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DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC): COS'E', QUANDO SI PRESENTA E COME RISOLVERLO

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Tempo di lettura 3 minuti Può presentarsi sia nell'infanzia che nell'età adulta, il picco di incidenza lo raggiunge nella fascia d'età tra i 15 e i 25 anni

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Il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo d'ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.
Può presentarsi sia nell'infanzia che nell'età adulta, il picco di incidenza lo raggiunge nella fascia d'età tra i 15 e i 25 anni, l'età di esordio è più precoce nei maschi che nelle femmine. È un disturbo che tende naturalmente verso la cronicizzazione anche se può alternare momenti di miglioramento a fasi invece di peggioramento tali da compromettere il funzionamento in diverse aree della vita.

 

A cura di Dott.ssa Catia Annarilli Psicologa – Psicoterapeuta

La persona che presenta un DOC non può non agire e pensare in modo sintomatico anche se tenta di opporvisi e resistere e nonostante il tentativo di opporsi a tutto ciò, lo sforzo non riesce e comunque ciò non lo aiuta a stare meglio.
Il sintomo caratteristico del disturbo sono le ossessioni e le compulsioni che occupano gran parte dei pensieri e delle azioni della giornata e interferiscono in maniera sostanziale con le attività quotidiane (lavoro, studio, vita sociale …) e ne compromettono la qualità.
L'attività ossessiva è caratterizzata da ripetitività, frequenza e persistenza.

Le ossessioni sono delle idee, dei pensieri o delle immagini che insorgono improvvisamente nella mente e vengono percepite come intrusive e fastidiose e talvolta prive di senso come la paura irrazionale di contagio quando si sale su un autobus e si toccano sedili o altro, o il controllare e ricontrollare che tutte le luci siano spente altrimenti qualcosa di brutto potrebbe accadere. Le ossessioni più frequenti sono appunto pensieri ripetitivi di contaminazione (ad es quando si stringe la mano a qualcuno) o dubbi ripetitivi (chiedersi se si è chiuso il gas), necessità di disporre le cose in un certo modo. Questo tipo di pensieri sono ricorrenti e si possono presentare più volte durante il giorno o persistere per più tempo durate la giornata senza lasciare altro spazio ad altri pensieri lasciando esausta la persona a fine giornata.

I pensieri ossessivi sono fonte di ansia perchè spesso riguardano la paura di contagio, il timore di essere sposti ad un pericolo o di rendersi in qualche modo colpevoli cagionando sofferenza ad altri;
le compulsioni o i rituali sono manifestazioni comportamentali in risposta alle ossessioni e ne rappresentano un tentativo di soluzione, solitamente sono seguite da una senso di sollievo – temporaneo – al disagio delle ossessioni. Sono comportamenti ripetitivi – lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (pregare, contare, ripetere mentalmente) il cui obiettivo è quello di ridurre l'ansia o il disagio. Le persone con ossessioni da contaminazione possono ridurre il proprio disagio mentale lavandosi le mani finché la pelle non diventa ruvida; le persone preoccupate di aver lasciato la porta aperta possono essere spinti a controllare la porta a intervalli di pochi minuti. Per loro natura le compulsioni sono eccessive e non connesse in modo realistico a ciò che sono designate a neutralizzare.

Le persone con Disturbo Ossessivo-Compulsivo in qualche momento hanno riconosciuto che le ossessioni e le compulsioni sono eccessive o irragionevoli e espressioni comuni in questo senso potrebbero essere: “Non capisco perché mi comporto in questo modo”, “Forse sto diventando matto!”

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo può essere:
• da controllo: controlli ripetuti correlati al dubbio di aver dimenticato qualcosa (gas acceso o luce);
• da contaminazione: paura esagerata che si possa essere contagiati da germi o altre sostanze, in questo caso si attuano rituali tesi a neutralizzare la contaminazione come lavaggio ripetuto delle amni, dei vestiti …;
• da accumulo: impulso ad accumulare e conservare oggetti – di qualunque tipo – con l'idea che un giorno potrebbero servire; lo spazio riservato alla collezione potrebbe progressivamente occupare gran parte dello spazio in casa compromettendo la qualità della vita;
• da ordine e simmetria: intolleranza all'asimmetria, gli oggetti devono essere perfettamente allineati e simmetrici nella disposizione;
• da superstizione eccessiva: l'esisto degli eventi è legato al compimento di specifici gesti o rituali. Per evitare un determinato effetto negativo si deve mettere in atto il rituale specifico (fare una preghiera per tre volte e ripetere una combinazione di numeri);

Il disturbo Ossessivo Compulsivo ha solitamente conseguenze importanti nella vita di chi ne è affetto: può essere compromesso il corso di studi, la vita effettiva o l'attività lavorativa.

Per quanto riguarda i fattori scatenanti e determinanti del disturbo sembrano essere importanti situazioni relazionali in cui vi è un esagerato senso di responsabilità o un investimento eccessivo su vissuti di colpa; rigidità morale e educazione rigida con punizioni e privazioni possono contribuire alla creazione di un quadro psicopatologico di questo tipo.

Il Disturbo Ossessivo compulsivo è compatibile con un trattamento psicoterapeutico, la Psicoterapia sistemica relazionale focalizzerà l'intervento sulle dinamiche relazionali in cui il soggetto sintomatico è inserito cercando di comprendere in che modo possono aver contribuito all'insorgenza e al mantenimento del disturbo.

Dott.ssa Catia Annarilli
Psicologa – Psicoterapeuta
Cell. 347.130714

catia.annarilli@gmail.com


www.centropsicologiacastelliromani.it
Piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale

Bibliografia
DSM-IV-TR Masson edizione 2002.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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