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Dragon Ball Xenoverse 2, il manga diventa videogame

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Tempo di lettura 5 minuti L'universo di Akira Toriyama è ancora in pericolo, sarà compito dei giocatori ristabilire l'ordine

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di Francesco Pellegrino Lise

 

Dragon Ball Xenoverse 2, il sequel del videogame di successo dedicato all’universo di Akira Toriyama, arriva per tutti i possessori di Xbox One, PlayStation 4 e Pc giusto in tempo per il periodo prenatalizio. Come tutti i sequel che si rispettino, anche Dragon Ball Xenoverse 2 segue la formula vincente del primo capitolo procedendo sul sentiero di un approccio alla narrazione diverso e in qualche modo originale rispetto alla storia raccontata già decine di volte in tutte le salse. Come già accennato, narrativamente parlando il titolo si colloca come un seguito del capitolo originale. Nonostante “Demigra” sia oramai solo un lontano ricordo, l'operato della Pattuglia Temporale è ben lungi dall'essersi concluso. La fragile linea temporale della storia è infatti nuovamente minacciata dall'intromissione di una forza malvagia, i cui scopi sono ancora una volta quelli di alterare il corso degli eventi, tentando così di sovvertire la pacifica realtà costruita dopo innumerevoli sacrifici e battaglie memorabili. Gli antagonisti non si limitano però a seminare il caos nella storia, ma si prodigano nel reclutamento attivo di celebri personalità malvagie, protagoniste di alcuni lungometraggi della serie, come il pirata spaziale Turles e il Super Namecciano Slug. Nei panni di un membro della Pattuglia Temporale alle prime armi i giocatori dovranno dare inizio a un lungo viaggio attraverso le varie serie del manga di Akira Toriyama, e saranno portati a rivivere in prima persona gli eventi più memorabili dell’intera saga in compagnia di Trunks e di un campione (anche importabile dal precedente capitolo) della pattuglia del tempo. Una volta lanciato il gioco per la prima volta, sarà necessario costruire il proprio alter ego virtuale attraverso l'editor. I parametri tra cui scegliere sono molto simili a quelli del primo Xenoverse, con cinque razze a disposizione che si differenziano per tipologie di abilità e statistiche: i Terrestri, i Saiyan con le loro numerose trasformazioni, i Nameccani, gli alieni della razza di Freezer e i paffuti Majin. Sono presenti però anche diverse personalizzazioni estetiche per dare maggiore carattere al proprio alter ego virtuale come per esempio l'acconciatura, il colore della pelle e dei vestiti, alcuni tratti somatici e una alcuni accessori. La progressione della storia è affidata al vecchio Kaioh che di volta in volta insieme al Kaiohshin del Tempo spedirà i giocatori in un'era differente ad affrontare uno o più nemici da sconfiggere. Le missioni principali sono tutte formate da più atti, ognuno dei quali coincide con importanti cambiamenti nello scenario dell'incontro. Tutte le scene sono accuratamente riprodotte e altamente evocative, proprio per riportare gli appassionati alle tavole dei manga o alle immagini dell'anime da cui la sequenza è ispirata. Nonostante ciò, partecipare all'azione nelle spoglie di un nuovo misterioso guerriero che viene dal futuro per aiutare i blasonati protagonisti rimane altamente intrigante, anche se alla fine molti eventi di sovrappongono con quanto già visto nel primo Xenoverse.



Sebbene la struttura di base del gioco sia la stessa, Dimps ha aumentato i contenuti e corretto numerosi problemi che affliggevano il precedente capitolo. Le missioni principali sono ovviamente il fulcro dell'esperienza, ma buttarcisi a capofitto risulterà poco proficuo visto che il livello di difficoltà si impenna rapidamente per via di scontri sempre più lunghi e avversari che quando si evolvono o raggiungono la loro forma definitiva risultano davvero insidiosi da buttar giù. Per sopperire a questa difficoltà bisognerà affrontare le molte quest facoltative e i compiti che faranno crescere le statistiche del proprio guerriero sul campo di battaglia, proprio in stile gioco di ruolo. Portando a termine le missioni, che si vinca o si perda, si guadagnano infatti esperienza e si aumenta di livello, ricevendo anche alcuni punti da spendere per migliorare le statistiche principali del proprio eroe. Queste si possono migliorare anche attraverso i costumi alcuni esclusivi per le classi mentre altri utilizzabili da qualunque personaggio. Fortunatamente non si dovrà più affrontare ripetutamente la stessa missione nella speranza di trovare utili ricompense come avveniva nel primo capitolo, ma al completamento di ogni incarico verrà messo in evidenza già in anticipo cosa andrà ad aggiungersi all’inventario tra nuovi costumi e abilità sbloccate. Diventa quindi naturale perdersi nelle decine di missioni secondarie che saranno affidate da una incredibile rosa di personaggi casuali e famosi sparsi per Conton City. Si parte dai singoli allenamenti con i maestri per affinare le tecniche di lotta, fino ad arrivare ad alcune vere e proprie quest secondarie che si sviluppano con maggiore consistenza. Quest'ultime non sono accessibili direttamente dalla città ma riguardano dei luoghi del passato nei quali si sono verificate forti anomalie temporali che bisognerà risolvere al più presto. Ci sono poi altre tipologie di missioni meno impegnative che strizzano l'occhio ai fan storici della serie, tra cui le consegne del latte organizzate da Crilin, la ricerca di cibo per l'insaziabile Majin Buu che vuole mettere su famiglia e i vari compiti di Mr. Satan per testare la tenacia di chi sta dinanzi lo schermo. Insomma, tanti piccoli espedienti e diversivi che arricchiscono enormemente i contenuti del titolo.

 



Per quello che concerne i combattimenti veri e propri, l’equilibrio degli scontri si basa principalmente sulle barre di aura e stamina, due indicatori che, come tutte le altre statistiche, possono essere migliorati aumentando di livello di partita in partita. L’aura è fondamentale per l’utilizzo di tecniche speciali, colpi di energia e mosse finali, mentre la stamina è usata per gli spostamenti veloci, le tipiche schivate “a teletrasporto” e i meccanismi di difesa. Occuparsi dei nemici tenendo sempre d’occhio questi due indicatori è fondamentale per non ritrovarsi a dover subire combo su combo, senza la possibilità di effettuare contrattacchi o mosse capaci di spezzare quelle avversarie. Nonostante il design tipico di Akira Toriyama possa sembrare semplice, è quasi impossibile trovare guerrieri identici fra quelli creati dai giocatori, soprattutto guardando all’incredibile numero di tecniche e colpi speciali messi a loro disposizione. Oltre alle “missioni parallele”, già viste nel prequel e giocabili anche online richiedendo l’aiuto degli amici, Xenoverse 2 arricchisce l’offerta con combattimenti “raid” contro nemici estremamente coriacei (che possono essere portati a termine in squadra), e scazzottate di gruppo contro terribili avversari ciclopici, come i temibili scimmioni in cui i Saiyan si trasformano nelle notti di luna piena. Sono poi presenti diversi compiti secondari, alcuni dei quali limitati dalla razza del protagonista: mentre i Saiyan possono dedicarsi a missioni speciali in compagnia di Vegeta, gli umani sono invitati a guadagnare sempre più soldi nei panni di improbabili guardie del corpo di Mr. Satan, e così via. Questi compiti vengono retribuiti non solo con una valuta investibile nei negozi di Conton City, ma anche con costumi e accessori in un sorta di reiterato invito a sbizzarrirsi con la personalizzazione del proprio personaggio. Insomma, nel caso non si fosse capito, Bandai Namco ha voluto spingere al massimo la componente online di Xenoverse 2 per far cooperare e lottare i giocatori di tutto il globo. Per incrementare questo lato nelle battaglie online sarà possibile selezionare sia il proprio personaggio, ma anche scegliere fra oltre 70 protagonisti del manga di Toriyama, davvero un gran bel numero che farà la gioia dei fan più accaniti. Tecnicamente parlando Xenoverse 2 si mantiene sulla stessa linea del predecessore: i modelli poligonali dei personaggi sono molto ben fatti e curati, ma l'ambientazione rimane piuttosto scarna, sebbene mitigata da un buon cel-shading. Nonostante ciò, sono indubbiamente apprezzabili le animazioni, e gli effetti particellari e di luce dei colpi speciali, senza contare i 60 fps onnipresenti, che in nessun frangente mostrano il minimo segno di cedimento. Tirando le somme, un titolo del genere rappresenta un vero e proprio regalo per chi ama l’opera del mitico Toriyama, di contro però, chi cerca un picchia duro classico potrebbe trovarsi spiazzato dalla natura del titolo. A nostro avviso comunque Dragonball Xenoverse 2 rappresenta un ottimo prodotto in grado di tenere incollati ore ed ore giocatori di ogni età. Provare per credere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 8
Gameplay: 8,5
Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

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Nobody Wants to Die, il videogame thriller in salsa cyberpunk

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Nobody Wants to Die, titolo sviluppato da Critical Hit Games disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, è un’avventura di stampo noir ambientata nella città di New York del 2329. Protagonista dell’avventura è il detective James Karra che si trova a dover indagare su una serie di misteriosi omicidi. Il poliziotto però non è solo, ma dovrà affrontare le indagini assieme alla giovane collega Sara Kai, suo braccio destro nonché personaggio fondamentale nel corso della storia. Fin dai primi passi mossi in questo thriller decisamente molto curato per quanto riguarda l’aspetto grafico, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera da detective story in stile Blade Runner, dove però il focus devia totalmente dalle dinamiche di combattimento che ci si aspetterebbe. Nel corso di tutta la durata di Nobody Wants to Die, infatti, non si incontrerà alcuna sequenza di combattimento. Un vero peccato perché a nostro avviso qualche sparatoria avrebbe sicuramente messo più pepe al tutto. Come si può intuire, quindi, i cardini della produzione sono racchiusi tutti in tre elementi: storia, personaggi e ambientazione. A livello narrativo l’avventura ha inizio con il detective James Karra che torna a lavorare in polizia dopo un recente incidente in seguito al quale sembra aver avuto delle conseguenze sulla sua salute psichica. Proprio nel suo giorno di riposo viene incaricato dal suo capo di indagare sul presunto suicidio di uno degli uomini più ricchi di New York, Edward Green. L’uomo si accorgerà ben presto però che il caso affidatogli non è quel che sembra e, in compagnia della sua collega, Sarah, si troverà invischiato in un intrigo politico estremamente pericoloso e complesso.

Fra livelli che si sviluppano in verticale man mano che aumenta il tenore di vita dei cittadini, auto volanti che affollano i cieli ed enormi insegne luminose a fendere l’oscura decadenza di una metropoli in cui piove sempre o quasi, l’ambientazione di Nobody Wants to Die si ispira in maniera palese a Blade Runner ed è ovviamente un peccato che la si possa solo ammirare da lontano. Sono presenti infatti sequenze in cui il protagonista si ritrova a contemplare il profilo della sua New York e il traffico che scorre fra i palazzi, magari mentre si affaccia dallo sportello aperto della sua stessa auto volante. Tuttavia, una volta messo in moto il veicolo, l’atto di viaggiare verso una qualsiasi destinazione viene rappresentato in maniera automatica, senza la possibilità di pilotare il mezzo. Di fatto i momenti in cui viene concesso di esplorare lo scenario sono pochi e limitati, a dimostrazione di come il contorno scenografico dell’avventura sia appunto questo: un semplice sfondo, pensato per arricchire e contestualizzare un gameplay che di fatto si limita all’analisi delle scene del crimine o ai puzzle che concludono un’indagine andando a sommare i vari elementi. A livello di giocabilità, una volta giunti sulla scena del crimine si può azionare un dispositivo in grado di “riavvolgere il tempo” e rivelare elementi da approfondire e visualizzare, ricorrendo anche ad apparecchi come la fotocamera, la lampada UV e il visore a raggi X per ricostruire di volta in volta ciò che è accaduto e chi ha fatto cosa. Questa parte dell’esperienza è piacevole e molto ben coreografata, ma come detto risulta parecchio guidata. L’interfaccia del gioco, infatti, dispensa suggerimenti in continuazione, al punto che la modalità di visualizzazione teoricamente deputata a fornire dei consigli si rivela inutile. Viene detto fino a dove far scorrere il tempo, che strumento utilizzare e quando, rendendo futile persino la ruota di selezione dei dispositivi; e così anche il gameplay stesso di Nobody Wants to Die si rivela semplicemente funzionale alla narrazione e nient’altro.

L’ambientazione oscura scelta dal team polacco è di certo la componente meglio riuscita dell’intera produzione perché, al netto delle sue evidentissime ispirazioni, riesce a far emergere una discreta personalità all’interno delle suggestioni cyberpunk grazie ad un retro-futurismo datato ma efficace: l’impatto scenografico prestato da Blade Runner è qui mescolato ad un’estetica anni Quaranta, generando una dose di malinconia mista a tristezza nell’osservare auto volanti e dal design antiquato sfrecciare tra le piogge acide di una notte perenne. La colonna sonora doom jazz accompagna le elucubrazioni di un protagonista costretto a vivere per sempre nonostante la mancanza di stimoli reali, tratteggiando i confini di un universo in cui l’immortalità non è un dono, ma una condanna a vivere con i propri rimorsi. L’Unreal Engine 5 è qui utilizzato per donare un elevato grado di dettaglio ad ambientazioni contenute e ben diverse tra di loro, con un preset “Qualità” che fa sfoggio di un ray tracing corposo e di un’illuminazione efficace, mentre quello “Prestazioni” – che mantiene stabilmente i 60 fps – smorza il colpo d’occhio facendo calare la definizione e riducendo i giochi di luce. Tirando le somme possiamo dire che questo Nobody Wants to Die è nel complesso un’avventura a base narrativa caratterizzata da un’affascinante ambientazione cyberpunk, che attinge a piene mani da alcune opere piuttosto celebri, come il già citato Blade Runner, per raccontare una storia interessante e coinvolgente, costruita interamente sui due protagonisti. È vero: il gameplay si limita all’analisi delle scene del crimine e gli sviluppatori non hanno osato sconfinare, infarcendo anzi le meccaniche investigative di suggerimenti contestuali che rendono l’esperienza parecchio guidata, ma non per questo meno piacevole. Se quello che si cerca è un titolo tranquillo, con un’ambientazione molto suggestiva e che sia privo di una componente action, allora Nobody Wants to Die è il titolo che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 8
Gameplay: 7
Longevità: 6,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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Threads in forte ascesa, superati i 200 milioni di utenti

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Threads, l’ultimo nato fra i social di Meta, ha superato il traguardo dei 200 milioni di utenti. Lo ha affermato con un post online Adam Mosseri, capo di Instagram, sulla cui rete Threads si basa. L’annuncio arriva un giorno dopo che Mark Zuckerberg aveva dichiarato durante una call sugli utili di Meta, che l’app stava per raggiungere i 200 milioni di utenti. In passato, il fondatore di Facebook ha più volte ipotizzato che Threads mira a diventare un social da un miliardo di iscritti. “La mia speranza è che Threads possa ispirare idee che uniscano le persone e che questa straordinaria comunità continui a crescere. Grazie a tutti per aver investito il vostro tempo e fornito feedback che rendono questo posto migliore per tutti” ha scritto Mosseri dal suo profilo su Threads. Come concorrente di X, l’app deve ancora risolvere alcune lacune che la differenziano ancora dal colosso guidato da Elon Musk. Come scrive Engadget, la stessa Meta è conscia del fatto che l’algoritmo che presenta i post in tempo reale di X sia molto più veloce di quello su Threads. “Non siamo ancora abbastanza veloci, e stiamo lavorando attivamente per migliorare” ha proseguito Mosseri. In ogni caso i numeri parlano chiaro, Threads in poco tempo sembra aver conquistato un elevato numero di utenti e sembra che il fenomeno sia destinato a crescere. Riuscirà a diventare la nuova punta di diamante di Meta? Lo scopriremo solo seguendo gli sviluppi e la crescita di questo giovanissimo social media.

F.P.L.

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Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

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Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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