nemici e riscrive le dinamiche degli scontri di Destiny 2 in modo sostanziale, cambiando le carte in tavola anche per i giocatori più esperti, soprattutto alle difficoltà più elevate. Questi antagonisti si presentano con una forma antropomorfa, in qualche modo corrotta come dalla presenza di alcuni cristalli, che in molti casi determinano anche le loro abilità. Per dire, gli Omen possono ghiacciare i Guardiani, mentre gli Harbinger possono invece metterci in stasi, creando situazioni non facili da gestire sul campo di battaglia.

La Forma Ultima inserisce anche una nuova sottoclasse dei guardiani soprannominata Prismatica, che dal nome vuole fare riferimento a una fusione di quelle precedentemente pubblicate, armate di poteri che facevano riferimento a Luce e Ombra. La sottoclasse Prismatica concede ai giocatori la possibilità di attingere al “meglio dei due mondi”, creando così nuove sinergie, combinando magari abilità per ottenere risultati diversi. Non si tratta di una sottoclasse radicalmente innovativa o entusiasmante come lo Strand al momento del suo completo sblocco nell’ultima espansione, ma manipolare i vari poteri e abilità è gratificante quando si riesce a trovare la combinazione giusta di elementi per massimizzare l’efficienza del proprio setup. Ad esempio utilizzare il missile ad arco del Titano con la spallata di fuoco con martello e la granata soppressiva da vuoto è davvero una roba fantastica. Ma l’attenzione alla costruzione delle build dei personaggi continua anche dopo la campagna, infatti nelle missioni e nelle attività aggiuntive che portano i giocatori a esplorare il Cuore Pallido ci sono una miriade di cose da fare per sbloccare nature, e frammenti necessari a rendere la sottoclasse prismatica completa. Alcuni dei momenti più intriganti e commoventi della storia si verificano proprio in queste fasi successive alla campagna, e Bungie è riuscita a nostro avviso a mantenere alta la qualità in tutte queste missioni. Intendiamoci, anche in questo nuovo episodio il farming è molto alto, ma il risultato finale è veramente soddisfacente. Una volta svelati i segreti del Cuore Pallido, il gioco offre una nuova tipologia di missione che si può soprannominare Dual Destiny. Questa è a tutti gli effetti una missione esotica speciale che richiede di essere giocata esclusivamente da due giocatori. Coordinazione e velocità sono necessarie per portare a termine questo speciale stage e alla fine di esso una scelta morale renderà il tutto ancora più intrigante. Ma noi non vi vogliamo rovinare l’esperienza di gioco, quindi non diremo altro. Unico indizio che possiamo darvi è. Non fidatevi mai di nessuno! Altra missione del tutto innovativa è Escissione, ossia lo scontro finale con il Testimone. Questa missione, che si è resa disponibile solo dopo il primo completamento del nuovo raid a livello mondiale, è assolutamente favolosa perché si deve giocare in 12 ed è affrontabile con il matchmaking, sia nella sua versione normale che nella sua versione super difficile a “Leggendario”. Insomma, anche qui ci troviamo dinanzi a una bella novità. Una menzione giusta da fare riguarda l’incursione Salvation’s Edge. Quest’ultima richiede un alto grado di cooperazione e comunicazione tra i giocatori, questo perché al suo interno sono presenti nuove meccaniche intelligenti che offrono sfide davvero stimolanti. I combattimenti sono impegnativi e gli ambienti, belli e strani, in certi casi sono equiparabili a quanto creato artisticamente all’interno del Cuore Pallido. Inoltre, Salvation’s Edge è leggermente più lungo e difficile rispetto alla maggior parte dei raid recenti, il che soddisfa i giocatori di alto livello in cerca di una sfida più intensa da affrontare settimanalmente. Per quanto riguarda le armi esotiche Bungie ha inserito delle bocche di fuoco davvero interessanti in questa Forma Ultima.

Primo fra tutti va menzionato il cecchino Caccia Immobileterna. Quest’ultimo è veramente interessante perché funzionerà come qualsiasi altro cecchino (solo inizialmente), ma allo stesso tempo propone una barra di caricamento che una volta carica potrà sparare dei colpi d’orati come se fosse una sorta di Pistola d’oro del cacciatore. Inoltre, sarà possibile utilizzarlo con il casco esotico Falconotte del cacciatore per creare delle combinazioni con un danno veramente impressionante forse attualmente la combinazione di quest’arma e di quest’elmo sono la combo arma/super col Dps più alto. Parlando ancora una volta delle bocche da fuoco Esotiche, è presente anche un fucile laser pesante chiamato Microcosmo. Quest’ultimo è molto particolare perché è la prima arma pesante che non ha nessun elemento: l’arma in questione però è molto forte in quanto non solo infligge dei danni ingenti, ma presenta anche dei bonus contro i nemici dotati di scudo, fattore che potrebbe rivelarsi particolarmente vincente nelle attività più difficili come i Cala la Notte in Gran Maestro, dove sono presenti tante minacce con diversi scudi. In più, ci sono due graditi ritorni dal primo Destiny: Il Morte Rossa e il Khvostov. Il primo, ad ogni uccisione permette di recuperare la salute, mentre il secondo rispetto alla precedente iterazione è in grado di far rimbalzare il settimo proiettile sui nemici circostanti. Insomma, per quanto riguarda le armi Esotiche, il team creativo ha fatto un lavoro estremamente importante, così come le armature Esotiche che sono disponibili due per ogni classe, e le quali daranno libero sfogo alla vostra creazioni di build all’interno dello sparattutto online. In conclusione, siamo rimasti particolarmente estasiati da queste aggiunte particolarmente azzeccate! Ovviamente è presente anche un’altra arma esotica esclusiva del raid, ma al momento non siamo riusciti ancora ad ottenerla, ma pare sia estremamente forte. Bungie, attraverso l’aggiornamento in Destiny 2 La Forma Ultima, ha effettuato dei cambiamenti anche ad alcuni NPC proponendo diversi ritorni. Innanzitutto, il Criptarca è stato aggiornato con un sistema di reputazione, il quale ad ogni Engramma decifrato da quest’ultimo permetterà al giocatore di salire di grado e sbloccare determinate ricompense. Ma non è questa la novità più eclatante, ma bensì Xur: il venditore di Esotici disponibile dal venerdì al martedì a partire dalle 19:00 italiane. Prima di procedere, dobbiamo dirvi che Bungie ha deciso di far ritornare una vecchia valuta, ossia le Strane Monete. Chi ha giocato al primo Destiny lo saprà bene: quest’ultime permettevano l’acquisto dell’equipaggiamento Esotico, feature che fa il suo ritorno con qualche modica rispetto al passato. Innanzitutto, non ci sono solo gli oggetti Esotici ma anche Leggendari, i quali potranno essere acquistati con tanto di perk piuttosto interessanti per le vostre bocche da fuoco preferite. Ma una novità che mi ha lasciato sorpreso è la possibilità di acquistare i Catalizzatori delle armi Esotiche. Seppure il costo è molto elevato, questo permetterà ai giocatori di non andare forzatamente a grindare un’attività per ottenere quest’ultima ed effettuare innumerevoli kill. Infatti, il Catalizzatore Esotico vi verrà fornito con l’obiettivo già sbloccato, un salto di qualità decisamente importante. In aggiunta, come già successo nel precedente capitolo, anche qui ci saranno tre armature Esotiche, una per classe, insieme ad una bocca da fuoco Esotica. Insomma, da questo punto di vista Xur diventa maggiormente più utile rispetto al passato, poiché nelle stagioni precedenti fungeva solamente da NPC utile nel fornire delle statistiche migliori per le proprie armature preferite. Ora, la situazione è nettamente diversa. Ultima ma non per questo meno importante novità è il sistema Pathfinder. Quest’ultimo non è particolarmente difficile da spiegare: in poche parole, al guardiano vengono dati alcuni compiti che saranno collegati tra loro, come effettuare delle uccisioni con un determinato elemento o distruggere dei boss in un’area nello specifico. In base al task che viene proposto, poi bisogna marcarlo all’interno di un’interfaccia molto semplice e intuitiva ed infine eseguirlo. La prima volta che si porta a termine quest’ultimo si viene ricompensanti con un Engramma Potente, il quale permette di ottenere un equipaggiamento di livello alto e facilitare la scalata al Livello Potere massimo che è 2000 attualmente se si esclude il potere extra donato dall’artefatto. Dopo aver completato il primo task, ripetendo il sistema appena citato sarà possibile ottenere una spada Esotica di cui non abbiamo fatto ancora menzione: l’Ergo Sum. Essa avrà ben 11 caratteristiche diverse. Questa infatti è una di quelle armi Esotiche in possesso di perk diversi (per un totale di 11) e può essere droppata da vuoto, ad arco e di fuoco. Ad esempio, è capitato che con i fendenti pesanti si generassero delle granate le quali potevano appiccicarsi ai nemici, oppure sempre con la stessa tipologia d’attacco sferrare dei colpi come il Lanciagranate esotico Colonia. Insomma, questa è una buona cosa per invogliare i giocatori a sfruttare ogni volta questo sistema veramente interessante e capirne le potenzialità, specialmente per eventuali aggiunte future. Ricordiamo inoltre che il catalizzatore di Ergo Sum può essere ottenibile solo completando la missione Escissione in leggendario. Buona Fortuna! Tirando le somme, Destiny 2 La Forma Ultima è l’epilogo perfetto che racchiude questi 10 anni di Destiny in una lotta che vede le forze della Luce contro l’Oscurità. Tutti i contenuti si sono rivelati all’altezza dell’aspettative, iniziando dalla campagna che propone diverse cinematiche, una regia nettamente migliore e con dei momenti veramente da cardiopalma. Le sottoclassi prismatiche, una delle novità più interessanti dell’espansione, funzionano a meraviglia e creano diverse combinazioni all’interno del gioco. Anche gli altri contenuti come il Raid e il sistema Pathfinder sono dei contenuti vincenti. Insomma, sia che siate dei guardiani di vecchia data, sia che siate delle New Light Destiny 2 la Forma Ultima è un’espansione veramente grandiosa e che vi terrà impegnati per molte, anzi moltissime ore di gioco.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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