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di Francesco Pellegrino Lise
La cara vecchia cassetta postale è prossima alla pensione. Infatti adesso è il momento del domicilio digitale, ossia l’indirizzo online attraverso il quale ognuno potrà essere raggiunto dalla Pubblica Amministrazione. A prevederlo è la bozza del decreto correttivo del Codice dell’amministrazione digitale, provvedimento della riforma Madia, ora all’esame in Cdm.
Quindi si anticipano i tempi, senza aspettare la piena funzionalità dell’Anagrafe unica della popolazione residente: chi vorrà potrà subito attivare il domicilio come posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito in linea con le regole Ue. L’Anagrafe unica delle popolazione, il megadata base che mette insieme le singole anagrafi comunali, infatti è ancora in via di sviluppo. Ecco che si è deciso intanto di dare il via libera al domicilio online, primo vero passo verso il così detto “cittadino digitale”.
L’indirizzo elettronico per dialogare con le pubbliche amministrazioni avrà valore per tutti i documenti e le notifiche, multe incluse. Esso non coinciderà esclusivamente con la Pec, ma con ogni canale di comunicazione via web che rispetti le regole europee in materia di sicurezza. I domicili digitali saranno raccolti in un indice, realizzato presso l’Agenzia per l’Italia digitale. Si tratterà di un portale online ad hoc quindi. Il sistema sarà disponibile in più fasi, si prevede infatti di realizzare l’infrastruttura entro l’anno per entrare a regime nel 2019.
Il domicilio digitale rappresenterebbe un risparmio per le casse pubbliche, posto che le spese postali, il cui ammontare è per le sole Pubbliche amministrazioni locali non inferiore a 250 milioni annui. Naturalmente per far sì che ciò avvenga ci sono dei costi per sostenere l’infrastruttura tecnologica alla base del nuovo domicilio digitale. Quanto alle attività di manutenzione ed erogazione del servizio si prevede, stando a quanto diffuso da una relazione tecnica del governo, è prevista per il 2018 e il 2019 una spesa di circa 200.000 euro.
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